Decreto legislativo - 8/07/1999 - n. 270 art. 56 - Contenuto del programma.

Lunella Caradonna
Ivana Vassallo

Contenuto del programma.

1. Il programma deve indicare:

a) le attività imprenditoriali destinate alla prosecuzione e quelle da dismettere;

b) il piano per la eventuale liquidazione dei beni non funzionali all'esercizio dell'impresa;

c) le previsioni economiche e finanziarie connesse alla prosecuzione dell'esercizio dell'impresa;

d) i modi della copertura del fabbisogno finanziario, con specificazione dei finanziamenti o delle altre agevolazioni pubbliche di cui è prevista l'utilizzazione.

d-bis) i costi generali e specifici complessivamente stimati per l'attuazione della procedura, con esclusione del compenso dei commissari e del comitato di sorveglianza 1.

2. Se è adottato l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali, il programma deve altresì indicare le modalità della cessione, segnalando le offerte pervenute o acquisite, nonché le previsioni in ordine alla soddisfazione dei creditori.

3. Se è adottato l'indirizzo della ristrutturazione dell'impresa, il programma deve indicare, in aggiunta a quanto stabilito nel comma 1, le eventuali previsioni di ricapitalizzazione dell'impresa e di mutamento degli assetti imprenditoriali, nonché i tempi e le modalità di soddisfazione dei creditori, anche sulla base di piani di modifica convenzionale delle scadenze dei debiti o di definizione mediante concordato .

3-bis. Le operazioni di cui ai commi 1 e 2 effettuate in attuazione dell'articolo 27, comma 2, lettere a) e b-bis), in vista della liquidazione dei beni del cedente, non costituiscono comunque trasferimento di azienda, di ramo o di parti dell'azienda agli effetti previsti dall' articolo 2112 del codice civile 23.

[3] Per l'interpretazione autentica delle disposizioni di cui al presente comma, vedi l'articolo 6, comma 1, del D.L. 29 settembre 2023, n. 131, convertito con modificazioni dalla Legge 27 novembre 2023, n.169.

Inquadramento

Con la nuova normativa si è superata la differenza tra programma e piano di risanamento, nel senso che non è possibile ipotizzare l'esecuzione di un programma senza nel contempo realizzare il piano di risanamento dell'impresa insolvente.

Programma e piano sono quindi due strumenti che non possono essere disgiunti. Nel programma deve essere compreso necessariamente il piano.

Il programma è così strutturato: a) un contenuto generale predeterminato per la parte comune per entrambi gli indirizzi; b) una parte specifica per l'indirizzo di cessione; c) una parte dedicata all'indirizzo di ristrutturazione.

Il legislatore ha avuto cura di individuare i contenuti essenziali del programma, con lo specifico intento di porre dei limiti al potere discrezionale dell'autorità amministrativa e ciò al fine di superare le difficoltà sorte durante la vigenza della precedente normativa.

Inoltre l'individuazione dei contenuti essenziali del programma influenza anche la fase della verifica delle iniziative dirette alla realizzazione del programma.

Si è detto che in tale contesto una scarsa incisività è stata riconosciuta al settore bancario, — che dovrebbe, di contro, rivestire un ruolo preminente soprattutto in ordine alle modalità di copertura del fabbisogno —, tanto che la posizione degli istituti di credito è stata definita da una parte della dottrina di «retroguardia» potendo soltanto depositare osservazioni postume (Lo Cascio, 1223).

Contenuto del programma

La parte comune ad entrambi gli indirizzi deve distinguere le attività imprenditoriali da proseguire e quelle da dismettere; il piano di liquidazione dei beni non funzionali all'impresa; le previsioni economiche e finanziarie dei costi della prosecuzione dell'attività e le modalità di copertura del fabbisogno finanziario, con la specificazione dei finanziamenti o delle altre agevolazioni pubbliche di cui è prevista l'utilizzazione.

Con la modifica introdotta con il d.l. 13 maggio 2011 n. 70 è stata prevista la specificazione dei costi generali e dei costi specifici complessivamente stimati per l'attuazione della procedura, con esclusione del compenso dei commissari e del comitato di sorveglianza.

Questo al fine di prevedere l'andamento di mercato e soprattutto al fine di di specificare l'onere economico che devono sopportare i creditori.

La realizzazione del programma è quindi possibile non soltanto se vi siano fondate prospettive di recupero dell'economicità della gestione dell'impresa in tempi brevi, ma anche se vi siano concrete possibilità di reperire i finanziamenti necessari per attuare il programma.

Ulteriori indicazioni sono date in relazione ai due indirizzi..

Nell'ipotesi di conservazione dell'impresa mediante cessione, il programma deve indicare le modalità della cessione, segnalando le offerte pervenute o acquisite, nonché le previsioni in ordine alla soddisfazione dei creditori.

Sono offerte pervenute quelle presentate spontaneamente o acquisite da terzi, mentre sono offerte acquisite quelle procurate dall'attività posta in essere dal commissario mediante ricerche o pubblicità.

Le previsioni in ordine alla soddisfazione dei creditori non richiedono la espressa indicazione della percentuale di soddisfacimento dei creditori e possono fondarsi o sulla semplice previsione della distribuzione del ricavato o anche sulla conclusione di accordi stragiudiziali o convenzioni bancarie.

L'indirizzo della cessione è stato ritenuto quello più diffuso e per tale motivo disciplinato più nel dettaglio, anche per ciò che concerne le modalità di liquidazione.

Secondo alcuni autori anche la cessione implica il raggiungimento di un obiettivo di recupero dell'equilibrio economico, posto che non si può immaginare una prosecuzione dissennata che si concluda con una cessione o l'affido del compito di recuperare l'equilibrio economico al cessionario (Alessi, 133).

Deve, altresì, precisarsi che la cessione a terzi dei complessi aziendali mediante la prosecuzione dell'attività per dirsi economicamente valida deve consentire un risultato almeno pari al valore dei beni trasferiti e agli oneri finanziari che l'esercizio di impresa ha comportato.

Se è adottato l'indirizzo della ristrutturazione dell'impresa, il programma deve indicare anche le eventuali previsioni di ricapitalizzazione dell'impresa e di mutamento degli assetti imprenditoriali, nonché i tempi e le modalità di soddisfazione dei creditori, anche sulla base di piani di modifica convenzionale delle scadenze dei debiti o di definizione mediante concordato.

È stato, quindi, attribuito ai creditori un ruolo maggiormente attivo di quello che era da loro rivestito con la precedente normativa, anche sotto lo specifico profilo che il pactum de non petendo è stato considerato uno strumento di rimozione dell'insolvenza.

Si è detto che nella procedura di conservazione dell'impresa insolvente tramite ristrutturazione vi è una certa riconducibilità alla procedura di amministrazione controllata, essendo stati introdotti momenti negoziali privati e qualche autore ha parlato di una sorta di privatizzazione legale dell'insolvenza (Lo Cascio, 315).

Con riguardo alla modifica convenzionale delle scadenze, è stato affermato che essa può passare solo attraverso la totalità dei consensi dei creditori, dovendosi escludere la possibilità di modifica convenzionale a maggioranza (Maffei Alberti, 1076).

Di contro, altri autori hanno ipotizzato la possibilità di concludere accordi soltanto con alcuni creditori, verosimilmente i più importanti, come le banche, atteso che di solito i piccoli creditori vengono pagati per intero, con la possibilità di legalizzare tali convenzioni prevedendo anche un controllo giudiziario in grado di assicurare alla generalità degli interessati la conservazione degli atti legittimamente compiuti (Lo Cascio, 316).

È stato pure messo in evidenza, per quanto concerne il richiamo della procedura di concordato, che il concordato giudiziale è legato all'attesa dell'esecutività dello stato passivo e può essere proposto solo dall'imprenditore o da un terzo e non dal commissario straordinario.

Per altro verso, non è stato escluso, anche nell'amministrazione straordinaria che, nel momento in cui si sottopone ad approvazione il programma, si sia già conclusa la fase della verifica dei crediti e il commissario abbia ricercato terzi o compulsato l'imprenditore a presentare domanda almeno in bozza, con la conseguenza che non ci sarà un concordato giudiziale già approvato ed omologato, ma una serie di indicazioni sulla proposta (Maffei Alberti, 1077).

Il d.l. n. 185/2008, convertito nella l. n. 2 del 2009, recante misure urgenti per il sostegno alle famiglie, lavoro, occupazione e imprese e per disegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale, ha introdotto con l'art. 56 del d.lgs. n. 270/1999, il comma 3-bis e ha statuito che le operazioni di cui ai commi 1 e 2 effettuate in attuazione dell'art. 27, comma 2, lettera a) e b-bis), in vista della liquidazione dei beni del cedente, non costituiscono comunque trasferimenti di azienda, di ramo o parti dell'azienda agli effetti previsti dall'art. 2112 c.c., a norma del quale in caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano.

Sono state così eliminate importanti garanzie cui i lavoratori avrebbero potuto avvalersi in relazione al rapporto di lavoro, alla procedura di consultazione sindacale e alla posizione contributiva.

Ciò per regolare con certezza e definitività le situazioni di contrasto che sarebbero sorte nella sistemazione dei rapporti patrimoniali e di lavoro nel corso della procedura di amministrazione straordinaria Alitalia.

In generale, alla ristrutturazione economica e finanziaria dell'impresa si guarda con sfavore, poiché, nella maggior parte dei casi, l'onere di ristrutturazione grava sull'imprenditore, mancando le risorse provenienti da realtà esterne all'azienda.

In realtà, anche questa strada, se percorsa nei tempi stabiliti dal legislatore, potrebbe essere ben vista dai lavoratori, che hanno interesse a mantenere la propria occupazione ovvero dai soggetti che vogliono mantenere i rapporti giuridici già pendenti con l'imprenditore insolvente e, ovviamente, anche dai creditori.

Si è posto il problema, trattandosi di società di capitali, se possa trovare applicazione la disciplina societaria e particolarmente quella dettata a tutela dell'integrità del capitale sociale, oppure si debba procedere ad una sospensione della stessa durante tutto il corso della procedura (Maffei Alberti, 1077).

Il programma nel d.l. n. 347/2003 (decreto Parmalat)

Il d.l. 23 dicembre 2003, n. 347 (cd. decreto Parmalat), convertito dalla l. 18 febbraio 2004, n. 39 prevede una particolare disciplina per l'amministrazione straordinaria delle imprese insolventi di più rilevanti dimensioni, in quanto si applica alle imprese che abbiano, congiuntamente, determinati requisiti dimensionali e di indebitamento (cfr. Pessina, 1).

Tale decreto legge è stato modificato successivamente, con il d.l. maggio 2004, n. 119, convertito dalla l.5 luglio 2004, n. 166, recante disposizioni correttive ed integrative del d.l. n. 347/2003.

Inoltre, il d.l. 29 novembre 2004, n. 281 (cosiddetto decreto Volare), convertito, senza modifiche, dalla l. 28 gennaio 2005, n. 6, ha ulteriormente modificato il citato d.l. n. 347/2003, sostituendo la disposizione di cui all'articolo 1, che regola i requisiti per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria.

Dopo l'entrata in vigore del d.l. n. 281/2004, la particolare procedura di amministrazione straordinaria prevista dal d.l. n. 347/2003, si applica alle imprese che sono in possesso, singolarmente o come gruppo di imprese, costituito da almeno un anno, di entrambi i requisiti:

a) lavoratori subordinati, compresi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, non inferiore a cinquecento da almeno un anno (prima erano i suddetti lavoratori erano mille);

b) debiti, inclusi quelli derivanti da garanzie rilasciate, per un ammontare complessivo non inferiore a trecentomilioni di euro (prima il requisito di indebitamento era di un miliardo).

Pertanto, sono stati ridotti i requisiti dimensionali, e ciò allo scopo di consentire l'ammissione alla procedura di un numero maggiore di imprese (infatti, in presenza di insolvenze di un gruppo di imprese, non è necessario che ogni singola impresa del gruppo possegga i requisiti dimensionali, ma è sufficiente che il gruppo nel suo complesso, purché esista da almeno un anno, possegga i requisiti previsti dalla legge).

Anche in questo tipo di procedura, analogamente rispetto a quanto già evidenziato nella procedura regolata dal decreto Prodi bis, il programma assume un significato particolare.

Si è già rilevato che, nell'ambito delle procedure regolate dal d.lgs. n. 270/1999, il programma deve essere redatto in modo da salvaguardare l'unità operativa dei complessi aziendali, tenuto conto degli interessi dei creditori; e che, nel rispetto di tali obiettivi, può avere come contenuto la cessione dei complessi aziendali oppure quello della ristrutturazione economica e finanziaria dell'impresa.

Nel d.l. n. 347/2003 il programma può assumere solo l'indirizzo della ristrutturazione già previsto dall' art. 27, comma 2, lettera b), del d.lgs. n. 270/1999, salvo casi particolari.

Il Ministero delle attività produttive, su istanza dell'impresa interessata che in possesso dei requisiti dimensionali previsti dalla legge, provvede, con decreto all'ammissione immediata dell'impresa in stato di insolvenza alla procedura di amministrazione straordinaria e alla nomina del commissario straordinario.

Il commissario straordinario, entro centottanta giorni dalla nomina, presenta al Ministro il programma di risanamento, predisposto in conformità di quanto previsto dall'art. 27 del d.lgs. 270/1999, con l'obiettivo di recuperare (entro due anni) l'equilibrio delle attività imprenditoriali tramite la ristrutturazione economica e finanziaria dell'impresa.

In presenza di giustificati motivi, il termine, su richiesta motivata dal commissario, può essere prorogato dal Ministro per non più di ulteriori novanta giorni.

Nel d.lgs. n. 270/1999 la proroga (che comunque non può superare i sessanta giorni) può essere concessa solo se «la definizione del programma risulta di particolare complessità». Nel d.l. n. 347/2003 può essere rilasciata anche per motivi che prescindono dalla complessità di redazione del programma, tra cui, a titolo esemplificativo, si può annoverare la necessità di ricostruire la situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa.

Una tutela particolare è prevista per i risparmiatori che abbiano investito in obbligazioni, emesse o garantite dall'impresa in amministrazione straordinaria.

Nel programma delle imprese ammesse alla procedura regolata dal d.l. n. 347/2003 devono essere presi in considerazione gli interessi degli obbligazionisti, da soddisfare anche eventualmente con un concordato.

Inoltre, vi è la particolarità che il concordato può essere proposto soltanto dal commissario straordinario (e non anche dall'imprenditore o da un terzo) unitamente al programma.

Il suddetto concordato, nel suddividere i creditori in classi, può costituire autonome classi per i possessori delle obbligazioni, prevedendosi, così, in loro favore un trattamento privilegiato.

Il commissario straordinario presenta, altresì, al Ministro una relazione particolareggiata sulle cause dell'insolvenza, con lo stato analitico ed estimativo delle attività e con l'elenco nominativo dei creditori, con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione.

Inoltre, deve pubblicare, senza ritardo, un estratto della relazione e del programma in almeno due quotidiani a diffusione nazionale o internazionale, ovvero secondo altra modalità ritenuta idonea dal giudice delegato.

Sia il programma, sia la relazione sono trasmessi dal commissario al tribunale secondo le disposizioni di cui all'art. 59 del d.lgs. n. 270/1999.

Fino a quando il programma non venga autorizzato, il commissario straordinario può compiere soltanto gli atti di ordinaria amministrazione o il cui valore unitario risulti inferiore ad euro 250.000,00; per gli atti di straordinaria amministrazione o di ordinaria amministrazione il cui valore risulti superiore alla predetta cifra, il commissario deve chiedere al ministro una preventiva autorizzazione (per ciascuna operazione ovvero per ogni categoria di operazione); l'autorizzazione può essere concessa laddove gli atti siano necessari per la salvaguardia della continuità delle attività aziendali.

Sulla base di quanto previsto dall'art. 4 comma 2 del d.l. n. 347/2003, può essere adottato, almeno nella prima fase, soltanto un programma avente ad oggetto la ristrutturazione economica e finanziaria dell'impresa.

Tuttavia, l'art. 4, comma 4, del citato decreto, prevede, altresì, che qualora il Ministro, eseguiti tutti gli accertamenti necessari, ritenga di non autorizzare l'esecuzione del programma di ristrutturazione, può essere presentato un programma di cessione dei complessi aziendali; soltanto laddove anche tale programma non fosse adottabile o non venisse autorizzato, viene disposta dal tribunale la conversione della procedura in fallimento.

Il nuovo programma di cessione è predisposto dal commissario straordinario e presentato al Ministro entro sessanta giorni dalla comunicazione della mancata autorizzazione del programma di ristrutturazione.

Ai sensi di quanto previsto dal d.lgs. n. 270/1999, la prosecuzione dell'impresa attraverso la cessione dei complessi aziendali non può avere durata superiore ad un anno.

Diversamente, la l. n. 119/2004 (che ha convertito con modifiche il d.l. n. 347/2003) prevede che se il programma di cessione viene autorizzato dal Ministro, la prosecuzione dell'esercizio dell'impresa può avere durata sino a due anni, che decorrono dal momento dell'autorizzazione.

Ciò in quanto nelle imprese di grandi dimensioni, quali appunto quelle soggette alla disciplina dettata dal d.l. in commento, sorgono maggiori difficoltà a concepire (ed eseguire) un programma di cessione nell'arco di un solo anno.

L'art. 4-bis, comma 11-bis prevede che il programma di cessione può essere presentato quando il concordato di cui all'art. 4 — bis viene respinto.

Si è già sopra evidenziato che il suddetto concordato rappresenta un modo di esecuzione del programma di ristrutturazione, è contenuto nel programma stesso e può essere presentato soltanto dal commissario.

È approvato se riporta il voto favorevole della maggioranza del valore assoluto dei crediti ammessi; in tal caso il tribunale approva il concordato con sentenza in camera di consiglio.

Se non si raggiungono le maggioranze previste dalla legge per l'approvazione il programma di ristrutturazione può essere sostituito con quello di cessione.

In tal caso, entro sessanta giorni dalla pubblicazione della sentenza che rigetta il concordato, il commissario straordinario presentare al Ministro un programma di cessione dei complessi aziendali, ai sensi dell'art. 27, comma 2, lettera a), del d.lgs. n. 270/1999.

Se il programma di cessione viene autorizzato dal Ministro, la prosecuzione dell'impresa può avere durata sino a due anni.

Rapporti tra commissario giudiziale e commissario straordinario

Le due fasi della procedura di salvataggio e ristrutturazione sono autonome e distinte. La prima, necessaria, è destinata ad operare una valutazione sulle cause della crisi e sulla prognosi in ordine alle possibilità di riequilibrio economico dell'impresa insolvente; la seconda, soltanto eventuale, si caratterizza per la sua natura specificamente operativa con la nomina del commissario straordinario, la redazione di un programma e l'attuazione delle linee gestionali predisposte nel programma.

Tanto premesso, è del tutto possibile che il commissario giudiziale abbia ritenuto la sussistenza di concrete prospettive di riequilibrio, con entrambi i programmi di salvataggio e di ristrutturazione, e che il commissario straordinario scelga lo strumento della ristrutturazione con la conseguente definizione delle scelte strategiche.

È proprio la natura valutativa e prognostica della relazione del commissario giudiziale che consente la prospettazione di entrambi gli strumenti (salvataggio e ristrutturazione).

La scelta definitiva è invece del commissario straordinario e la sede è la redazione del programma da operarsi quando il Tribunale abbia ritenuto la sussistenza delle condizioni di cui all'art. 27 dichiarando aperta la procedura di amministrazione straordinaria.

I giudici di merito, al riguardo, hanno affermato che «le stesse considerazioni in ordine alle diversità delle finalità delle due diverse fasi, alla specificità funzionale della relazione ex art. 28 redatta dal commissario giudiziale rispetto al programma definito ad opera del commissario straordinario, portano a ritenere che il giudizio sulla concretezza delle prospettive di recupero dell'equilibrio economico, richiesta dall'art. 27 d.lgs. n. 270/1999, ai fini della apertura dell'amministrazione straordinaria, non è condizionato dalla necessaria definizione in termini di assoluta precisione operativa, dei passaggi essenziali del programma di ristrutturazione o del programma di cessione dei complessi aziendali, essendo sufficiente che, al momento della delicata decisione del Tribunale, gli elementi desumibili dall'analisi economica e finanziaria della attività imprenditoriale nonché la prospettazione, in termini di concreta fattibilità, di una seria di interventi gestionali, faccia ritenere, con un serio margine di affidabilità, la realizzabilità dell'obbiettivo del recupero attraverso uno od entrambe le soluzioni di cui all'art. 27 del decreto» (Trib. Torre Annunziata, 14 novembre 2001, in Giur. comm., 2002, II, 482).

Bibliografia

v. sub art. 54.

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