Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 61 - Creditore di più coobbligati solidali.

Angelo Napolitano

Creditore di più coobbligati solidali.

 

Il creditore di più coobbligati in solido concorre nel fallimento di quelli tra essi che sono falliti, per l'intero credito in capitale e accessori, sino al totale pagamento.

Il regresso tra i coobbligati falliti può essere esercitato solo dopo che il creditore sia stato soddisfatto per l'intero credito.

Inquadramento

La disposizione in commento, insieme con gli articoli 62 e 63 l.fall., disciplina le modalità di concorso e di soddisfazione del creditore di più coobbligati in solido, di cui uno o più di essi siano falliti.

È opinione diffusa in dottrina, infatti, che il regresso spetti anche al coobbligato in bonis che abbia pagato integralmente il creditore nel corso del fallimento del condebitore (Cass. n. 3216/2012; Trib. Torino 2 gennaio 1993, in Fall. 1993, 863; Inzitari, 250), e non solo, come sembra da una interpretazione rigorosamente letterale della norma, al fallimento di un coobbligato nei confronti del fallimento di un altro coobbligato.

In particolare, l'art. 61 si occupa di disciplinare il caso in cui il creditore concorra nel fallimento di uno dei coobbligati in solido, per l'intero credito sino al totale pagamento (cfr. Bonfatti, 1989; Cavalaglio, 428).

Per la maggior parte degli autori, dopo che il credito sia stato insinuato al passivo del fallimento, i pagamenti degli altri coobbligati, falliti o meno che siano, non hanno rilievo, a meno che i pagamenti parziali non abbiano estinto l'intero credito (cfr. Rosapepe, 2014, 116 ss.; in giurisprudenza, App. Torino 7 febbraio 2007, in Fall., 2007, 813; per una visione in parte diversa, sia consentito rinviare a Napolitano, «I limiti della cognizione dei fatti estintivi dei crediti ammessi nello stato passivo», in nota a Cass. I, n. 525/2016).

Ne deriva che, nonostante i pagamenti parziali aliunde ricevuti, il creditore partecipa alle ripartizioni dell'attivo sempre in base al suo credito originariamente ammesso in capitale e accessori, fino alla totale estinzione dello stesso.

Il comma 2 dell'articolo in commento, poi, si occupa di disciplinare il regresso del coobbligato che abbia fatto pagamenti in favore del creditore.

Ebbene, il regresso può essere esercitato solo se il creditore sia stato soddisfatto per l'intero credito.

La giustificazione della norma sta nel voler evitare che per la stessa ragione credito possano essere ammessi più creditori, con una probabile complicazione nella gestione della procedura fallimentare.

Il nuovo art. 160 del d.lgs. n. 14/2019 - Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (in vigore dal 15 agosto 2020), rappresenta la trasposizione dell'articolo in commento.

Profili processuali

Per quanto riguarda i profili processuali, nei confronti del coobbligato in bonis la domanda del creditore dovrà essere proposta nelle forme ordinarie dell'azione di condanna, mentre quella nei confronti del debitore fallito dovrà assumere le forme dell'istanza di ammissione al passivo.

Ne consegue che se, nella pendenza di un giudizio nei confronti di più coobbligati, uno fallisce, il giudizio ordinario può proseguire nei confronti del debitore in bonis, mentre con riferimento al debitore fallito, nei cui confronti la domanda ordinaria di condanna sarà improcedibile, il creditore ha l'onere di proporre istanza di ammissione allo stato passivo.

La Corte di Cassazione, a tal proposito, ha stabilito che l'autonomia delle azioni proponibili da un creditore nei confronti di più soggetti solidalmente obbligati nei suoi confronti, opera anche nel caso del fallimento di uno di essi, con la conseguenza che l'azione verso il fallito comporta il ricorso alla procedura speciale dell'insinuazione al passivo del credito, quindi l'improcedibilità della domanda, mentre l'azione nei confronti del coobbligato in «bonis» può procedere con il rito ordinario (Cass. I, n. 14468/2005).

Con riferimento, invece, alle modalità di esercizio del regresso da parte del coobbligato, in dottrina alcuni autori sostengono che esso debba avvenire nelle forme della domanda di insinuazione passiva; altri invece ritengono che non occorra una domanda di insinuazione, richiamando la norma sulla surrogazione legale (art. 1203 n. 3 c.c.), sostenendo che il solvens è ex lege surrogato al creditore soddisfatto, e che se di regresso in senso tecnico si trattasse il credito del coobbligato adempiente non sarebbe concorsuale, in quanto il diritto di regresso sorge al momento dell'adempimento, che è il fatto costitutivo del credito del coobbligato adempiente nei confronti dell'altro coobbligato (Vaccarella, 65).

Bibliografia

Bonfatti, Il coobbligato del fallito nel fallimento, Milano, 1989; Cavalaglio, Il fallimento del coobbligato (profili processuali), in Giur. comm. 1980; Inzitari, Effetti del fallimento, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1988; Napolitano, I limiti della cognizione dei fatti estintivi dei crediti ammessi nello stato passivo, in Dir. fall. n. 3-4/2016; Rosapepe, in Trattato di diritto fallimentare, III, Gli effetti del fallimento, Torino, 2014; Vaccarella, La solidarietà passiva nel fallimento, in Dir. fall. 1967, I.

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