Codice Civile art. 479 - Trasmissione del diritto di accettazione.Trasmissione del diritto di accettazione. [I]. Se il chiamato all'eredità muore senza averla accettata, il diritto di accettarla si trasmette agli eredi. [II]. Se questi non sono d'accordo per accettare o rinunziare, colui che accetta l'eredità acquista tutti i diritti e soggiace a tutti i pesi ereditari, mentre vi rimane estraneo chi ha rinunziato. [III]. La rinunzia all'eredità propria del trasmittente include rinunzia alla eredità che al medesimo è devoluta. InquadramentoIl fenomeno della trasmissione del diritto di accettazione, disciplinato dalla disposizione in commento, è definito come «trasmissione della delazione» (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 146) e cioè come trasmissione del diritto soggettivo potestativo, il cui carattere patrimoniale è rinvenibile nel potere che il soggetto stesso ha di succedere nell'universum ius del de cuius, inteso come insieme inscindibile di attività e passività. Con l'art. 479 il legislatore ammette dunque la trasmissione di tale diritto solo per causa di morte e solo a titolo universale, escludendone quindi la disposizione tramite legato, non potendosi ammettere, per tale via, che il legatario divenga erede. Il fenomeno descritto nei termini che precedono non trova applicazione nei riguardi delle persone giuridiche a seguito di loro estinzione: è stato infatti stabilito in giurisprudenza che nel caso di estinzione di una persona giuridica, con devoluzione dei beni ad altro ente, non ricorre successione a titolo universale, bensì a titolo particolare, e non può quindi ritenersi trasmesso il diritto di accettare l'eredità già devoluta all'ente estinto (Trib. Napoli 24 marzo 1980). La trasmissione della delazione presuppone che vi sia un chiamato all'eredità che muoia prima di avere acquistato l'eredità e senza avere perduto il diritto di accettarla (in giurisprudenza v. Cass. n. 735/1961). La doppia delazioneIn particolare, in base al comma 1, la morte del chiamato prima dell'accettazione dà luogo, oltre che alla delazione dell'eredità di quest'ultimo, anche la trasmissione della delazione precedente, sicché si determinano simultaneamente, in favore del secondo chiamato, due distinte delazioni, con l'ulteriore conseguenza che il successivo chiamato, ove intenda subentrare quale erede in entrambe le posizioni, deve porre in essere una duplice accettazione, concernente l'una e l'altra delazione (Cass. n. 19303/2017, ove si chiarisce, dunque, che l'acquisto della qualità di erede del trasmittente non implica automaticamente anche l'acquisto dell'eredità alla quale quest'ultimo era chiamato). Sebbene, in altri termini, il diritto del trasmissario di accettare l'eredità dell'originario de cuius sia un diritto derivato dal trasmittente, il diritto di accettazione in favore del trasmissario ha ad oggetto due eredità distinte: quella dell'originario de cuius e quella del trasmittente. Non può allora dubitarsi che l'accettazione dell'eredità del trasmittente costituisca presupposto necessario dell'accettazione dell'eredità del primo de cuius, poiché la trasmissione della delazione in tanto si verifica, in quanto detta accettazione abbia avuto luogo. Ne discende, in breve, che il successivo chiamato può scegliere di accettare entrambe le eredità ovvero la sola eredità del trasmittente (si immagini il caso che l'eredità del primo de cuius si riveli damnosa), ma non quella soltanto del primo de cuius. Anzi, se, il trasmissario accetta direttamente l'eredità dell'originario de cuius, questa comporta la contemporanea accettazione tacita dell'eredità del trasmittente (Cicu, in Tr. C. M., 125). La trasmissione della delazione è conseguenza automatica, quale effetto legale, della morte del chiamato ed è quindi indipendente da ogni volontà o attività sia del trasmittente che del trasmissario (Ferri, in Comm. S.B., 298). In giurisprudenza si osserva che quest'ultimo viene a trovarsi, rispetto alla chiamata, nella stessa posizione del trasmittente (Cass. n. 1628/1985; Cass. n. 7075/1999). L'identità di contenuto del diritto in capo a trasmittente e trasmissario comporta dunque che al beneficiario spetti non solo il diritto di accettare l'eredità, ma, nonostante la lettera della rubrica e della norma, l'intera posizione giuridica, comprendente anche i poteri degli artt. 460 e 486 (Ferri, in Comm. S. B., 297). Resta altresì immutato il termine di prescrizione e quello di decadenza ex art. 481 per accettare l'eredità del primo defunto (Cicu, in Tr. C. M., 170). Invariato anche il termine previsto dall'art. 485 per il trasmissario nel possesso di beni ereditari, così come per il non possessore per gli adempimenti dell'art. 487, u.c. (Ferri, in Comm. S.B., 301). L'identità della posizione del trasmittente e del trasmissario è riscontrabile anche in caso di indegnità a succedere del trasmittente (Trib. Macerata 26 marzo 2003). Nel caso in cui vi sia una pluralità di coeredi trasmissari, il comma 2, stabilisce che coloro che accettano acquistano tutti i diritti e assumono tutti i pesi dell'eredità, mentre vi restano estranei i rinuncianti: le quote dei rinuncianti vanno dunque agli accettanti e non giovano agli eventuali chiamati in subordine del primo de cuius. La trasmissione della delazione non ha luogo qualora il primo chiamato optato per la rinuncia all'eredità, come si desume dal comma 3: disposizione giudicata da alcuni superflua, essendo il precetto da essa posto implicitamente dettato dal comma 1. Trasmissione e rappresentazioneLa trasmissione del diritto di accettare l'eredità va tenuta distinta dall'istituto della rappresentazione. Presupposto della trasmissione è la morte del chiamato successivamente all'apertura della successione e prima dell'accettazione; nella rappresentazione la morte del primo chiamato avviene invece prima dell'apertura della successione. Nella trasmissione si attua in favore del secondo chiamato la medesima delazione determinata dalla morte dell'originario de cuius, sicché il secondo chiamato impiega la vocazione del trasmittente; viceversa, nel caso di rappresentazione, la vocazione del rappresentante è diretta, mentre soltanto la delazione è indiretta. Detto in altri termini, il rappresentante non succede al rappresentato, ma iure proprio direttamente al de cuius, e deve essere capace e degno nei confronti di quest'ultimo, al quale può succedere anche se abbia rinunciato all'eredità del rappresentato. Nella trasmissione, invece, il secondo chiamato, trasmissario, succede al defunto trasmittente, già titolare del diritto di accettare l'eredità, sicché esso trasmissario deve essere capace e degno nei confronti del trasmittente e, come si è visto, non può rinunziare all'eredità di quest'ultimo, accettando soltanto quella dell'originario de cuius. La distinzione è netta anche sotto il profilo soggettivo, giacché mentre trasmissario può essere qualsiasi erede legittimo o testamentario del trasmittente, i rappresentanti sono solo quelli indicati dall'art. 468. La trasmissione allora prevale sulla rappresentazione. Non manca, però, una diversa opinione secondo cui la trasmissione del diritto di accettare l'eredità sarebbe preclusa dalla rappresentazione (Bianca, 574). Trasmissione e sostituzioneIl verificarsi della trasmissione esclude parimenti, inoltre, i presupposti della sostituzione, perché esclude il venire meno della delazione, che, invece, passa inalterata ad altri soggetti. Con riguardo ai rapporti tra trasmissione e sostituzione è stato escluso, in particolare, che la regola enunciata possa essere modificata dal testatore al fine di far prevalere la sostituzione sulla trasmissione (Cicu, in Tr. C.M., 126). Secondo altri la volontà espressa del testatore, che è alla base della sostituzione, dovrebbe prevalere sulla sua volontà presunta, che è invece alla base della trasmissione. Il testatore — è stato sul tema sostenuto — potrebbe cioè esprimere la volontà di far prevalere la sostituzione sulla trasmissione: ciò comporterebbe una delazione a favore dell'istituito, sottoposta alla condizione risolutiva che egli accetti personalmente l'eredità, accompagnata da una sostituzione ordinaria che si estende anche al caso di avveramento della condizione risolutiva (Talamanca, 248). Trasmissione e accrescimentoQuanto al rapporto della trasmissione con l'accrescimento, occorre considerare che, quando un chiamato muore dopo l'apertura della successione ma prima di aver accettato o rinunciato, non si ha una vacanza della quota, giacché nel diritto di accettare l'eredità dell'originario de cuius subentra automaticamente il trasmissario. Questa trasmissione dello ius delationis, prevista dalla legge, ancora una volta impedisce l'operatività dell'accrescimento, che è esclusa per la pendenza del termine spettante al trasmittente e, quindi, al trasmissario per l'esercizio del diritto di accettazione. BibliografiaAndrioli, Fallimento (dir. priv. e dir. proc. civ.), in Enc. Dir, XVI, Milano, 1967, 405; Busani, L'accettazione ereditaria del fallito, in Fall. 1992, 1176; Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; D'Auria, Sull'atipicità dell'atto di fondazione istituita per testamento, in Riv. dir. civ. 2009, 737; De Nova, Novelle e diritto successorio: l'accettazione di eredità beneficiata degli enti non lucrativi, in Riv. not. 2009, 1; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Montanari, Fallimento e vicende successorie per causa di morte relative all'imprenditore assoggettato alla procedura, in Fam. pers. e succ. 2008, 833; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, I, L'amministrazione durante il periodo antecedente all'accettazione dell'eredità, Milano, 1968; Onofri, Riflessi di diritto successorio dell'amministrazione di sostegno, in Riv. not. 2005, 880; Padovini, Per l'abrogazione dell'art. 473 del codice civile: una proposta, in Riv. not. 2009, 737; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c., diretto da De Martino, Roma, 1981; Ricci, Lezioni sul fallimento, II, Milano, 1998. |