Codice Civile art. 473 - Eredità devolute a persone giuridiche o ad associazioni, fondazioni ed enti non riconosciuti (1).Eredità devolute a persone giuridiche o ad associazioni, fondazioni ed enti non riconosciuti (1). [I] L'accettazione delle eredità devolute alle persone giuridiche o ad associazioni, fondazioni ed enti non riconosciuti non può farsi che col beneficio d'inventario. [II]. Il presente articolo non si applica alle società. (1) Articolo così sostituito dall'art. 1 2 l. 22 giugno 2000, n. 192. Il testo precedente recitava: «Eredità devolute a persone giuridiche. [I]. L'accettazione delle eredità devolute alle persone giuridiche non può farsi che col beneficio d'inventario, osservate le disposizioni della legge circa l'autorizzazione governativa. [II]. Questo articolo non si applica alle società». InquadramentoL'accettazione delle eredità devolute alle persone giuridiche (e, oggi, anche ad associazioni, fondazioni ed enti non riconosciuti), alla stregua della previsione dettata dalla disposizione in commento (non applicabile, chiarisce Cass. n. 464/1994, alle disposizioni a titolo particolare), non può farsi che col beneficio d'inventario. Quanto al comma 2, si è detto che la differenza di trattamento tra enti morali e società dipenderebbe, tuttora, da una particolare connotazione strutturale che vale a differenziare i primi rispetto alle seconde, dal momento che solo per i primi sussiste la necessità che il patrimonio sia adeguato allo scopo (D'Auria, 747). Da più parti, tuttavia, dopo la riforma che ha investito la materia degli acquisti degli enti non lucrativi, si è sottolineata l'opportunità dell'abrogazione dell'intero art. 473, quale norma ormai inattuale. La permanenza dell'art. 473, in altri termini, non sarebbe coerente con le innovazioni introdotte dagli interventi legislativi indicati; la norma sarebbe stata allora mantenuta «senza alcuna riflessione» e, invece, essa «così come è attualmente, merita... di essere soppressa» (Padovini, 737). Dal punto di vista applicativo, con riguardo all'accettazione dell'eredità da parte di persone giuridiche, che non siano società, di associazioni, fondazioni ed enti non riconosciuti, possono svolgersi considerazioni in parte analoghe a quelle già riassunte in tema di accettazione da parte di incapaci. In giurisprudenza si afferma che anche nelle ipotesi considerate un'accettazione pura e semplice ovvero un'accettazione tacita non produrrebbe alcun effetto ed anzi sarebbe affetta da nullità (Cass. n. 10338/1998). Nessun effetto, nei confronti di tali soggetti, potrebbe determinarsi, inoltre, per il protrarsi del possesso dei beni ereditari secondo il congegno previsto dall'art. 485. Si discute, poi, dell'applicazione nei confronti delle persone giuridiche e degli enti non personificati della regola stabilita dall'art. 489 che, nei confronti dei minori, esclude la decadenza. Alcuni osservano che la disposizione non si applicherebbe (Ferri, in Comm. S. B., 260). Da altri si sostiene, al contrario, che, trattandosi di persona giuridica, non sarebbe ipotizzabile l'operare, a carico della persona giuridica stessa, di fattispecie di decadenza (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 249). Nel senso dell'inapplicabilità della decadenza dal beneficio alle persone giuridiche ed enti non personificati pare orientata anche la giurisprudenza. Viene anzi affermato che, mancando una valida accettazione beneficiata, non può determinarsi l'acquisto dell'eredità puramente e semplicemente — cosa che in definitiva si verificherebbe se si ammettesse la decadenza dal beneficio degli enti morali —, ma si produce viceversa la perdita del diritto di accettare l'eredità, per essere gli enti di cui al primo libro del codice civile incapaci di acquistare l'eredità senza limitazione di responsabilità (Cass. n. 19598/2004, ma v. un senso diverso Trib. Bergamo 2 novembre 1999, ed ora Cass. n. 14442/2019). In dottrina si è osservato che la S.C., nella pronuncia del 2004, non si è curata di motivare perché, in difformità dai principi generali in tema di persone giuridiche private, non debbano essere gli organi della medesima a farsi carico delle valutazioni relative al perseguimento dello scopo dell'ente, assumendosene le relative responsabilità (De Nova, 3). L'obbligo di accettare l'eredità con beneficio d'inventario, poi, non si estende, secondo un meditato arresto giurisprudenziale, alle fondazioni costituite per testamento con contestuale nomina dell'ente in qualità di erede universale, in quanto il patrimonio della fondazione, destinato a formarsi solo con la disposizione testamentaria, ovvero in modo inscindibile e contestuale rispetto all'istituzione dell'ente, non può confondersi con quello del de cuius (Cass. n. 24813/2008). Neppure sussiste l'obbligo dell'accettazione beneficiata per quegli enti costituenti soggetto di diritto internazionale, quale il Sovrano Militare Ordine di Malta (Cass. n. 944/1997). Quanto all'autorizzazione governativa prevista dall'art. 17, ormai abrogato, è opportuno sottolineare che essa continua a trovare applicazione quoad tempus alle vicende esauritesi in epoca antecedente all'intervenuta abrogazione (Cass. 4779/2007). BibliografiaAndrioli, Fallimento (dir. priv. e dir. proc. civ.), in Enc. Dir, XVI, Milano, 1967, 405; Busani, L'accettazione ereditaria del fallito, in Fall. 1992, 1176; Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; D'Auria, Sull'atipicità dell'atto di fondazione istituita per testamento, in Riv. dir. civ. 2009, 737; De Nova, Novelle e diritto successorio: l'accettazione di eredità beneficiata degli enti non lucrativi, in Riv. not. 2009, 1; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Montanari, Fallimento e vicende successorie per causa di morte relative all'imprenditore assoggettato alla procedura, in Fam. pers. e succ. 2008, 833; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, I, L'amministrazione durante il periodo antecedente all'accettazione dell'eredità, Milano, 1968; Onofri, Riflessi di diritto successorio dell'amministrazione di sostegno, in Riv. not. 2005, 880; Padovini, Per l'abrogazione dell'art. 473 del codice civile: una proposta, in Riv. not. 2009, 737; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c., diretto da De Martino, Roma, 1981; Ricci, Lezioni sul fallimento, II, Milano, 1998. |