Codice Civile art. 1356 - Pendenza della condizione.Pendenza della condizione. [I]. In pendenza della condizione sospensiva l'acquirente di un diritto può compiere atti conservativi [670 ss. c.p.c.]. [II]. L'acquirente di un diritto sotto condizione risolutiva può, in pendenza di questa, esercitarlo, ma l'altro contraente può compiere atti conservativi. InquadramentoLa condizione è pendente dal momento della stipulazione fino all'avveramento o al mancato avveramento dell'evento dedotto in condizione (Maiorca, 308). Qualora per vicende successive l'evento dedotto in condizione e già realizzato venga meno, occorre distinguere l'ipotesi in cui l'evento consiste in un atto giuridico dall'ipotesi in cui consiste in un fatto: le vicende che rimuovono l'atto giuridico, come revoche, annullamenti, concessioni, incidono anche sull'avveramento della condizione; ove si tratti di un fatto, le vicende successive devono considerarsi irrilevanti (Bianca, 512). Nella fase di pendenza la legge tutela il titolare dell'aspettativa, e segnatamente l'acquirente sotto condizione sospensiva e l'alienante sotto condizione risolutiva, legittimandolo al compimento di atti conservativi. L'evento può ritenersi realizzato quando vi sia corrispondenza tra l'evento reale e l'evento previsto, sulla scorta della valutazione concreta delle relative circostanze (Cass. n. 9388/1991). Il termine di avveramentoOve non sia stabilito un termine entro cui l'evento dedotto in condizione debba avverarsi, né esso sia desumibile dall'interpretazione del contratto, la dottrina ritiene che, in ragione del decorso di un lasso di tempo piuttosto lungo senza esito, la condizione possa considerarsi non avverata, tenuto conto anche degli interessi che hanno indotto le parti a prevedere la condizione (Bianca, 513; Rescigno, 762; Barbero, 1097). È nell'essenza della condizione, intesa quale avvenimento futuro ed incerto, che con il trascorrere del tempo l'evento condizionante si realizzi ovvero divenga irrealizzabile, si trasformi cioè in un fatto attuale e certo, perché soltanto così la condizione si realizza, positivamente o negativamente. Ma se al contratto condizionato non è apposto alcun termine entro il quale la condizione debba necessariamente verificarsi o mancare, non è escluso che le parti possano rimanere obbligate a tempo indeterminato, fino a quando la condizione non si sia avverata o non ne sia divenuto irrealizzabile l'avveramento. È compito del giudice del merito accertare, attraverso l'interpretazione del contratto e la valutazione del concreto regolamento degli opposti interessi adottato dai contraenti, se un siffatto termine sia stato stabilito (Cass. n. 1183/1974). Tuttavia la S.C. non è su posizioni conformi in ordine ai rimedi esperibili qualora un termine non sia ravvisabile: secondo un primo orientamento, nonostante il decorso di un tempo piuttosto lungo, l'evento dedotto in condizione può avere ancora luogo e quindi deve prolungarsi sine die la situazione di attesa, fino a quando non sia oggettivamente certo che l'evento non potrà più realizzarsi (Cass. n. 2464/1985; Cass. n. 1591/1969); secondo un'ulteriore prospettiva in questa evenienza può intervenire il giudice per fissare un termine ai sensi dell'art. 1183 (Cass. n. 733/1951); in forza di una terza opinione, qualora le parti abbiano sospensivamente condizionato il contratto al verificarsi di un evento, senza indicare il termine entro il quale questo possa utilmente avverarsi, può essere ottenuta la dichiarazione giudiziale di inefficacia del contratto stesso per il mancato avveramento della condizione, senza che ricorra l'esigenza della previa fissazione di un termine da parte del giudice, ai sensi dell'art. 1183, quando lo stesso giudice ritenga essere trascorso un lasso di tempo congruo entro il quale l'avvenimento previsto dalle parti si sarebbe dovuto verificare (Cass. n. 11195/1994; Cass. n. 5314/1984; Cass. n. 1713/1974); sicché lo stato di pendenza non deve estendersi fino al momento in cui sia accertata l'assoluta impossibilità, oggettiva o soggettiva, dell'avveramento, dovendo per converso la valutazione di tale impossibilità avvenire in termini concreti, con riferimento alla relativa prevedibilità nel contesto storico, sociale ed ambientale del momento (Cass. n. 8493/1998). La domanda diretta a far dichiarare l'inefficacia di un contratto sottoposto a condizione non verificatasi è imprescrittibile (Cass. n. 4507/1981). La situazione di aspettativaLa situazione giuridica soggettiva che si determina in pendenza della condizione, ossia che nasce dal contratto condizionato a favore del soggetto che ha interesse all'avverarsi o al non avverarsi dell'evento futuro e incerto, è qualificabile come aspettativa. Infatti nella fase di pendenza della condizione, connotata da una situazione di incertezza, si crea un rapporto giuridico caratterizzato da effetti giuridici preliminari o prodromici e da situazioni di interesse tutelate dall'ordinamento in funzione del futuro avverarsi dell'evento nonché della produzione ovvero della definitiva consolidazione degli effetti essenziali del negozio (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 767). Chi ha acquistato un diritto sotto condizione sospensiva e chi lo ha alienato sotto condizione risolutiva non è titolare dei relativi diritti prima dell'avverarsi della condizione, ma può diventarlo: a tali situazioni giuridiche soggettive di vantaggio e inattive si dà appunto il nome tecnico di aspettative. L'aspettativa si sviluppa su due fronti: l'interesse a che il bene che forma oggetto del diritto e che si spera di acquistare non sia distrutto e mantenga le qualità, l'utilità e il suo valore; l'interesse di scongiurare ogni tentativo della controparte di impedire che l'evento dedotto in condizione si avveri (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 767). Secondo altro autore l'aspettativa è qualcosa di più di un mero potere di fatto, anche se non è un pieno diritto soggettivo (Bianca, 523). Ancora l'aspettativa è ricondotta ad una posizione di attesa, a cui l'ordinamento attribuisce rilevanza giuridica, favorendone la conservazione e l'attitudine a trasformarsi in diritto soggettivo (Santoro Passarelli, 75; Pelosi, 465). Altro autore qualifica detta situazione come diritto di aspettativa, ritenendolo trasmissibile in via generale a titolo successorio (Falzea, 5). Un'ulteriore opinione rileva che l'aspettativa è solo una formula descrittiva degli effetti preliminari raffigurati sotto la prospettiva del soggetto che attende il verificarsi degli effetti definitivi (Scognamiglio, Aspettativa di diritto, in Enc. dir., Milano, 1958, 226). Il contenuto dell'aspettativa nel contratto condizionato è altresì individuato dagli artt. 1357 e 1358. Gli atti conservativiLa norma legittima l'acquirente sotto condizione sospensiva e l'alienante sotto condizione risolutiva a compiere atti conservativi. Tuttavia non è specificato in quali casi tali atti possono essere compiuti. Gli atti conservativi sono praticabili nei confronti degli atti di esercizio del diritto a cura del suo titolare, come si desume dall'art. 1356, comma 2, in tema di condizione risolutiva (Maiorca, 312). Deve poi ricorrere il pericolo che faccia fondatamente temere alla parte di non conseguire o di non recuperare il proprio diritto (Maiorca, 312). Gli atti conservativi comprendono le misure di conservazione materiale e giuridica dell'oggetto della prestazione e quelle dirette ad impedire che sopravvenga l'impossibilità di compierla. Più in generale le misure cautelari sono consentite per assicurare che l'impegno negoziale condizionato possa essere mantenuto, sicché possono essere funzionali anche alla conservazione della garanzia patrimoniale generica ove si verifichi un inadempimento imputabile (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 242). Sono considerati atti conservativi il sequestro giudiziario, il sequestro conservativo (Tatarano, 101), la cauzione, l'apposizione di sigilli, l'iscrizione di ipoteca sui beni del debitore; ed ancora si annoverano tra gli atti con funzione conservativa l'azione surrogatoria, l'azione revocatoria, le azioni nunciatorie di denuncia di nuova opera o di danno temuto, le azioni possessorie quando il proprietario interinale rimanga inerte, il diritto di separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede, il diritto di intervenire nelle espropriazioni immobiliari ma non in quelle mobiliari (Carresi, 609), l'ammissione alla procedura fallimentare (Bianca, 525) e al concordato fallimentare o preventivo (Maiorca, 313), la proposizione di opposizione di terzo nell'esecuzione (Natoli, Della condizione, in Comm. D'A.F., 1989, 443). Sono ammesse anche le richieste di misure cautelari atipiche ai sensi dell'art. 700 c.p.c. (Maiorca, 312). Sono espressamente qualificate come azioni con finalità conservativa l'azione revocatoria (Cass. n. 1220/1986) e l'azione surrogatoria (Cass. n. 72/1972). Nella fase di pendenza ricorre l'interesse ad agire per l'accertamento del diritto, ancorché questo risulti sottoposto a condizione sospensiva e quest'ultima non si sia ancora avverata (Cass. n. 1936/2000). L'art. 1356, consentendo all'acquirente sotto condizione sospensiva soltanto il compimento di atti conservativi, non esclude che le parti, nell'ambito della loro autonomia contrattuale, possano concordare al riguardo iniziative e comportamenti — come l'anticipata consegna del bene acquistato — che vadano oltre la funzione meramente conservativa (Cass. n. 2095/1978). La legittimazione al compimento degli atti conservativi Il potere di compiere atti conservativi spetta all'acquirente di un diritto sotto condizione sospensiva ovvero all'alienante di un diritto sotto condizione risolutiva o ancora al terzo acquirente o cessionario sotto condizione sospensiva. Gli atti conservativi possono essere compiuti anche verso il terzo acquirente o cessionario, il cui diritto sia sottoposto a condizione risolutiva (Maiorca, 313). Ove, pur trattandosi di condizione sospensiva, vi sia la consegna della cosa, ovvero trattandosi di acquisto sotto condizione risolutiva sia rinviata la consegna della cosa, titolari del potere di compiere gli atti conservativi saranno rispettivamente l'alienante sotto condizione sospensiva e l'acquirente sotto condizione risolutiva (Maiorca, 313). BibliografiaBarbero, Condizione, in Nss. D.I., Torino, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Falzea, voce Condizione (diritto civile), in Enc. giur., Roma, 1988; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Maiorca, voce Condizione, in Dig. civ.,- 1988;Messineo, Il contratto in genere, Milano, 1968; Osti, voce Contratto, in Nss. D.I., Torino, 1959; Pelosi, La proprietà risolubile nella teoria del negozio condizionato, Milano, 1975; Rescigno, voce Condizione, in Enc. dir., Milano, 1961; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Tatarano, «Incertezza», autonomia privata e modello condizionale, Napoli, 1976. |