Codice Civile art. 670 - Legato di prestazioni periodiche.Legato di prestazioni periodiche. [I]. Se è stata legata una somma di danaro o una quantità di altre cose fungibili, da prestarsi a termini periodici, il primo termine decorre dalla morte del testatore, e il legatario acquista il diritto a tutta la prestazione dovuta per il termine in corso, ancorché fosse in vita soltanto al principio di esso. Il legato però non può esigersi se non dopo scaduto il termine. [II]. Si può tuttavia esigere all'inizio del termine il legato a titolo di alimenti [660]. InquadramentoTenuto conto dell'ampia sua formulazione, la disposizione in commento ricomprende qualsiasi prestazione periodica, ivi compreso il legato di alimenti (art. 660), nonché il legato di rendita vitalizia (art. 1872, comma 2). Ed anzi il legato di rendita vitalizia è la figura più frequente fra quelle di legato di prestazioni periodiche. Difatti, sensi dell'art. 1872 (al cui commento si rinvia), la rendita vitalizia può essere costituita anche per testamento. Il legato di prestazioni periodiche ha ad oggetto somme di denaro o altre cose fungibili che devono essere prestate a termini periodici determinati dal testatore, per un periodo di tempo limitato o per l'intera vita del legatario. La pluralità delle prestazioni costituisce soltanto modalità di pagamento, sicché l'oggetto del legato è unico (Masi, in Comm. S. B., 1979, 147, secondo cui l'opinione è comprovata dalla soggezione alla prescrizione quinquennale, e non a quella ordinaria, delle annualità o delle prestazioni da pagare periodicamente in termini più brevi che ne sono oggetto). Ne discende che nel contratto di rendita vitalizia, l'inerzia decennale del creditore nel pretendere la prestazione produce l'estinzione per prescrizione del diritto ad ottenerla, ai sensi dell'art. 2946, unicamente laddove essa concerna il diritto unitariamente inteso alla rendita stessa, mentre, allorché il diritto di cui sia omesso l'esercizio riguardi il pagamento di uno o più ratei scaduti, trova applicazione il termine breve di cinque anni, previsto dall'art. 2948, comma 1, n. 1 (Cass. n. 1338/2012). Il legato in discorso ha natura obbligatoria, e dà luogo ad un'obbligazione testamentaria di durata e ad esecuzione periodica. La norma nel disciplina i modi di adempimento con riguardo al momento di decorrenza del legato, al momento di acquisto dello stesso e al momento da cui le singole prestazioni divengono esigibili. Il primo termine decorre, in ogni caso, dalla morte del testatore, e i pagamenti devono essere effettuati alla scadenza di ogni periodo. Le singole prestazioni di cui consiste il legato, pur se acquistate dal legatario all'inizio di ogni periodo, non possono esigersi se non dopo la scadenza del termine (regola valevole sia per il primo termine sia per i termini successivi), vale a dire posticipatamente. È fatta salva diversa disposizione del testatore (Masi, in Comm. S. B., 1979, 146). L'onerato risponde del ritardo anche se questo sia anteriore alla sua accettazione dell'eredità. I creditori ereditari e i legatari hanno infatti diritto all'adempimento a prescindere dall'avvenuta accettazione dell'eredità. Alla regola dell'esigibilità alla scadenza di ciascun termine fa eccezione, per espressa disposizione del comma 3 della disposizione, il legato a titolo di alimenti. In tal caso, la prestazione è esigibile sin dall'inizio del termine di decorrenza. Qualora oggetto del legato di prestazione periodica sia una somma di denaro, sorge il problema di stabilire se al variare del valore della moneta debba anche variare il quantum della prestazione. È in proposito opinione diffusa che il debito non si sottragga al principio nominalistico. Si tratta cioè di debito di valuta e non debito di valore, perché è determinato fin dal momento della sua costituzione in una somma di danaro di specificato ammontare (Giordano Mondello, 719). Si ritiene, peraltro, consentito al testatore di fissare i criteri di rivalutazione attraverso le cd. clausole di garanzia monetaria: oro, merci, numeri-indici e soprattutto, attualmente, la cd. clausola Istat che fa riferimento ai numeri indici del costo della vita, quali risultano dalle pubblicazioni ufficiali dell'istituto centrale di statistica. La giurisprudenza dello stesso avviso, secondo cui il legatario di una periodica prestazione di denaro, in virtù del principio nominalistico, ha diritto soltanto alla somma di danaro legatagli, anche se il valore è diminuito ed se il proposito del legatario rimanga praticamente in parte frustrate (Cass. n. 2181/1959). La disposizione testamentaria che preveda la corresponsione di una rendita ad un soggetto determinato ha natura di legato e non di onere, o modus, poiché il legato è un'autonoma e diretta attribuzione patrimoniale a favore del legatario, il quale è un avente causa del de cuius, mentre il secondo integra una liberalità indiretta a vantaggio di soggetti solo genericamente indicati, che si consegue attraverso un'obbligazione imposta all'onerato, sicché il beneficiario della liberalità è un avente causa da quest'ultimo e non dal testatore (Cass. n. 10803/2015). Il testamento, con il quale il datore di lavoro imponga all'erede di conservare nelle sue mansioni il lavoratore dipendente fino a quando le capacita fisiche glielo consentano, e preveda inoltre l'attribuzione al lavoratore stesso, dal momento in cui non fosse più in grado di svolgere la propria attività lavorativa e vita natural durante, dello stesso trattamento economico già percepito, contiene due distinte disposizioni: una liberalità indiretta (destinata a realizzarsi secondo lo schema del modus, e ad integrarsi nella disciplina contrattuale del rapporto di lavoro in guisa di una clausola di stabilita relativa, e quindi senza alterazione del nesso di corrispettività tra stipendio e prestazione d'opera), ed un legato di rendita vitalizia, con efficacia differita fino al determinarsi di una condizione di incapacità lavorativa del dipendente. All'inadempimento della clausola modale, da parte dell'erede, il quale abbia licenziato ad nutum il dipendente, consegue l'obbligo di risarcire integralmente il danno, corrispondendo (oltre, naturalmente, alle normali indennità di fine rapporto) tutte le rimunerazioni alle quali il prestatore d'opera avrebbe avuto diritto, per tutto il tempo per cui il rapporto avrebbe dovuto durare, detratto quanto egli abbia guadagnato, ovvero avrebbe potuto guadagnare formandosi con l'impiego della normale diligenza, un altra occupazione ma non consegue l'obbligo di anticipare al momento del licenziamento la corresponsione della rendita vitalizia, che si risolverebbe in una ingiustificata locupletazione del danneggiato (Cass. n. 3754/1969). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941. |