Codice Civile art. 1070 - Abbandono del fondo servente.

Alberto Celeste

Abbandono del fondo servente.

[I]. Il proprietario del fondo servente, quando è tenuto in forza del titolo o della legge alle spese necessarie per l'uso o per la conservazione della servitù [1030], può sempre liberarsene, rinunziando alla proprietà del fondo servente a favore del proprietario del fondo dominante [1350 5, 2643 5].

[II]. Nel caso in cui l'esercizio della servitù sia limitato a una parte del fondo, la rinunzia può limitarsi alla parte stessa.

Inquadramento

La norma in commento stabilisce che il proprietario del fondo servente, quando è tenuto, in forza del titolo o della legge, alle spese necessarie per l'uso o per la conservazione della servitù, può sempre liberarsene, rinunciando alla proprietà del fondo servente a favore del proprietario del fondo dominante. Si aggiunge che, qualora l'esercizio della servitù sia limitato ad una parte del fondo, la suddetta rinuncia può limitarsi alla parte stessa; comunque, l'abbandono liberatorio è configurabile anche quando, pur dovendosi ritenere gravato l'intero fondo, il luogo di esercizio della servitù risulta posseduto da più di dieci anni o fissato dal giudice ex art. 1065. Ad ogni buon conto, l'abbandono liberatorio del fondo servente, previsto dall'art. 1070 e con il quale il suo proprietario può sempre liberarsi dall'onere inerente alle spese necessarie per l'uso e la conservazione della servitù, è atto unilaterale che, non potendo essere ricondotto nello schema del contratto, non esige, per la operatività dei suoi effetti liberatori, l'accettazione del proprietario del fondo dominante.

Concordi sul rinvenire l'atto di abbandono quale momento in cui si estingue la proprietà sul fondo servente, incerta resta tra gli interpreti la dinamica attraverso cui la proprietà si trasferirebbe al titolare della servitù. Segnatamente, risulta controverso se l'abbandono comporti l'acquisto automatico della proprietà in favore di quest'ultimo, rilevandosi in senso contrario che tale conseguenza non solo contrasterebbe con il fondamentale principio contrattuale del consenso traslativo, ma si finirebbe per commettere un'iniquità a scapito del titolare della servitù, il quale potrebbe non avere interesse ad acquistare la proprietà di un fondo gravato, ad esempio, di altri diritti reali. Né si potrebbe sostenere, d'altra parte, che l'abbandono avrebbe natura di proposta di alienazione nei confronti del titolare della servitù, giacché in caso di mancata accettazione verrebbero vanificate le finalità perseguite dalla norma di immediata liberazione del proprietario del fondo servente (Grosso — Deiana, 266), e sia pure in ogni caso dalle spese (Biondi, 478). Si è, così, sostenuto che l'abbandono liberatorio non determina di per sé un fatto estintivo della servitù, avendo carattere “bivalente”, valendo cioè come rinuncia irrevocabile e nello stesso tempo come proposta rivolta al vicino, in base alla stessa lettera della disposizione (“rinunziando... a favore...”). La rinuncia, benché irrevocabile, resterebbe priva di efficacia sino ad accettazione avvenuta da parte del titolare della servitù, senza soluzione di continuità tra abbandono e nuovo acquisto in cui il fondo diventi res nullius e, come tale, acquisito ex art. 827 dallo Stato (Branca, in Comm. S.B. 1979, 400). Resterebbe l'anomalia di una proposta operante subordinatamente alla sua accettazione e di due atti indipendenti che, a posteriori, danno vita ad un contratto in deroga al principio generale della conclusione all'esito dello scambio tra proposta ed accettazione. Si ritiene, pertanto, preferibile che, a seguito dell'abbandono, nasca a favore del proprietario del fondo dominante il diritto potestativo di appropriarsi del fondo servente per effetto di un atto unilaterale (Messineo, Le servitù, Milano, 1949, 170).

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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