Codice Civile art. 1966 - Capacità a transigere e disponibilità dei diritti.

Caterina Costabile

Capacità a transigere e disponibilità dei diritti.

[I]. Per transigere le parti devono avere la capacità di disporre dei diritti che formano oggetto della lite [2731].

[II]. La transazione è nulla se tali diritti, per loro natura o per espressa disposizione di legge, sono sottratti alla disponibilità delle parti [2113 1; 806 c.p.c.].

Inquadramento

La disposizione in esame, che prevede che le parti devono avere la capacità di disporre dei diritti che formano oggetto della lite, è oggetto di interpretazioni discordanti in dottrina.

Secondo alcuni avrebbe riguardo alla capacità di agire; altri ritengono che alluda alla legittimazione al contratto (Valsecchi, in Tr. C. M., 1986, 287); altri ancora che concerna sia la capacità di agire generale sia la legittimazione, intesa come «potere ad agire, in ordine ai rapporti sui quali incide la transazione» (Santoro Passarelli, 87).

La giurisprudenza sottolinea che la capacità a transigere presuppone la capacità di disporre del diritto (Cass. III, n. 7319/1993).

Il secondo comma sanziona con la nullità la transazione avente ad oggetto diritti indisponibili.

Atto di ordinaria o straordinaria amministrazione

Le disposizioni sulla transazione non chiariscono se la stessa sia un atto di ordinaria o straordinaria amministrazione.

Secondo alcuni autori, la transazione integrerebbe sempre un atto di straordinaria amministrazione (Valsecchi, in Tr. C. M., 1986, 292).

L'opinione dominante in dottrina reputa, invece, che la transazione non costituisce sempre atto di straordinaria amministrazione essendo l'atto intorno al quale è sorta la lite, o comunque il rapporto su cui la transazione dispiega i suoi effetti, a determinare o meno tale qualificazione (Santoro Passarelli, 99).

Il problema di fondo si raccorda alla disciplina della tutela dei minori e degli interdetti, ed è costituito dal tenore dell'art. 375 n. 4, dove è disposto, con riguardo ai poteri del tutore, che questi non può concludere transazioni senza l'autorizzazione del tribunale data su parere del giudice tutelare.

L'interpretazione letterale della disposizione ha condotto un orientamento alla conclusione che il tutore non possa compiere senza autorizzazione del tribunale, data su parere del giudice tutelare, neppure quelle transazioni inerenti a controversie su atti per il cui compimento non serve alcuna autorizzazione. Il soggetto limitatamente capace di agire (art. 394 comma 3 e 424) non potrebbe validamente compiere da solo alcuna transazione, essendo costantemente necessaria l'autorizzazione rispettivamente del giudice tutelare quando curatore è il genitore, e, se si tratti di soggetto diverso, del tribunale su parere del giudice tutelare (Valsecchi, ult. cit.).

Altri autori, evidenziano che l'art. 320 comma 3, disciplinando i poteri dei genitori sull'amministrazione dei beni dei figli minori, diversifica il regime del potere di concludere transazioni a seconda che vengano composte controversie relative ad atti di ordinaria o straordinaria amministrazione: il genitore può infatti validamente transigere senza alcuna autorizzazione una controversia su atti o rapporti attinenti all'ordinaria amministrazione, mentre negli altri casi occorre invece, oltre alla «necessità o utilità evidente del figlio», l'autorizzazione del giudice tutelare.

Ritengono, pertanto, di dover allineare i due regimi interpretando l'art. 375 n. 4 nel senso di riferirlo alle sole transazioni di controversie relative agli atti menzionati ai precedenti numeri della stessa disposizione, mentre per transigere controversie relative ad atti per i quali sia richiesta l'autorizzazione del giudice tutelare sarà sufficiente quest'ultima (Santoro Passarelli, 103).

Transazione e diritti indisponibili

Il comma 2 dell'art. 1966 dispone che la transazione è nulla se i diritti che formano oggetto della lite, «per loro natura o per espressa disposizione, sono sottratti alla disponibilità delle parti».

La sanzione si applica sicuramente alle transazioni concluse per risolvere liti aventi ad oggetto diritti della personalità o agli status personali (Del Prato, 841). Quanto al diritto agli alimenti, il quale viene ricondotto ai diritti indisponibili per legge, è opinione diffusa in dottrina che possano costituire oggetto di transazione solo i crediti relativi alle prestazioni arretrate, mentre ricadrebbe nella previsione dell'art. 1966 comma 2 la disposizione dei crediti non ancora maturati (Santoro Passarelli, 123; Valsecchi, in Tr. C. M.,1986, 323).

I diritti a restituzioni o risarcimento dei danni, ancorché traggano origine da un illecito penale, rientrano nella disponibilità delle parti, e, pertanto, possono costituire oggetto di transazione (Cass. I, n. 664/1988).

In ordine agli effetti della transazione avente ad oggetto obbligazioni in solido v. art. 1304.

Transazione e locazione

La giurisprudenza ha chiarito che la sanzione di nullità prevista dall'art. 79 l. n. 392/1978 per le pattuizioni dirette a limitare la durata legale del contratto di locazione, o ad attribuire al locatore un canone maggiore di quello dovuto o altro vantaggio in contrasto con le disposizioni della legge sull'equo canone, si riferisce solo alle clausole del contratto di locazione e non può essere estesa, pertanto, agli accordi transattivi conclusi dal conduttore, che già si trovi nel possesso del bene, per regolare gli effetti di fatti verificatisi nel corso del rapporto e che, perciò, incidono su situazioni giuridiche patrimoniali già sorte e disponibili (Cass. III, n. 11947/2010).

È invece nulla la transazione, conclusa anteriormente alla prima scadenza del contratto di locazione, con la quale il conduttore rinunzi al diritto alla rinnovazione dopo la prima scadenza, in quanto configura una pattuizione preventiva volta a limitare la durata legale del contratto stesso (Cass. III, n. 11323/2003).

Transazione e controversia in materia societaria

Le controversie in materia societaria possono, in linea generale, formare oggetto di compromesso, con esclusione di quelle che hanno ad oggetto interessi della società o che concernono la violazione di norme poste a tutela dell'interesse collettivo dei soci o dei terzi. A tal fine, peraltro, l'area della indisponibilità deve ritenersi circoscritta a quegli interessi protetti da norme inderogabili, la cui violazione determina una reazione dell'ordinamento svincolata da qualsiasi iniziativa di parte, quali le norme dirette a garantire la chiarezza e la precisione del bilancio di esercizio (Cass. I, n. 3772/2005).

Bibliografia

Carresi, Transazione (dir. vig.), in Nss. D.I., XIX, Torino, 1973; Colangeli, La Transazione, Milano, 2012; Del Prato, voce Transazione (dir. priv.), in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Carresi, La transazione, Milano, 1992; Falzea, Accertamento (Teoria generale), in Enc. dir., I, Milano, 1958; Galletto, La transazione: complessità dell'istituto ed attualità della funzione; in Riv. trim. dir. proc. 2013, 4, 1379; Moscarini - Corbo, voce Transazione, in Enc. giur., Roma, 1994; Santoro Passarelli, La Transazione, Napoli, 1986.

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