Codice Civile art. 1055 - Cessazione dell'interclusione.Cessazione dell'interclusione. [I]. Se il passaggio cessa di essere necessario, può essere soppresso in qualunque tempo a istanza del proprietario del fondo dominante o del fondo servente. Quest'ultimo deve restituire il compenso ricevuto; ma l'autorità giudiziaria può disporre una riduzione della somma, avuto riguardo alla durata della servitù e al danno sofferto. Se l'indennità fu convenuta in annualità, la prestazione cessa dall'anno successivo. InquadramentoA chiusura della sezione II, dedicata alla servitù di passaggio coattivo, la norma in commento stabilisce che, qualora il passaggio cessi di essere necessario, può essere soppresso in qualunque tempo ad istanza del proprietario del fondo dominante o del fondo servente, aggiungendo che quest'ultimo deve restituire il compenso ricevuto, ma l'autorità giudiziaria può disporre una riduzione della somma, avuto riguardo alla durata della servitù e al danno sofferto (se l'indennità fu convenuta in annualità, la prestazione cessa dall'anno successivo). Pertanto, la causa estintiva della servitù di passaggio, prevista dall'art. 1055, è costituita dal venir meno di una determinata situazione di fatto che, a suo tempo, ebbe, ai sensi dell'art. 1051, ad imporre la costituzione di una servitù di passaggio coattivo, situazione che, come si desume dalla norma (art. 1051), è caratterizzata dal fatto che un determinato fondo, per lo stato dei luoghi, non abbia alcuna possibilità di uscita sulla via pubblica se non attraverso il fondo o i fondi del vicino che lo circondano (interclusione assoluta) oppure non possa procurarsela senza eccessivo dispendio o disagio (interclusione relativa). Ambito di operatività della causa estintivaLa giurisprudenza ha debitamente circoscritto l'àmbito di operatività della causa estintiva della servitù di passaggio coattiva contemplata nella norma de qua. Si è, quindi, statuito (Cass. II, n. 2922/2014) che la servitù coattiva di passaggio si estingue per cessazione dell'interclusione, ai sensi dell'art. 1055, qualora al fondo dominante, già intercluso, sia aggregato in unico lotto, facente capo ad unica proprietà, un altro fondo, con accesso alla pubblica via, in quanto, a norma dell'art. 1051, intercluso è il fondo circondato da fondi altrui e privo di uscita sulla via pubblica. La servitù di passaggio costituita in sede di formazione dei lotti e di conseguente vendita all'asta per parti divise dell'immobile unitariamente acquisito all'attivo fallimentare è di natura volontaria e non già coattiva, sicché la cessazione dell'interclusione del fondo non comporta la soppressione della servitù (Cass. II, n. 10371/2005). La causa estintiva della servitù di passaggio, prevista dall'art. 1055 per il caso di cessazione dell'interclusione del fondo dominante, opera con riguardo ad ogni servitù che si ricolleghi ai presupposti del passaggio coattivo, secondo il disposto dell'art. 1051, anche se sia stata convenzionalmente costituita (Cass. II, n. 12037/2010; Cass. II, n. 3086/1994) La servitù di passaggio costituita per usucapione ha natura di servitù volontaria ed è perciò irrilevante lo stato di interclusione del fondo, dovendosi prescindere dai requisiti per la costituzione ed il mantenimento della servitù di passaggio coattivo, desumibili dagli artt. 1051, 1052, 1055, che regolano detto istituto (Cass. II, n. 10470/2001; Cass. II, n. 10317/1996; Cass. II, n. 4036/1994). La soppressione della servitù comporta la restituzione dell'indennità nel caso questa sia già stata pagata; viceversa, il giudice può imporre che sia resa solo in parte, in considerazione della durata della servitù e del danno sofferto dal fondo servente. Se, poi, ne fu convenuto il pagamento anno per anno, viene meno l'obbligo di pagare solo dall'anno successivo a quello in cui la soppressione avviene. L'indennità va restituita all'attuale proprietario del fondo dominante, anche se sia stata pagata dal precedente proprietario, e dovrà essere restituita dall'attuale proprietario del fondo servente, anche se sia stata pagata ad un precedente proprietario (Grosso — Deiana, 1795). In ogni caso, il diritto all'indennità spetta al proprietario del fondo dominante solo nel caso in cui egli avesse corrisposto uno specifico e determinato compenso per il peso imposto sul fondo altrui. BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |