Codice Civile art. 1422 - Imprescrittibilità dell'azione di nullità.InquadramentoL'azione dichiarativa di nullità del contratto è imprescrittibile, sicché l'invalidità assoluta del negozio può essere fatta valere senza limiti di tempo. E ciò a garanzia degli interessi generali che sono sottesi all'individuazione della categoria dell'invalidità assoluta. Ove ricorrano gli estremi della responsabilità precontrattuale, all'azione di nullità può accompagnarsi la richiesta per il risarcimento dei danni, ma solo nei limiti dell'interesse negativo (Bianca, 591). Qualora vi sia stata espressa domanda, il giudice che dichiara la nullità può altresì condannare le parti alla restituzione delle attribuzioni operate in base al contratto nullo, in quanto trattasi di indebito oggettivo (Bianca, 591; Di Majo, La tutela civile dei diritti, Milano, 1993, 319). Tale possibilità postula che il contratto, benché nullo, abbia avuto esecuzione. Per un verso la correlata azione di rivendicazione, in sé imprescrittibile, incontra il limite dell'acquisto per usucapione e per i beni mobili quello ulteriore della regola “possesso vale titolo”; per altro verso l'azione di ripetizione è soggetta alla prescrizione ordinaria decennale. Secondo una parte della dottrina l'actio indebiti rappresenterebbe un rimedio di carattere generale per tutte le ipotesi di difetto (originario o sopravvenuto) di causa solvendi, sicché sarebbe autonoma rispetto all'azione di nullità e non necessariamente dovrebbe essere azionata nel giudizio volto ad ottenere la dichiarazione di nullità; d'altro canto, ove sia prescritta l'azione di ripetizione, ugualmente vi sarebbe interesse alla proposizione della domanda di nullità (Breccia, La ripetizione dell'indebito, Milano, 1974, 231). Ulteriore limite all'imprescrittibilità dell'azione di nullità si ravvisa in ordine agli effetti della trascrizione della domanda di nullità di contratti che a loro volta debbano essere trascritti; ai sensi dell'art. 2652, n. 6, ove la domanda di nullità sia stata trascritta oltre il termine di cinque anni decorrente dalla trascrizione dell'atto impugnato, la sentenza di accoglimento non pregiudica i diritti acquistati a qualsiasi titolo dai terzi in buona fede in base ad un atto trascritto o iscritto prima della trascrizione della domanda (Bianca, 591). Secondo la S.C. la prescrizione del diritto al risarcimento del danno causato dalla nullità del contratto inizia a decorrere dalla data del contratto, se a domandarlo è la stessa parte che ha invocato la nullità; decorre invece dalla data di accertamento giudiziale della nullità, se è preteso da una parte negoziale diversa da quella che ha fatto valere quest'ultima (Cass. n. 11933/2013, in Giust. civ., 2013, 10, 2002, con nota di Costanza). Qualora la restituzione del bene sia divenuta impossibile, residua l'obbligo di corrisponderne il valore, anche se non nei limiti dell'arricchimento, quando vi sia la buona fede (Cass. S.U. n. 3674/1982; Cass. n. 4374/1980). Inoltre l'azione di ripetizione non è autonoma da quella di nullità, sicché deve escludersi la permanenza di un interesse all'accertamento e alla declaratoria della nullità del contratto quando risulti ormai prescritta l'azione di ripetizione della prestazione in base ad esso effettuata (Cass. n. 5575/2003; contra Cass. n. 102/1978). La ripetizione nei contratti sinallagmaticiDubbia è l'applicazione alla caducazione dei contratti a prestazioni corrispettive del regime della ripetizione dell'indebito, ispirato all'esecuzione di prestazioni isolate. A fronte della tesi minoritaria secondo cui le norme sulla ripetizione dell'indebito non si applicherebbero alle pretese restitutorie discendenti dalla caducazione dei contratti, bensì a quelle che si collocano fuori dei rapporti contrattuali (Barcellona, Note critiche in tema di rapporti tra negozio e giusta causa dell'attribuzione, in Riv. trim dir. proc. civ., 1965, I, 28), altri autori pongono l'accento sui rimedi esperibili nell'ipotesi in cui l'acquirente in buona fede in base a contratto nullo, che non possa restituire il bene perché perito o che lo restituisca deteriorato, eserciti comunque il diritto di ripetere integralmente la propria controprestazione, con evidente alterazione dell'equilibrio sinallagmatico, sebbene in una fase conseguente alla declaratoria di invalidità del contratto. Secondo alcuni in tali ipotesi il rimedio sarebbe rappresentato dalla detrazione dalla pretesa restitutoria relativa alla controprestazione del valore della cosa perita o dell'equivalente del deprezzamento, secondo la teoria del saldo di derivazione tedesca e ripresa anche in Francia, che per ragioni equitative pone una deroga al principio res perit domino (Gallo, Obbligazioni restitutorie e teoria del saldo, III, 2, Milano, 1998, 400). A ciò si è replicato che la disciplina sulla ripetizione dell'indebito ha appositamente inteso accollare al solvens, ove la controparte sia in buona fede, il rischio del perimento o del deterioramento (Di Majo, cit., 323). Secondo la S.C. la disciplina delle obbligazioni derivanti, a carico delle parti, dalla declaratoria di nullità di un negozio dalle stesse stipulato va desunta, quanto alle reciproche restituzioni, dai principi propri della ripetizione dell'indebito oggettivo (Cass. n. 15669/2011; Cass. n. 7651/2005; Cass. n. 11177/1994; Cass. n. 3833/1977). In questa prospettiva la prescrizione dell'azione di ripetizione conseguente all'accertamento della nullità del contratto decorre ex art. 2935 da quando la nullità, quale azione di parte, o l'omologo rilievo officioso siano intervenuti (Cass. n. 23448/2020). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Conversione dell'atto giuridico, in Enc. dir., Milano, 1962; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Criscuoli, La nullità parziale del negozio giuridico, Milano, 1959; De Nova, Conversione del negozio nullo, in Enc. Giur., Roma, 1988; Fedele, L'invalidità del negozio giuridico di diritto privato, Napoli, 1983; Filanti, Inesistenza e nullità del negozio giuridico, Napoli, 1983; Giacobbe, voce Convalida, in Enc. dir., Milano, 1962; Messineo, voce Contratto plurilaterale, in Enc. dir., Milano, 1962; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Schizzerotto, Il collegamento negoziale, Napoli, 1988; Scognamiglio, voce Collegamento negoziale, in Enc. dir., Milano, 1960; Tommasini, voce Nullità, in Enc. dir., Milano, 1978. |