Codice Civile art. 2275 - Liquidatori.

Guido Romano

Liquidatori.

[I]. Se il contratto non prevede il modo di liquidare il patrimonio sociale e i soci non sono d'accordo nel determinarlo, la liquidazione è fatta da uno o più liquidatori, nominati con il consenso di tutti i soci o, in caso di disaccordo, dal presidente del tribunale.

[II]. I liquidatori possono essere revocati per volontà di tutti i soci e in ogni caso dal tribunale per giusta causa su domanda di uno o più soci [2259].

Inquadramento

La liquidazione ordinaria della società non ha lo scopo di tutelare la par condicio creditorum, ma quello di definire i rapporti in corso, sottoponendo indistintamente tutti i creditori, privilegiati e chirografari, al medesimo trattamento, e mettendoli in grado di essere pagati, entro i limiti delle concrete disponibilità patrimoniali, via via che si presentano ad esigere quanto a loro dovuto (Cass. n. 792/1970). Più di recente si è affermato che la liquidazione di società non è funzionale solo al pagamento dei debiti sociali, ma anche alla ripartizione del residuo tra i soci, dei cui interessi si deve tener conto nelle operazioni di liquidazione del patrimonio sociale, durante le quali, pertanto, permane l'interesse della società ad ottenere il corrispettivo più alto possibile dalla vendita dei suoi beni (Cass. n. 6220/2013).

Anche nelle società di persone, il procedimento di liquidazione è indefettibile essendo facoltative solo le modalità nelle quali tale fase può manifestarsi. Si afferma, infatti, che l'articolo in commento pone la regola della sussidiarietà delle norme sulla liquidazione, in quanto prevede il procedimento formale di liquidazione come fase facoltativa della vita della società di persone, ma non consente di eliminare lo stadio della liquidazione, il quale rappresenta un momento necessario ed insopprimibile per giungere all'estinzione di ogni specie di società (Cass. n. 288/1970). Così, il procedimento formale di liquidazione non è imposto dalla legge in modo assoluto, in quanto i soci possono evitarlo decidendo di pervenire alla estinzione dell'ente sociale con altre modalità, ed, eventualmente, con l'intervento di un giudice. L'esistenza di un tale accordo non è esclusa da semplici divergenze nella determinazione della entità delle quote, ma solo dal rifiuto — anche implicitamente manifestato — di addivenire alla definizione dei rapporti sociali secondo modalità diverse da quelle proprie del procedimento legale di liquidazione (Cass. n. 2376/2000; Cass. n. 6212/1980; Cass. n. 2124/1971). In questa prospettiva, i soci possono derogare al procedimento di liquidazione semplicemente constatando l'inesistenza di debiti sociali e la definizione dei loro reciproci rapporti patrimoniali (Trib. S. Maria Capua V. 16 maggio 2002, Soc., 2002, 1403).

Le convenzioni liquidatorie

In materia di società di persone una convenzione, intervenuta fra tutti i soci, diretta allo scioglimento della società e alla attribuzione delle relative attività, senza che si sia proceduto alla totale estinzione delle passività o dell'accantonamento delle somme per i crediti non ancora scaduti, benché inopponibile ai creditori sociali ed insuscettibile di precludere il fallimento della società oltre l'anno dal compimento di tale negozio giuridico, assume, comunque, piena validità ed efficacia inter partes e, pertanto, al socio che vi abbia aderito non è consentito di contestarne la validità ed efficacia agendo maliziosamente in giudizio, oltre che in proprio, quale presunto amministratore di una società che egli stesso ha concorso a sciogliere e ad estinguere (Cass. n. 2165/1980).

Peraltro, la fase di liquidazione può essere omessa allorquando la società non abbia debiti da onorare (Trib. Torino, 21 marzo 1980, Giur. comm., 1981, II, 876) ovvero quando, nell'atto notarile con il quale viene disposto lo scioglimento, i soci dichiarino di avere provveduto a regolare con i terzi ogni rapporto di dare avere (Trib. Lucca, 18 luglio 1988, Soc., 1989, 66).

La nomina dei liquidatori da parte dei soci

Nella società di persone il liquidatore deve essere nominato da tutti i soci all'unanimità (Cass. n. 2815/1976 che ha evidenziato che l'unanimità è anche necessaria per attribuire al liquidatore il potere di conferire l'azienda sociale ad altra società, in corrispettivo di quote o di azioni di quest'ultima, poiché tale conferimento, derogando alla regola secondo cui la liquidazione avviene attraverso la conversione in denaro del patrimonio sociale, comporta una limitazione dei diritti individuali dei singoli soci).

Può essere nominato liquidatore anche un soggetto che non sia socio (Trib. Roma, 9 novembre 1999, Giur. it., 2000, 787).

La nomina dei liquidatori da parte del presidente del tribunale

In caso di disaccordo tra i soci, la nomina dei liquidatori è fatta dal presidente del tribunale. Il disaccordo che giustifica l'intervento del presidente del tribunale, in sede di volontaria giurisdizione, è esclusivamente quello che attiene alla nomina del liquidatore, essendo esso rivolto non a comporre conflitti di interessi incidenti su situazioni di diritto soggettivo, bensì a supplire alla mancanza di un accordo sull'organo della liquidazione, una volta che sia certo, perché incontestato o incontestabile, il presupposto di essa e cioè lo scioglimento (Cass. n. 61/2003).

La revoca dei liquidatori

I liquidatori possono essere revocati per volontà di tutti i soci in qualsiasi momento e senza necessità che ricorra una giusta causa ed anche quando siano stati nominati dal presidente del tribunale (Cass., n. 931/1962; Trib. Cassino, 22 febbraio 1991, Soc., 1991, 1237).

I liquidatori possono essere, in ogni caso, revocati per giusta causa dal tribunale. La giusta causa di revoca del liquidatore è rappresentata da un evento o comportamento che integri una grave violazione dei doveri inerenti al mandato e faccia temere ulteriori irregolarità pregiudizievoli per i soci e per gli scopi del procedimento (Trib. Milano, 7 luglio 1995, Giur. it., 1996, I, 2, 114; Trib. Napoli, 16 aprile 1984, Foro it., 1984, I, 2877).

L'azione di revoca del liquidatore di una società di persone dà luogo ad un litisconsorzio necessario nei confronti di tutti i soci (Cass. n. 1623/2015; Cass. n. 173/1991).

Bibliografia

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