Codice Civile art. 2721 - Ammissibilità: limiti di valore.Ammissibilità: limiti di valore. [I]. La prova per testimoni dei contratti non è ammessa quando il valore dell'oggetto eccede 2,58 euro [233 trans.; 244 ss. c.p.c.]. [II]. Tuttavia l'autorità giudiziaria può consentire la prova oltre il limite anzidetto, tenuto conto della qualità delle parti, della natura del contratto e di ogni altra circostanza. InquadramentoLa norma in questione, al pari dei successivi articoli del capo III del sesto libro del codice civile, introduce delle limitazioni alla possibilità di provare a mezzo di testimoni l'esistenza e il contenuto di un contratto. La prova orale viene, quindi, vietata quando il valore dell'operazione negoziale supera i 2,58 euro, salva, tuttavia, la possibilità per il giudice di ammetterla ugualmente tenuto conto della qualità delle parti, della natura del contratto e di ogni altra circostanza. La prova per testimoni dei contrattiLa ratio delle limitazioni imposte dagli artt. 2721 e ss. alla possibilità di provare per testi un contratto si rinviene nella generale diffidenza dell'ordinamento per tale forma di prova in materia contrattuale, offrendo essa minore sicurezza rispetto alla prova documentale. Peraltro, all'epoca della redazione del codice civile il limite di valore di lire cinquemila (oggi 2,58 euro) stabilito dalla norma in commento corrispondeva ad una cifra significativa, tale da rendere la norma applicabile alle sole operazioni negoziali più rilevanti, rispetto alle quali si incentivava i contraenti al ricorso alla forma scritta, anche a fini di prova. Non essendo stato, poi, tale importo aggiornato nel corso del tempo, l'art. 2721 finisce oggi per essere applicabile a tutti i contratti, non essendo ipotizzabili operazioni negoziali di valore inferiore a 2,58 euro. Come chiarito, tuttavia, dalla giurisprudenza di legittimità, i limiti di valore previsti dall'art. 2721 per la prova testimoniale operano esclusivamente quando il contratto sia invocato in giudizio come fonte di reciproci diritti ed obblighi tra le parti contraenti e non anche quando se ne evochi l'esistenza come semplice fatto storico influente sulla decisione del processo (Cass. n. 6199/2019) o quando il contratto risulti stipulato non tra le parti processuali, ma tra una sola di esse ed un terzo, come nel caso del curatore che agisca in revocatoria fallimentare (Cass. n. 3336/2015). Il giudice, inoltre, ai sensi del secondo comma dell'art. 2721, può ammettere la prova per testi del contratto anche quando il valore dell'oggetto della lite ecceda il limite previsto dalla medesima norma, allorché ritenga verosimile la conclusione orale del contratto, avuto riguardo alla sua natura e alla qualità delle parti (ad esempio, legate da vincolo di parentela). Occorre, inoltre, osservare che ai sensi dell'art. 421 c.p.c. il giudice, nelle controversie di lavoro, può disporre d'ufficio in qualsiasi momento l'ammissione di ogni mezzo di prova anche al di fuori dei limiti stabiliti dal codice civile, norma che, secondo quanto chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, riguarda proprio i limiti alla prova testimoniale fissati in via generale, negli artt. 2721,2722 e 2723 (Cass. n. 17614/2009). Si è, infine, precisato, in generale, che i limiti di valore sanciti dall'art. 2721 riguardo all'ammissibilità della prova testimoniale non attengono all'ordine pubblico e sono dettati nell'esclusivo interesse delle parti private, con la conseguenza che, qualora la prova venga ammessa in primo grado oltre i limiti predetti, essa deve ritenersi ritualmente acquisita se la parte interessata non ne abbia tempestivamente eccepito l'inammissibilità in sede di assunzione o nella prima difesa successiva entro lo stesso grado di giudizio; in questo caso, la relativa nullità, essendo rimasta sanata, non può essere eccepita per la prima volta in sede di appello, neppure dalla parte che sia rimasta contumace nel giudizio di primo grado, e, a maggior ragione, non può essere eccepita per la prima volta in sede di legittimità (Cass. n. 3959/2012; Cass. n. 3763/2018).La violazione commessa solo con la pronuncia della sentenza, nella quale il giudice espliciti il ragionamento presuntivo vietato, deve essere denunciata a pena di decadenza mediante l'impugnazione della stessa (Cass n. 19485/2017; Cass. n. 9680/2020). L'ammissione della prova testimoniale oltre i limiti di valore stabiliti dall'articolo 2721 c.c. costituisce, in ogni caso, un potere discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio, o mancato esercizio, è insindacabile in sede di legittimità ove sia correttamente motivato. BibliografiaBeghini, La prova per testimoni nel rito civile, Padova, 1997, 1 e ss.; Ceccherini, La prova orale nel processo civile, Milano, 2010, 1 e ss.; Patti, Prova testimoniale. Presunzioni. Artt. 2721-2729, Bologna, 2001, 1 e ss.; Viola, La testimonianza nel processo civile, Milano, 2012, 1 e ss.. |