Codice Civile art. 1044 - Bonifica.Bonifica. [I]. Ferme le disposizioni delle leggi sulla bonifica e sul vincolo forestale, il proprietario che intende prosciugare o bonificare le sue terre con fognature, con colmate o altri mezzi ha diritto, premesso il pagamento dell'indennità e col minor danno possibile, di condurre per fogne o per fossi le acque di scolo attraverso i fondi che separano le sue terre da un corso d'acqua o da qualunque altro colatoio. [II]. Se il prosciugamento risulta in contrasto con gli interessi di coloro che utilizzano le acque provenienti dal fondo paludoso, e se gli opposti interessi non si possono conciliare con opportune opere che importino una spesa proporzionata allo scopo, l'autorità giudiziaria dà le disposizioni per assicurare l'interesse prevalente, avuto in ogni caso riguardo alle esigenze generali della produzione. Se si fa luogo al prosciugamento, può essere assegnata una congrua indennità a coloro che al prosciugamento si sono opposti. InquadramentoLa norma in commento — che, a quanto consta, non ha trovato applicazione pratica — stabilisce che, ferme le disposizioni delle leggi sulla bonifica e sul vincolo forestale, il proprietario che intende prosciugare o bonificare le sue terre con fognature, con colmate o altri mezzi, ha diritto, premesso il pagamento dell'indennità e con il minor danno possibile, di condurre per fogne o per fossi le acque di scolo attraverso i fondi che separano le sue terre da un corso d'acqua o da qualunque altro colatoio. La servitù coattiva di bonifica rientra nella categoria delle servitù coattive, ma si differenzia dalle altre ipotesi tipiche poiché viene costituita per l'utilità di un fondo e, quindi, risponde allo schema peculiare delle servitù prediali. I presupposti necessari a che si realizzi una servitù coattiva di bonifica sono l'esistenza di un fondo da prosciugare o bonificare con fognature, colmate o altri mezzi, esclusi laghi e stagni; corso d'acqua o altro colatoio, raggiungibile per mezzo del passaggio richiesto; valutazione discrezionale ed autorizzazione al prosciugamento dell'autorità giudiziaria (Burdese, Servitù coattive, in Nss. D.I., XVII, Torino, 1957, 102). Si tratta di bonifica privata che un singolo soggetto effettua per liberare il proprio fondo da ristagni di acque, ma deve trattarsi sempre di zone acquitrinose e paludose suscettibili di essere risanate per essere utilizzate per l'agricoltura, industria o ragioni igieniche. La norma non si applica se non sussiste il requisito della necessità assoluta o relativa, ossia se il colatoio comunica con la zona di bonifica oppure se l'acqua vi può essere condotta, senza eccessivo disagio o dispendio, attraverso campi propri di chi attua la bonifica o per mezzo di canali che si ha diritto di tenere in fonti altrui. L'utilitas deve essere effettiva e attuale tale da giustificare l'imposizione di un onere non richiesto da chi deve subirla (Branca, in Comm. S.B. 1979, 126). Al comma 2, si prevede, altresì, che, qualora il suddetto prosciugamento risulti in contrasto con gli interessi di coloro che utilizzano le acque provenienti dal fondo paludoso, e se gli opposti interessi non si possono conciliare con opportune opere che importino una spesa proporzionata allo scopo, l'autorità giudiziaria dà le disposizioni per assicurare l'interesse prevalente, avuto in ogni caso riguardo alle esigenze generali della produzione. Infine, se si fa luogo al prosciugamento, può essere assegnata una congrua indennità a coloro che al prosciugamento si sono opposti (l'espressione usata dal legislatore “fondo paludoso” ha valore paradigmatico, potendovi rientrare anche laghi e stagni, così come previsto dall'art. 857). La norma riconosce, quindi, un ampio potere discrezionale al giudice, che valuterà se concretamente possibile, a mezzo di opere apposite, risanare il terreno senza togliere l'acqua ai terzi che la utilizzano; se la realizzazione di tali opere implichi un sacrificio proporzionato allo scopo. Viene riaffermato, nella norma, il principio della funzione sociale del dominio (Branca, in Comm. S.B. 1979, 128). Il giudice valuta gli opposti interessi, cerca di conciliarli con la realizzazione di opere i cui oneri attribuisce alla parte beneficiaria, e ove prevale l'interesse del prosciugamento, stabilisce l'assegnazione di una congrua indennità a coloro che si sono opposti (Grosso — Deiana, 1636). Lo stesso giudice stabilisce anche l'indennità che il proprietario del fondo servente ha diritto di percepire. I criteri da utilizzare sono gli stessi previsti dall'art. 1037 e, anche in questa ipotesi, l'indennità deve essere corrisposta prima di dar inizio alle opere. Al prosciugamento, può opporsi chi utilizzi l'acqua proveniente dal fondo paludoso ed anche i soggetti di cui agli artt. 909 e 910. Inoltre, utilizzano le acque: 1) i titolari di una servitù di prendere o attingere acqua dal fondo paludoso; 2) gli affittuari dell'acqua; 3) i proprietari dei terreni inferiori ai quali l'acqua perviene dopo essersi impaludata nel fondo malsano; 4) i titolari di una servitù di somministrazione coattiva d'acqua ex art. 1050 (Branca, in Comm. S.B. 1979, 29). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |