Codice Civile art. 787 - Errore sul motivo della donazione.

Giusi Ianni

Errore sul motivo della donazione.

[I]. La donazione può essere impugnata per errore sul motivo, sia esso di fatto o di diritto, quando il motivo risulta dall'atto ed è il solo che ha determinato il donante a compiere la liberalità [624 2].

Inquadramento

A differenza di quanto accade per tutti gli altri contratti e conformemente a quanto previsto per il testamento (art. 624), l'errore sul motivo, di fatto o di diritto, è causa di impugnazione della donazione, purché risulti dall'atto e sia il solo che abbia determinato il donante a porre in essere la liberalità. La ratio viene individuata nella particolare rilevanza che il motivo assume in questo specifico contratto, che alcun effetto favorevole produce in favore del donante, il quale si determina a disporre in favore del donatario solo per spirito di liberalità.

L'errore sul motivo

Il motivo legittima l'impugnazione del contratto di donazione quando risulti dall'atto e sia il solo che abbia determinato il donante a disporre la liberalità.

Quanto al primo presupposto, secondo la dottrina non occorre che il motivo della donazione sia formalmente esplicitato nel contratto di donazione, essendo sufficiente che esso si ricavi dall'interpretazione complessiva dell'atto (Azzariti, 849).

La rilevanza, invece, deve essere valutata con riguardo alla sfera volitiva del donante e in termini di esclusività, nel senso che il motivo “viziato” deve essere stato l'unico che ha spinto il donante a porre in essere la donazione.

Con riferimento all'analoga disposizione di cui all'art. 624 per la materia testamentaria, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che per potersi parlare di motivo erroneo, tale da rendere inefficace la disposizione, è necessaria la certezza, desumibile dallo stesso atto, che la volontà del disponente sia stata dominata dalla rappresentazione di un fatto non vero, in modo da doversene dedurre che, se il fatto fosse stato percepito o conosciuto nella sua verità obiettiva, quella disposizione non sarebbe stata dettata o redatta (Cass. n. 24637/2010).

Benché, poi, la norma parli genericamente di “impugnabilità” della donazione per errore sul motivo, la conseguenza del vizio deve considerarsi l'annullabilità del contratto, secondo le regole generali di cui agli artt. 1441 e ss., per quanto riguarda la legittimazione (che compete solo al donante, a tutela del quale l'art. 787), la prescrizione dell'azione (che deve essere esercitata nel termine di cinque anni dal giorno in cui l'errore è stato scoperto), la possibilità di convalida da parte del medesimo donante (art. 1444), gli effetti nei confronti dei terzi (art. 1445).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss.

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