Codice Civile art. 1415 - Effetti della simulazione rispetto ai terzi.

Cesare Trapuzzano

Effetti della simulazione rispetto ai terzi.

[I]. La simulazione non può essere opposta né dalle parti contraenti, né dagli aventi causa o dai creditori del simulato alienante, ai terzi che in buona fede [1147 3] hanno acquistato diritti dal titolare apparente, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di simulazione [2652 n. 4].

[II]. I terzi possono far valere la simulazione in confronto delle parti, quando essa pregiudica i loro diritti [164 1].

Inquadramento

La norma individua determinate categorie di soggetti terzi, cui riconosce tutela ove siano integrati i presupposti stabiliti, attribuendo prevalenza, in forza degli interessi in gioco, a volte al principio dell'apparenza talaltra al principio di realtà, salvo in ogni caso il regime di opponibilità degli atti soggetti a trascrizione ovvero per i quali opera la regola possesso vale titolo (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 738). La disposizione è ispirata alla ratio secondo cui i soggetti che creano una situazione apparente non possono far valere a danno dei terzi di buona fede la situazione reale mentre i terzi che sono pregiudicati dalla situazione apparente possono far valere verso le parti la situazione reale (Bianca, 666; Sacco, in Tr. Vas., 1982, 194; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 465). L'individuazione dei terzi aventi causa influisce anche sul regime delle limitazioni probatorie di cui all'art. 1417.

La S.C. evidenzia che il comma 1 dell'art. 1415, nel sancire l'impossibilità per le parti contraenti, e per gli aventi causa o creditori del simulato alienante, di opporre la simulazione ai terzi, si riferisce, a differenza del comma 2, non ai terzi in qualche modo pregiudicati dalla simulazione stessa, ma solo a quelli che, in buona fede, abbiano acquistato diritti dal titolare apparente (salvi gli effetti della trascrizione della domanda di simulazione); il che, implicando la presenza di un titolare apparente e di uno effettivo al momento dell'acquisto da parte del terzo, limita il campo di applicabilità della norma alle ipotesi di simulazione assoluta e di interposizione fittizia di persona, ad esclusione di ogni altro tipo di simulazione relativa non comportante apparenza del diritto in capo ad un soggetto diverso dal titolare (Cass. n. 7470/1997).

Gli aventi causa del titolare apparente

Le parti, gli aventi causa e i creditori del simulato alienante non possono opporre la simulazione a coloro che in buona fede hanno acquistato diritti dal simulato acquirente, salvo in ogni caso il regime di opponibilità degli atti in forza di trascrizione o della regola possesso vale tolo; a contrario tali soggetti possono opporre la simulazione a coloro che in mala fede hanno acquistato diritti dal simulato acquirente. Per l'effetto il contratto simulato è efficace verso i terzi che in buona fede hanno fatto affidamento sulla situazione apparente (Galgano, in Tr. C. M., 1988, 318; Nuti, 105). Si considerano aventi causa del simulato acquirente tutti coloro che hanno conseguito un effetto giuridico favorevole che ha come base del contratto simulato (Bianca, 667; Sacco, in Tr. Vas., 1982, 201). In particolare sono terzi i successori a titolo particolare mortis causa, i successori per atto inter vivos, i cessionari del contratto e i cessionari dell'azienda in ordine ai contratti stipulati per l'esercizio di questa (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 404). Non è sufficiente che presupposto il contratto simulato i terzi abbiano avuto un potere se poi un tale potere non sia stato esercitato (Bianca, 667). Tali terzi sono tutelati, oltre che nei confronti delle parti, anche nei confronti di qualsiasi altro titolare di diritti configgenti, senza che rilevi il titolo oneroso o gratuito dell'acquisto in loro favore (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 404).

Tra gli aventi causa vi sono anche i titolari di una situazione giuridica connessa o dipendente o che in qualche modo può essere stata influenzata dall'accordo simulatorio, nel senso che essa venga meno o diminuisca nella sua consistenza e divenga difficilmente attuabile in concreto in conseguenza del permanere dell'accordo simulatorio, o del discoprimento della simulazione con la conseguente manifestazione esteriore dell'effettiva realtà giuridica esistente tra le parti dell'accordo simulatorio (Cass. n. 338/2001; Cass. n. 5143/1987). Sono considerati aventi causa a titolo oneroso o gratuito anche coloro che sono diventati parti del contratto simulato per successione tra vivi, come nel caso di cessionari del contratto, acquirenti della cosa locata (Cass. n. 721/1999; Cass. n. 6230/1979). Si esclude che possano essere considerati terzi acquirenti di diritti dal titolare apparente il retraente nel riscatto agrario (Cass. n. 21822/2010; Cass. n. 5680/2001; Cass. n. 768/1985) o nel caso di retratto successorio (Cass. n. 13669/1992; Cass. n. 5181/1992).

Gli eredi legittimari

Sono terzi rispetto alla simulazione gli eredi legittimari del simulato alienante che agiscano in riduzione per ottenere la reintegrazione della loro quota ereditaria (Sacco, in Tr. Vas., 1982, 205; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 466).

Il successore a titolo universale mortis causa subentra nella posizione giuridica del de cuius ed è pertanto equiparato, anche con riferimento alle limitazioni della prova per testi e per presunzioni, alla parte contraente sia ove agisca in giudizio per lo scioglimento della comunione, previa collazione delle donazioni effettuate in vita dal de cuius, sia che faccia riferimento alla dispensa dalla collazione (Cass. n. 536/2018); per converso l'erede legittimario agisce per la tutela di un proprio diritto e deve considerarsi terzo rispetto alle parti contraenti, quando contestualmente all'azione di simulazione proponga — sulla premessa che l'atto simulato comporti una diminuzione della sua quota di riserva — una domanda di riduzione (o di nullità o di inefficacia) della donazione dissimulata, diretta a far dichiarare che il bene fa parte dell'asse ereditario e che la quota spettantegli va calcolata tenendo conto del bene stesso, e non pure quando proponga in via principale ed autonoma solo la domanda di simulazione, la quale sia quindi semplicemente preordinata a consentire la proposizione della domanda di riduzione in un futuro giudizio (Cass. n. 12317/2019; Cass. n. 19912/2014; Cass. n. 8215/2013; Cass. n. 24134/2009; Cass. n. 12496/2007; Cass. n. 6632/2006; Cass. n. 20868/2004contra Cass. n. 15510/2018, secondo cui il legittimario assume la qualità di terzo anche quando proponga la sola domanda di simulazione sulla premessa dell'avvenuta lesione della quota di legittima, assurgendo anche in tal caso la lesione a causa petendi della domanda).

Il curatore del fallimento

La giurisprudenza è divisa in ordine all'equiparazione del curatore del fallimento alla figura del terzo, rappresentante della massa dei creditori, ovvero di mero rappresentante del fallito, quando questi agisca per richiedere la simulazione dell'atto posto in essere dal fallito al momento in cui era in bonis: secondo un primo indirizzo questi agisce come mero rappresentante del fallito e dunque non è terzo (Cass. n. 7263/2013; Cass. n. 12965/2012; Cass. n. 9297/2012); secondo altro orientamento il curatore fallimentare che con riguardo ad atti di alienazione del fallito eserciti l'azione di simulazione al fine della ricostituzione delle preesistenti garanzie patrimoniali e del (migliore) soddisfacimento dei crediti ammessi cumula, con la rappresentanza del fallito, ex art. 43 l. fall. (per la nuova disciplina v. l’art. 143 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”), anche la legittimazione che la legge attribuisce ai creditori del simulato alienante, con la conseguenza che egli agisce come terzo (Cass. n. 23318/2012; Cass. n. 14481/2005; Cass. n. 508/2003; Cass. n. 3102/2002; Cass. n. 3824/1991; Cass. n. 4377/1979).

La buona fede degli aventi causa

La tutela riservata agli aventi causa del titolare apparente presuppone che essi siano stati in buona fede al momento dell'acquisto. Si fa riferimento alla buona fede soggettiva, intesa come ignoranza di ledere l'altrui diritto e incolpevole affidamento riposto nella situazione apparente (Casella, 597; Bianca, 667). Si applica il principio di presunzione della buona fede ai sensi dell'art. 1147, comma 3 (Sacco, in Tr. Vas., 1982, 202; Bianca, 668; Casella, 597). In senso contrario altri autori sostengono che la prova della buona fede incomberebbe sull'avente causa dal titolare apparente, posto che è esclusa l'applicabilità della presunzione di buona fede oltre la materia del possesso (Messineo, 502; Distaso, 374). Tuttavia anche secondo tale ultima tesi la buona fede dell'avente causa dal titolare apparente può essere desunta, per presunzione de facto, dalla prova del titolo apparente vantato dal soggetto che ha alienato il bene in favore di tale avente causa; per converso il dominus non è onerato da una prova rigorosa della mala fede di tale avente causa, ma è sufficiente che ponga in evidenza possibili profili indicativi della consapevolezza della simulazione e del pregiudizio arrecato al titolare reale (Mengoni, Gli acquisti a non domino, Milano, 1975, 247). È sufficiente che la buona fede sussista prima e al momento dell'acquisto derivativo dei diritti mentre mala fides superveniens non nocet (Casella, 597). Il dubbio esclude la buona fede solo ove si tratti di dubbio grave (Distaso, 374).

La S.C. conferma che con riferimento agli effetti della simulazione occorre fare riferimento alla buona fede in senso soggettivo di cui all'art. 1147 (Cass. n. 3102/2002). Inoltre si ritiene operante la presunzione iuris tantum di buona fede, essendo onere della controparte dimostrare, anche per presunzioni, la mala fede (Cass. n. 4814/1979; Cass. n. 2077/1969; Cass. n. 1753/1963). Al fine di integrare il requisito della mala fede necessario per opporre la simulazione al terzo che abbia acquistato dal titolare apparente, non è sufficiente la mera scienza della simulazione, richiedendosi che il terzo abbia proceduto all'acquisto per effetto della simulazione, nel senso che, accordandosi con il titolare apparente, abbia inteso favorire il simulato alienante per consolidare rispetto agli altri terzi lo scopo pratico perseguito con la simulazione, ovvero abbia voluto personalmente profittare della simulazione stessa in danno del simulato alienante (Cass. n. 16080/2016; Cass. n. 3113/1997; Cass. n. 13260/1991; Cass. n. 8882/1990; Cass. n. 2004/1986).

Gli effetti della trascrizione

Qualora la simulazione riguardi beni immobili o mobili iscritti in pubblici registri, la trascrizione della domanda di simulazione implica l'opponibilità ai terzi aventi causa del simulato acquirente che abbiano acquistato diritti dal titolare apparente in forza di atto trascritto successivamente alla trascrizione della domanda, quand'anche la stipulazione dell'atto risalga a data antecedente, sempre che la domanda giudiziale sia accolta, ai sensi del combinato disposto degli artt. 1415, comma 1, e 2652, n. 4. La priorità della trascrizione della domanda giudiziale non determina la validità ed efficacia dell'accordo simulato, ma incide esclusivamente sull'opponibilità della simulazione ad opera delle parti, degli aventi causa e dei creditori del simulato alienante nei confronti degli aventi causa del simulato acquirente (Casella, 596). La regola della priorità della trascrizione vale pertanto a risolvere i conflitti tra le diverse categorie di terzi aventi causa o creditori delle parti dell'atto simulato che ha per oggetto il trasferimento di beni immobili o mobili registrati; anche il simulato alienante può opporre la simulazione all'avente causa del simulato acquirente quando abbia trascritto la domanda di simulazione prima della trascrizione dell'atto di trasferimento dal simulato acquirente al terzo (Casella, 596). Viceversa quando l'atto di trasferimento sia trascritto prima della trascrizione della domanda giudiziale di simulazione prevalgono gli aventi causa del simulato acquirente, sempre che essi siano in buona fede. La norma trova applicazione anche in favore del creditore ipotecario che abbia iscritto ipoteca in buona fede prima della trascrizione della domanda giudiziale di simulazione. Ove la domanda giudiziale non sia stata trascritta essa non è opponibile ai terzi in buona fede, anche quando neppure il titolo del loro acquisto dal titolare apparente sia stato trascritto (Distaso, 396).

La mancanza o la tardività della trascrizione della domanda, con la quale un terzo fa valere la simulazione di un contratto di vendita immobiliare da altri stipulato in pregiudizio dei suoi diritti, può rendere inopponibile la sentenza che accolga la domanda medesima nei confronti di chi abbia a sua volta acquistato in base ad atto trascritto dal simulato acquirente, solo qualora tale successivo compratore sia stato in buona fede (Cass. n. 4377/1979). Per converso è irrilevante la buona fede del subacquirente che abbia trascritto il proprio titolo dopo la domanda di simulazione, giacché la trascrizione anteriore rende opponibile al subacquirente, nonostante la sua buona fede, la sentenza che accoglie la domanda trascritta (Cass. n. 349/1970). La previsione sugli effetti della priorità della trascrizione non limita l'opponibilità della simulazione a terzi estranei, che non vantino un acquisto dal simulato acquirente (Cass. n. 4933/1978). La conflittualità tra le situazioni giuridiche accertate con riferimento allo stesso bene con sentenze emesse tra soggetti diversi e passate in giudicato deve essere risolta in base alla normativa sostanziale e processuale che disciplina l'attribuzione di quel determinato bene. Conseguentemente in tema di compravendita immobiliare la trascrizione della domanda, con la quale il terzo, deducendo la simulazione relativa del contratto per interposizione fittizia di persona, chieda l'accertamento della propria qualità di reale acquirente, comporta, a seguito della trascrizione della sentenza di accoglimento della domanda stessa, l'inopponibilità a detto reale acquirente della sentenza che, in esito al diverso giudizio promosso da altri contro l'alienante e l'acquirente simulato, abbia dichiarato la simulazione assoluta del medesimo contratto, ove l'atto introduttivo di tale secondo giudizio sia stato trascritto posteriormente a quella domanda (Cass. n. 7530/1983).

Gli effetti dell'acquisizione del possesso dei mobili

Ove siano trasferiti o costituiti diritti reali su beni mobili i conflitti tra i diversi possibili terzi di buona fede devono essere risolti secondo il principio possesso vale titolo di cui all'art. 1153 (Bianca, 668; Distaso, 395). Pertanto la tutela dell'avente causa del simulato acquirente cede di fronte all'avente causa del simulato alienante quando si tratta di alienatario di cose mobili che ne abbia conseguito il possesso in buona fede (Casella, 596).

La legittimazione dei terzi a far valere la simulazione nei confronti delle parti

Il comma 2 dell'art. 1415 riconosce ai terzi aventi un interesse qualificato la facoltà di agire in giudizio nei confronti delle parti per far valere la simulazione dell'atto che pregiudica i loro diritti. Si tratta dell'ipotesi in cui i terzi, a differenza della previsione del comma 1, hanno interesse a far prevalere la realtà sull'apparenza. Ricadono tra i terzi che possono far valere la simulazione verso le parti gli aventi causa del simulato alienante e i coeredi aventi diritto alla collazione (Distaso, 397). Sono stati considerati come terzi legittimati a proporre l'azione di simulazione anche il coniuge avente diritto all'assegno divorzile, ai fini di far valere la reale situazione patrimoniale del coniuge tenuto al pagamento dell'assegno, e il debitore ceduto, a fronte di un atto di cessione simulato, ai fini di potere fare valere la compensazione verso il cedente simulato, non opponibile al cessionario fittizio (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 405). Invece la norma non si riferisce ai creditori del simulato alienante, che potranno agire ai sensi dell'art. 1416, comma 2, né ai creditori e agli aventi causa del simulato acquirente, atteso che la simulazione, ossia la situazione apparente, reca loro un vantaggio e non un pregiudizio, sicché sono privi di interesse ad agire (Distaso, 397). Affinché i terzi possano agire per far prevalere la situazione reale su quella apparente, ossia affinché possano avere la legittimazione sostanziale a spiegare tale azione di simulazione, l'atto simulato deve avere loro arrecato un nocumento, inteso come radicale impedimento o anche come semplice difficoltà o incertezza nel conseguimento e nell'esercizio del diritto. Non è necessario un pregiudizio attuale o un inadempimento già verificatosi, bensì è sufficiente la dimostrazione del pericolo di lesione o di insoddisfacimento del loro credito (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 467). Con riferimento alla legittimazione passiva la norma prevede la proposizione dell'azione di simulazione da parte dei terzi esclusivamente nei confronti delle parti del contratto simulato; i conflitti con gli aventi causa del simulato acquirente sono infatti regolati dal comma 1, mentre è escluso che ai sensi del comma 2 gli aventi causa del simulato alienante possano agire contro altri aventi causa e creditori in buona fede dello stesso simulato alienante (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 405).

Secondo la S.C. il terzo non ha in quanto tale un interesse generalizzato ad ottenere il ripristino della situazione reale, ma solo se la sua posizione giuridica risulti negativamente incisa dall'apparenza dell'atto, mentre va sempre riconosciuto l'interesse della parte contrattuale ad esercitare l'azione di simulazione in quanto volta all'accertamento dell'inefficacia totale o parziale del contratto e dei reali rapporti tra le parti (Cass. n. 29271/2018 ; Cass. n. 28610/2013; Cass. n. 2085/2002; Cass. n. 10848/1997). La norma, legittimando i terzi a far valere la simulazione del contratto rispetto alle parti quando essa pregiudichi i loro diritti, non consente peraltro di ravvisare un interesse indistinto e generalizzato di qualsiasi terzo ad ottenere il ripristino della situazione reale, essendo per converso la relativa legittimazione indissolubilmente legata al pregiudizio di un diritto conseguente alla simulazione. Pertanto non può ritenersi titolare della legittimazione de qua il terzo il quale derivi tale legittimazione dall'eventuale accoglimento della domanda di risoluzione per inadempimento del contratto stesso proposta da una delle parti nei confronti dell'altra quando questa intenda far ricadere sul terzo le negative conseguenze risarcitorie che possano derivarle dalla risoluzione sulla base di un titolo che non si fondi sul contratto ma sul (presunto) comportamento illecito del terzo che avrebbe determinato l'inadempimento (Cass. n. 19149/2022; Cass. n. 29923/2020Cass. n. 4023/2007; Cass. n. 6651/2005). Il coniuge in regime di comunione legale, estraneo all'accordo simulatorio, è terzo legittimato a far valere la simulazione rispetto all'acquisto di un bene non personale, effettuato dall'altro coniuge durante il matrimonio con apparente intestazione a persona diversa, atteso che tale simulazione impoverisce il patrimonio della comunione legale, sottraendogli il diritto previsto dall'art. 177, lett. a (Cass. n. 13634/2015; Cass. n. 1737/2013). Ricorre il pregiudizio anche se il credito vantato dal terzo sia illiquido o inesigibile (Cass. n. 5154/1981; Cass. n. 2509/1978). Il pregiudizio deve essere riscontrato al momento della decisione (Cass. n. 1690/1991). I terzi, i quali facciano valere la simulazione nei confronti delle parti, non hanno titolo al risarcimento dei danni nei confronti delle stesse, se non in presenza e nel concorso di un atto illecito ai sensi dell'art. 2043; il contratto simulato non costituisce infatti in sé un atto illecito, fonte di responsabilità nei confronti dei terzi (Cass. n. 1404/2001; Cass. n. 2085/1991). Gli ulteriori creditori del simulato alienante che non abbiano partecipato al giudizio non possono beneficiare del giudicato in ordine all'accertamento della simulazione assoluta dichiarato in favore di altro creditore, poiché non ricadono tra gli aventi causa di una parte (Cass. n. 518/2016).

Bibliografia

Auricchio, La simulazione nel negozio giuridico, Napoli, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Casella, Simulazione (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1990; Distaso, Simulazione dei negozi giuridici, in Nss. D.I., Torino, 1970; Furgiuele, Della simulazione di effetti giudiziali, Padova, 1992; Gentili, Il contratto simulato, Napoli, 1979; Nanni, Interposizione di persona, Padova, 1990; Nuti, La simulazione del contratto nel sistema del diritto civile, Milano, 1986; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989.

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