Codice Civile art. 1430 - Errore di calcolo.Errore di calcolo. [I]. L'errore di calcolo non dà luogo ad annullamento del contratto, ma solo a rettifica, tranne che, concretandosi in errore sulla quantità, sia stato determinante del consenso [1429]. InquadramentoSecondo l'impostazione precedente al codice vigente l'errore di calcolo, quale sbaglio nel compimento di un'operazione aritmetica, avrebbe dato luogo ad una mera rettifica, come poteva ricavarsi dall'interpretazione delle norme sulla transazione, ma non avrebbe potuto considerarsi essenziale, in quanto estraneo alla formazione della volontà delle parti (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 152). Questa lettura restrittiva è persistita anche dopo l'introduzione della nuova norma (Galgano, in Tr. C. M., 1988, 277), nonostante il dettato letterale dell'attuale previsione si suddivida in due parti, con diversa valenza precettiva: nella prima è regolato il mero errore di calcolo; nella seconda è introdotto un ulteriore tipo di errore rilevante per l'annullabilità del contratto. Il mero errore di calcolo non può dare luogo ad annullamento, ma giustifica la rettifica, ossia un'operazione di adeguamento volta a rimediare all'errore commesso, depurando l'elemento riportato nel contratto dalla svista che lo aveva connotato. L'errore di calcolo può però concretizzare anche un errore sulla quantità, che legittima l'esercizio dell'azione di annullamento, quando sia stato determinante del consenso, sempre che sia riconoscibile dalla controparte. L'errore di calcolo è strettamente correlato all'errore sulla quantità; tuttavia l'errore di calcolo è individuato in base alla causa che lo determina, mentre l'errore sulla quantità è individuato sulla base del dato su cui cade, ossia sulla formazione della volontà (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 152). L'errore di mero calcolo e l'errore sulla quantitàIn base al dettato letterale della norma l'errore di calcolo si traduce in un vero e proprio error in quantitate, che è causa di annullabilità quando si manifesti come errore di conteggio determinante del consenso, ossia come falsa rappresentazione della realtà in ordine ai dati o al criterio posto a base del calcolo. In sostanza l'errore di calcolo determina sempre un'erronea quantificazione: ove essa attenga alla mera fase esecutivo-computazionale, il rimedio è solo quello della rettifica; ove invece attenga alla stessa fase di formazione della volontà, integrerà un errore sulla quantità, rilevante come vizio del consenso. Sotto questo profilo non si tratta di una regola ricavabile dal sistema (come invece ritiene Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 486) ovvero di un mero criterio di interpretazione del contratto, poiché la norma ha valenza precettiva sia nella parte in cui, trattandosi di errore incidente sulla fase esecutiva e non determinante del consenso, consente la rettifica, sia nella parte in cui, integrando l'art precedente, regola un ulteriore e autonomo tipo di errore essenziale influente sul contenuto del contratto, quello che attiene alla quantità dell'oggetto della prestazione (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 658). Nello stesso senso si è posta altra dottrina, secondo cui l'errore sulla quantità può rilevare come errore sul contenuto del contratto e in specie sull'oggetto dell'attribuzione e in tal caso sarà possibile considerarlo come errore vizio del consenso (Bianca, 618). La relativa distinzione non può però operare in via astratta e pregiudiziale. La divergenza tra le poste aritmetiche e il risultato ovvero tra il dato da misurare e la misura ottenuta opererebbe in tre modi (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 152): a. ove le parti, d'accordo sulle poste, abbiano eseguito e sbagliato i calcoli ad accordo ormai concluso, l'errore sarebbe irrilevante, in quanto passibile al più di sola rettifica, versandosi nella classica ipotesi di falsa demonstratio o falsa descrizione, consistente nell'erronea menzione di attributi e indicazioni relativi a persone e a cose sicuramente identificate (errore materiale nel compimento di un'operazione aritmetica di cui siano certi i fattori di calcolo e i criteri matematici da seguire); b. ove le parti, d'accordo sulle poste, abbiano voluto il risultato errato, avendolo inserito in contratto pur nella consapevolezza della sua erroneità, si riscontra una volontà contraddittoria, a fronte della quale prevalgono le poste sul risultato, con la conseguente rettificabilità (errore nella previsione, nell'apprezzamento o nella valutazione del bene o della prestazione da parte di un contraente); c. se infine le parti abbiano voluto solo il risultato, ma una di esse ovvero entrambe tale risultato abbiano ottenuto mediante un'operazione scorretta (erronea rappresentazione in forma numerica della quantità di un bene, rilevante nella fase di formazione della volontà), il contratto è senz'altro annullabile per vizio del consenso della parte che abbia commesso l'errore (Piazza, L'errore di calcolo e l'art. 1430 c.c., in Riv. trim. dir. proc. civ., 1964, 760). Secondo altra impostazione l'errore di calcolo può rilevare come errore di conteggio nel risultato finale di fattori esattamente riportati in contratto ovvero come errore sui fattori riportati nel contratto, sebbene il conteggio finale sia esatto; in quest'ultimo caso, ove l'errore sia stato determinante del consenso, può essere fatta valere l'invalidità (Pietrobon, L'errore nella dottrina del negozio giuridico, Padova, 1963, 419). In conseguenza ogni errore di calcolo comporta prima di tutto una questione interpretativa (Piazza, cit., 575). L'errore sulla quantità, affinché possa rilevare, deve comunque essere riconoscibile e cadere sugli elementi dedotti in contratto (Bianca, 618). Secondo la S.C. l'errore di calcolo che può dar luogo a rettifica del contratto ai sensi dell'art. 1430 si ha quando in operazioni aritmetiche, posti come chiari e sicuri i termini da computare ed il criterio matematico da seguire, si commette per inesperienza o disattenzione un errore materiale di cifra che si ripercuote sul risultato finale, rilevabile tuttavia ictu oculi in base a quegli stessi dati e criteri a seguito della ripetizione corretta del calcolo (Cass. n. 3178/2016; Cass. n. 3228/1995; Cass. n. 835/1987; Cass. n. 1341/1971). Quando invece si contestino gli stessi dati numerici posti a base del calcolo, si realizza un errore sulla quantità, il quale integra un vizio del consenso che dà luogo all'annullabilità del contratto, sempre che esso sia determinante del consenso e riconoscibile (Cass. n. 4567/1983; Cass. n. 113/1973; Cass. n. 1708/1969; Cass. n. 1167/1965). Nel caso di appalto a corpo, nel quale il corrispettivo è determinato in una somma fissa e invariabile, l'eventuale difformità tra il prezzo globale e quello ottenuto applicando i prezzi unitari alle quantità previste dal computo metrico non dà luogo ad un errore di calcolo nel senso di errore materiale rettificabile (Cass. n. 9246/2012). Le ipotesi speciali di errore di calcoloUn regime speciale dell'errore di calcolo è dettato nell'ipotesi di vendita di immobili a misura e a corpo (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 425). Inoltre nella vendita di beni mobili in massa non è rilevante la misura, sicché è difficilmente verificabile l'errore di calcolo (Carresi, Tr. C. M., 1987, 456). Un'ipotesi particolare di errore sulla quantità si registra inoltre in tema di divisione nell'art. 763, dove la possibilità di azionare il rimedio della rescissione solo ove la lesione sia superiore ad un quarto del valore della quota sembrerebbe escludere l'annullabilità ai sensi della norma in commento (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 457). BibliografiaArena, voce Incapacità (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1970; Barcellona, voce Errore (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1966; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.1. e 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Fedele, L'invalidità del negozio giuridico di diritto privato, Torino, 1983; Funaioli, voce Dolo (dir. civ.), in Enc. dir., Milano, 1964; Gentili, voce Dolo (dir. civ.), in Enc. giur., Roma, 1988; Giacobbe, voce Convalida, in Enc. dir., Milano, 1962; Messineo, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1958; Piazza, voce Convalida del negozio giuridico, in Enc. giur., Roma, 1988; Pietrobon, voce Errore (dir. civ.), in Enc. giur., Roma, 1988; Prosperetti, Contributo alla teoria dell'annullabilità del negozio giuridico, Milano, 1983; Rescigno, voce Capacità di agire, in Nss. D.I., Torino, 1958; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Stanzione, voce Capacità (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Tamponi, L'atto non autorizzato nell'amministrazione dei patrimoni altrui, Milano, 1992; Tommasini, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Trabucchi, voce Dolo (dir. civ.), in Nss. D.I., Torino, 1960. |