Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 202 - Accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza.

DOMENICA CAPEZZERA

Accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza.

 

Se l'impresa al tempo in cui è stata ordinata la liquidazione, si trovava in stato d'insolvenza e questa non è stata preventivamente dichiarata a norma dell'art. 195, il tribunale del luogo dove l'impresa ha la sede principale, su ricorso del commissario liquidatore o su istanza del pubblico ministero, accerta tale stato con sentenza in camera di consiglio, anche se la liquidazione è stata disposta per insufficienza di attivo.

Si applicano le norme dell'art. 195, commi secondo, terzo, quarto, quinto e sesto.

Inquadramento

La sentenza che dichiara lo stato di insolvenza e il decreto motivato che rigetta la relativa istanza sono suscettibili di impugnazione con le medesime modalità previste per la procedura fallimentare richiamate, rispettivamente, dall'art. 195, commi 5 e 6, l.fall.

Avverso la sentenza che accerta lo stato di insolvenza è ammesso, entro 30 giorni dalla data della notificazione della sentenza (per l'imprenditore) o dall'iscrizione nel Registro delle Imprese (per tutti gli altri interessati) l'impugnazione mediante «reclamo» avanti la Corte d'appello territorialmente competente, a norma dell'art. 195, comma 5, l.fall. il quale a sua volta richiama gli artt. 18 e art. 19, l.fall. Il «reclamo» può essere dunque proposto da chiunque vi abbia interesse, come espressamente previsto dall'art. 195, comma 5, l.fall.

Nel giudizio di reclamo sono litisconsorzi necessari (cfr. art. 102 c.p.c.) il commissario liquidatore e i creditori istanti, con esclusione dell'Autorità governativa competente.

Qualora, al momento dell'instaurazione del giudizio non sia stato ancora nominato il commissario liquidatore, sarà necessario disporre successivamente l'integrazione del contraddittorio.

In caso di accoglimento del reclamo ex art. 195, comma 5, l.fall., la Corte d'appello revoca la dichiarazione di insolvenza con sentenza notificata al commissario liquidatore, ai creditori istanti e all'impresa in liquidazione coatta amministrativa (a quest'ultima la notificazione è omessa quando essa stessa abbia proposto il reclamo).

Avverso, invece, il decreto motivato con cui il Tribunale rigetti il ricorso per l'accertamento giudiziario dello stato di insolvenza, i ricorrenti (i creditori e/o l'Autorità che esercita la vigilanza e/o l'impresa) potranno proporre «reclamo» ai sensi dell'art. 22, l.fall. (richiamato dall'art. 195, comma 6, l.fall.), il quale così recita: «entro trenta giorni dalla comunicazione, il creditore ricorrente o il pubblico ministero richiedente possono proporre reclamo contro il decreto alla corte d'appello che sentite le parti, provvede in camera di consiglio con decreto motivato». Nell'ipotesi in cui accolga tale reclamo (anche qui con decreto motivato), la Corte d'appello (analogamente a quanto è previsto dall'art. 22, l.fall. per la dichiarazione di fallimento) non dichiara lo stato di insolvenza e rimette gli atti al Tribunale affinché quest'ultimo provveda in tal senso con sentenza.

Ciò anche al fine di garantire l'impugnabilità della sentenza stessa con reclamo alla Corte d'appello ai sensi dell'art. 195, comma 5, l.fall.

Avverso la sentenza della Corte d'appello (che accoglie o rigetta il reclamo) è ulteriormente esperibile ricorso per cassazione (Lo Cascio, 1680).

La riforma della crisi d'impresa e dell'insolvenza (d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14)

Per il commento v. sub art. 194.

Effetti

Dall'accertamento giudiziario dello stato di insolvenza, sia esso preventivo o successivo rispetto all'apertura della liquidazione coatta, derivano specifici ed ulteriori effetti rispetto a quelli che discendono dall'apertura della liquidazione coatta amministrativa. Infatti, oltre all'azione revocatoria ordinaria, esperibile dal commissario liquidatore anche in mancanza dell'accertamento dello stato di insolvenza, a norma dell'art. 203, l.fall., solo dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza potrà farsi valere l'inefficacia degli atti a titolo gratuito (cfr. art. 64, l.fall.) e dei pagamenti anteriormente eseguiti per debiti non scaduti (cfr. art. 65, l.fall.); gli uni e gli altri se eseguiti dal debitore nel biennio antecedente. Sempre solo dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza potrà essere esercitata l'azione revocatoria fallimentare avverso gli atti disposizione compiuti nel c.d. periodo sospetto.

Bancarotta prefallimentare

La data di commissione dei reati di bancarotta prefallimentare coincide con quella di pronuncia della dichiarazione dello stato di insolvenza, tanto rileva anche ai fini della valutazione di legittimazione all'indulto o all'amnistia (cfr. Cass. pen. I, n. 46023/2004).

L'accertamento dello stato d'insolvenza successivo

L'accertamento dello stato d'insolvenza, oltre che preventivo, può essere successivo, senza limiti temporali, all'apertura della liquidazione coatta amministrativa, alla sola condizione che l'insolvenza sia anteriore rispetto all'instaurazione della procedura (cfr. art. 202, l.fall.; cfr. sul punto anche Cass. I, n. 24547/2010): in questo caso legittimati al ricorso sono il commissario liquidatore ed il pubblico ministero, e si osservano le medesime regole procedurali di cui all'art. 195, commi 2-6, l.fall.

L'accertamento dello stato d'insolvenza in generale

In entrambi i casi, sia per l'accertamento dello stato d'insolvenza preventivo che per l'accertamento dello stato di insolvenza successivo all'apertura della liquidazione coatta amministrativa, si ritiene che la sentenza abbia efficacia costitutiva (anche se in dottrina non mancano autori che propendono per la natura dichiarativa).

La sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza produce i suoi effetti dalla pubblicazione, ossia dal deposito in cancelleria, e devono essere adottate le forme di notificazione e pubblicazione previste per la sentenza dichiarativa del fallimento (cfr. art. 17, l.fall.):

- notificazione, su richiesta del cancelliere, ai sensi dell'art. 137 ss. c.p.c., al debitore, eventualmente al domicilio eletto nel corso del procedimento e al pubblico ministero;

- comunicazione per estratto ai sensi dell'art. 136 c.p.c., al commissario liquidatore e al ricorrente;

- annotazione presso l'ufficio del Registro delle Imprese competente.

Ai sensi dell'art. 195, l.fall. per la dichiarazione di insolvenza non è richiesto il superamento di parametri di tipo quantitativo: di qui il sospetto di una disparità di trattamento, rispetto alle imprese non assoggettabili a fallimento, censurabile sul piano del principio d'uguaglianza sancito dall'art. 3 Cost. Da alcuni autori (Panzani — Fauceglia, 1873) si è, tuttavia, proposta condivisibilmente un'interpretazione correttiva dell'art. 195, l.fall., nel senso di ritenere operanti le soglie dimensionali di fallibilità quanto meno per le imprese soggette a fallimento.

Bibliografia

Lo Cascio G. (diretto da), Codice Commentato del fallimento. Disciplina comunitaria e trasfrontaliera, Milano, 2017; Motti, Le liquidazioni coatte amministrative in diritto fallimentare. Manuale breve, Milano, 2008; Panzani-Fauceglia, Fallimento e altre procedure concorsuali, Torino, 2008.

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