Codice Civile art. 1389 - Capacità del rappresentante e del rappresentato.Capacità del rappresentante e del rappresentato. [I]. Quando la rappresentanza è conferita dall'interessato, per la validità del contratto concluso dal rappresentante basta che questi abbia la capacità di intendere e di volere [428, 1425 2], avuto riguardo alla natura e al contenuto del contratto stesso, sempre che sia legalmente capace il rappresentato [1425 1]. [II]. In ogni caso, per la validità del contratto concluso dal rappresentante è necessario che il contratto non sia vietato al rappresentato [1261, 1471]. InquadramentoCarattere peculiare della rappresentanza è la pertinenza esclusiva dell'atto al rappresentato, che dà impulso al potere rappresentativo ed è il destinatario finale degli effetti del contratto concluso dal rappresentante (Santoro Passarelli, 286; Mosco, 265). Pertanto la capacità del rappresentato si pone come condizione legale di efficacia del rapporto di rappresentanza, con la conseguenza che la sopravvenuta incapacità è causa di estinzione del potere rappresentativo (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 563). A tal fine la disposizione richiede al rappresentante la mera capacità naturale. Qualora il rappresentante sia incapace di intendere e di volere al momento della conclusione del contratto, il negozio è annullabile ai sensi dell'art. 428, purché sia integrato il requisito del grave pregiudizio che deve essere riferito al rappresentato (Bianca, 92; Santoro Passarelli, 286). È inoltre necessario che il contratto sia stato concluso dal rappresentante in forza di procura validamente conferita dal rappresentato legalmente capace e che sussista la condizione di mala fede dell'altro contraente circa le condizioni psichiche in cui versava il rappresentante (D'Amico, 6). La capacità naturale del rappresentante deve essere accertata in rapporto alla natura e al contenuto dello specifico negozio concluso (Cian, Antigiuridicità e colpevolezza, Padova, 1966, 338). Sicché è possibile che la capacità naturale sussista in relazione ad alcuni negozi ma non per altri, benché compiuti dal medesimo soggetto e nel medesimo momento. Questa scelta legislativa costituisce espressione del principio di autoresponsabilità del rappresentato, nel senso che quest'ultimo deve essere in grado di scegliere la persona in grado di gestire i suoi affari e risponde della scelta compiuta (Natoli, 1987, 479). Di contro la capacità legale è richiesta al rappresentato, nella cui sfera giuridica si producono gli effetti del contratto concluso dal rappresentante (D'Amico, 6). L'inesistenza del rappresentato determina in via di principio la nullità del contratto, salve le ipotesi in cui si tratti di ente in via di formazione o di riconoscimento, casi nei quali si ritiene che l'atto sia inefficace e possa essere successivamente ratificato, rimanendo dubbio per altro verso se chi agisce rimanga in ogni caso obbligato in proprio nei confronti dei terzi secondo quanto disposto dall'art. 2331 con riferimento alle società di capitali (Bianca, 92). Il contratto stipulato dal rappresentante, in forza di procura a vendere che sia stata annullata per incapacità d'intendere e di volere del rappresentato, deve ritenersi concluso da rappresentante senza potere, rimanendo estraneo alla disposizione di cui all'art. 1389, la quale disciplina la diversa ipotesi del contratto stipulato dal rappresentante in forza di procura validamente conferitagli dal rappresentato (Cass. n. 3787/2012). Ove la procura sia stata validamente conferita, l'incapacità naturale che assume rilievo al momento della conclusione del contratto per la validità di quest'ultimo è quella del rappresentante e non del rappresentato (Cass. n. 275/1984). I contratti vietatiI contratti vietati sono quelli che urtano contro limiti di carattere soggettivo dell'autonomia privata, come quelli contemplati dall'art. 1471. A questo fine occorre fare riferimento alle capacità speciali e agli impedimenti soggettivi che interessano la sfera del rappresentato (Bianca, 92; De Nova, in Tr. Res. 1988, 404; Santoro Passarelli, 286). L'applicabilità della norma nell'ipotesi di rappresentanza legaleLa norma non trova applicazione alla rappresentanza legale, nella quale soltanto il rappresentante è legittimato all'esercizio dell'attività negoziale (De Nova, in Tr. Res. 1988, 414; contra Santoro Passarelli, 288). Del resto espressamente la norma si riferisce alla sola rappresentanza conferita dall'interessato (Bianca, 92). Trova invece applicazione alla rappresentanza legale l'art. 1389,comma 2. Secondo un arresto giurisprudenziale la norma trova applicazione anche per la responsabilità processuale, con la conseguenza che è validamente costituito il rapporto processuale nei confronti di un mandatario generale minore di età (Cass. n. 4473/1956). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Procura (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1987; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; D'Amico, voce Rappresentanza, in Enc. giur., Roma, 1991; D'Avanzo, voce Rappresentanza, in Nss. D.I., Torino, 1967; Mosco, La rappresentanza volontaria nel diritto privato, Napoli, 1961; Natoli, La rappresentanza, Milano, 1977; Natoli, voce Rappresentanza, in Enc. dir., Milano, 1987; Pugliatti, Studi sulla rappresentanza, Milano, 1965; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Trabucchi, La rappresentanza, in Riv. dir. civ., Padova, 1978. |