Codice Civile art. 1953 - Rilievo del fideiussore.Rilievo del fideiussore. [I]. Il fideiussore, anche prima di aver pagato, può agire contro il debitore perché questi gli procuri la liberazione o, in mancanza, presti le garanzie necessarie per assicurargli il soddisfacimento delle eventuali ragioni di regresso [1179], nei casi seguenti: 1) quando è convenuto in giudizio per il pagamento; 2) quando il debitore è divenuto insolvente (1); 3) quando il debitore si è obbligato di liberarlo dalla fideiussione entro un tempo determinato; 4) quando il debito è divenuto esigibile per la scadenza del termine; 5) quando sono decorsi cinque anni, e l'obbligazione principale non ha un termine, purché essa non sia di tal natura da non potersi estinguere prima di un tempo determinato. InquadramentoL'art. 1953 disciplina il cd. rilievo del fideiussore consistente nella facoltà di questi, anche prima di aver pagato ed in presenza delle circostanze previste dal legislatore, di agire affinché il debitore gli procuri la liberazione. Il rilievo risponde all'interesse del fideiussore ad essere liberato in modo da evitare il pagamento di quanto dovuto (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 411). Il rilievo può avvenire per liberazione o per cauzione. In dottrina è stato evidenziato che tra le due forme di rilievo vi è una importante differenza: mentre, infatti, il rilievo per liberazione accorda al fideiussore una tutela definitiva — perché porta all'estinzione della fideiussione —, il rilievo per cauzione ha un obiettivo più limitato perché non estingue la garanzia, ma limita il rischio del fideiussore. Tale differenza consentirebbe al fideiussore di agire per la liberazione anche dopo aver ottenuto la cauzione a meno che la scelta non debba intendersi con la volontà di rinunciare a far valere l'altra pretesa (Giusti, in Tr. C. M., XVIII, 3, 1998, 247; Fragali, in Comm. S. B.,1957, 415). La S.C. ha chiarito che il fideiussore che, escusso dal creditore garantito, non abbia provveduto al pagamento del debito, non è legittimato, ai sensi della l.fall., art. 6, a proporre l'istanza di fallimento contro il debitore principale per il solo fatto di averlo convenuto in giudizio con l'azione di rilievo ex art. 1953, atteso che tale azione non lo munisce di un titolo astrattamente idoneo ad attribuirgli la qualità di creditore concorsuale in caso di apertura del fallimento; deve escludersi, per altro verso, che il diritto del fideiussore al regresso (o alla surrogazione nella posizione del creditore principale) possa sorgere, ancorché in via condizionale, anteriormente all'adempimento dell'obbligazione di garanzia (Cass. I, n. 25317/2020). Rapporti tra le due azioni di rilievoSecondo autorevole impostazione dottrinale (D'Orazi Flavoni, Fideiussione, mandato di credito e anticresi, in Trattato di diritto civile, diretto da Grosso e Santoro-Passarelli, V, Milano, 1961, 140) l'azione di rilievo per liberazione e l'azione di rilievo per cauzione non si pongono in rapporto di equivalenza, bensì di subordinazione, dal momento che il debitore non può far ricorso al rilievo per cauzione se non quando provi di essersi trovato nella impossibilità di ottenere dal creditore la liberazione del fideiussore. Ciò sarebbe confermato dallo stesso tenore letterale dell'art. 1953, secondo il quale, nelle cinque ipotesi previste, il fideiussore, anche prima di aver pagato, può agire contro il debitore perché questi gli procuri la liberazione o, in mancanza, presti le garanzie necessarie per assicurargli il soddisfacimento delle eventuali ragioni di regresso. Del resto, il rilievo per liberazione si basa su un evento che si sottrae alla disponibilità del fideiussore e del debitore, per configurarsi quale fatto del terzo creditore, cosicché il debitore, chiamato a rilevare il fideiussore, non può liberamente scegliere se procurare al fideiussore la liberazione oppure limitarsi a prestare le garanzie sufficienti ad assicurare le eventuali ragioni di regresso. La giurisprudenza non ha assunto una posizione univoca sul punto, avendo in alcune pronunce ritenuto che il fideiussore può esercitare a sua scelta contro il debitore principale o l'azione di rilievo per liberazione o l'azione di rilievo per cauzione (Cass. III, n. 6808/2002), mentre in altre ha aderito alla suesposta ricostruzione dottrinale asserendo che il debitore non può far ricorso al rilievo per cauzione se non quando provi di essersi trovato nella impossibilità di ottenere dal creditore la liberazione del fideiussore (Cass. I, n. 14584/2010). Presupposti dell'azione di rilievoIl rilievo è concesso al fideiussore solo in ipotesi determinate e tassative previste dall'art. 1953. La prima ipotesi è che il fideiussore sia convenuto in giudizio dal creditore per il pagamento. Vanno considerati equivalenti ai fini dell'azione di rilievo tutti i casi in cui la fideiussione sia stata escussa giudizialmente (ad es. decreto ingiuntivo, precetto). La seconda ipotesi è quella dell'insolvenza del debitore che va genericamente intesa come ricorrenza di una situazione di dissesto economico che rende verosimile l'impossibilità, anche futura, del debitore di fare fronte ai propri impegni. Invero, l'orientamento consolidato della giurisprudenza reputa che la norma in esame non trovi applicazione in ipotesi di fallimento del debitore principale (Cass. I, n. 14584/2010) o di concordato preventivo (Cass. I, n. 3538/1984) atteso che, in siffatte ipotesi, il medesimo debitore principale non può soddisfare integralmente il creditore, né può offrire al fideiussore (titolare di un credito sottoposto a condizione) garanzie maggiori di quelle offerte agli altri creditori concorsuali, in ossequio al principio della «par condicio», ne comunque può ottenere la rinuncia del creditore alla fideiussione, dato che esso, per effetto della riduzione del proprio diritto verso il debitore principale alla percentuale concordataria, perderebbe con detta rinuncia l'unico strumento utile per l'integrale soddisfacimento. La terza ipotesi ricorre qualora il debitore si sia obbligato a liberare il fideiussore entro un tempo determinato. La quarta ipotesi è quella della scadenza del termine dell'obbligazione. L'ultima ipotesi è costituita dalla decorrenza di cinque anni dall'assunzione della garanzia fideiussoria qualora l'obbligazione principale non ha un termine e non sia di tal natura da non potersi estinguere prima di un tempo determinato. Ambito applicazioneLa giurisprudenza ritiene che la disposizione dell'art. 1953 n. 4 non sia applicabile, neppure in via analogica, al terzo datore di ipoteca, attese le diversità funzionali e strutturali della fideiussione (garanzia personale con la quale il fideiussore risponde con tutti i suoi beni dell'adempimento del debitore) dall'ipoteca (diritto reale di garanzia in forza del quale il terzo datore risponde solo con il bene assoggettato) e la completezza della disciplina legislativa della prestazione di ipoteca da parte del terzo (art. da 2868 a 2871) che non lascia spazio a lacune di sorta (Cass. III, n. 4420/1994). La norma in parola non è stata ritenuta applicabile nemmeno nei rapporti tra cofideiussori (Trib. Milano 16 giugno 1986). L'art. 1953 è stato, di contro, ritenuto applicabile all'avallo in quanto compatibile (Trib. Napoli 1° dicembre 1995). Di recente la S.C. ha ritenuto ammissibile la clausola con cui, nella fideiussione al fideiussore, le parti convengano la spettanza al primo fideiussore dell'azione di rilievo nei confronti del fideiussore di regresso (Cass. III, n. 17824/2020). BibliografiaBiscontini, Assunzione di debito e garanzia del credito, Camerino-Napoli, 1993; Biscontini, Solidarietà fideiussoria e decadenza, Camerino-Napoli, 1980; Bozzi, La fideiussione, Milano, 1995; Falqui Massidda, La fideiussione, in Enc. giur., XIV, Roma, 1989; Fragali, voce Fideiussione, in Enc. dir., XVII, Milano, 1968; Nicolai, Le fattispecie fideiussorie fra solidarietà passiva, regresso e surrogazione, Banca borsa e tit. cred. 3, 2014, 261; Ravazzoni, Fideiussione, in Dig. civ., VII, Torino, 1992. |