Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 224 - Fatti di bancarotta semplice.

Roberto Amatore

Fatti di bancarotta semplice.

 

Si applicano le pene stabilite nell'art. 217 agli amministratori, ai direttori generali, ai sindaci e ai liquidatori di società dichiarate fallite, i quali:

1) hanno commesso alcuno dei fatti preveduti nel suddetto articolo;

2) hanno concorso a cagionare od aggravare il dissesto della società con inosservanza degli obblighi ad essi imposti dalla legge.

Inquadramento

In virtù del rinvio operato dalla norma in esame, le pene comminate dall'art. 217 si applicano altresì agli amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori della società dichiarate fallite, qualora abbiano commesso alcuno dei fatti previsti dallo stesso articolo, oppure qualora abbiano concorso a cagionare o aggravare il dissesto della società con inosservanza degli obblighi ad essi imposti dalla legge.

Nei reati di bancarotta in ambito societario, soggetto attivo può essere anche colui che svolga in via di mero fatto le funzioni di amministratore, poiché le fattispecie legali non introducono alcuna distinzione tra ruolo corrispondente ad una carica formale ed analoga funzione esercitata in via di fatto. (In motivazione la Corte ha negato che una tale distinzione sia stata introdotta dal testo riformato dell'art. 2639 c.c. — modificato dall'art. 1 del d.lgs. 11 aprile 2002, n. 61 — ove la responsabilità di colui che svolga in via di mero fatto le funzioni tipiche del diritto societario è stata espressamente prevista quanto alle relative fattispecie criminose, giacché il legislatore ha semplicemente inteso fornire un riscontro letterale ad una soluzione già consolidata in via interpretativa, e d'altra parte la materia fallimentare è disciplinata in via autonoma, così restando suscettibile di autonoma ricostruzione) (Cass. pen. V, n. 36630/2003)

In tema di reati fallimentari, l'art. 106 delle disposizioni per l'attuazione del c.c. (come modificato dall'art. 9 del d.lgs. n. 6 del 2003), estende al commissario governativo, nominato dall'autorità di Governo in sostituzione degli organi del consorzio a norma dell'art. 2619 c.c., le disposizioni in tema di poteri dell'amministratore giudiziario, con la conseguenza che, in forza di tale estensione, all'attività del commissario si applica la normativa di cui agli artt. 223 e 224 l.fall. (Cass. pen. V, n. 21175/2006).

Il tempo di commissione dei reati di cui agli artt. 216, 217, 223 e 224 l.fall., è quello che decorre dalla pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento, e questo è il tempo che va rapportato al termine di efficacia dell'amnistia o dell'indulto, se non altrimenti specificato dalla legge di previsione (Cass. pen. V, n. 7814/1999)

L'art. 224 n. 1

La fattispecie di bancarotta fallimentare semplice per spese personali eccessive, prevista dall'art. 217, comma primo n. 1, l.fall. non può essere integrata dall'amministratore di società di capitali, atteso che questi non è legittimato a compiere spese personali, neppure se non eccessive, e può, invece, essere chiamato a rispondere di operazioni manifestamente imprudenti o delle altre ipotesi di cui all'art. 217, nn. 4 e 5, l.fall. (Cass. pen. V, n. 2799/2014).

Non integra il reato di bancarotta semplice documentale (art. 217 l.fall.) il mero ritardo, da parte dell'amministratore di diritto, nella trasmissione dei documenti contabili al commercialista, che può essere considerato solo un sintomo della irregolare o incompleta tenuta delle scritture contabili. (Cass. pen. V, n. 36613/2010)

L'amministratore di società, che, contravvenendo all'obbligo contenuto nell'art. 2392 c.c. di impedire non solo gli atti pregiudizievoli per la società ma anche quelli pregiudizievoli per i soci, i creditori o i terzi, non adempie al suo obbligo di garanzia, concorre, ex art. 40 cpv. c.p., per omissione, consistita nella mancata vigilanza e nella mancata attivazione per impedire l'adozione di atti di gestione pregiudizievoli, nei delitti fallimentari commessi da altri amministratori, dal momento che anche gli interessi tutelati dalle norme penali fallimentari sono compresi tra quelli affidati alle sue cure (Cass. pen. V, n. 36764/2006).

In tema di bancarotta fraudolenta documentale, la responsabilità dell'amministratore, che risulti essere stato soltanto un prestanome, nasce dalla violazione dei doveri di vigilanza e di controllo che derivano dalla accettazione della carica, cui però va aggiunta la dimostrazione non solo astratta e presunta ma effettiva e concreta della consapevolezza dello stato delle scritture, tale da impedire la ricostruzione del movimento degli affari o, per le ipotesi con dolo specifico, di procurare un ingiusto profitto a taluno (Cass. pen. V, n. 44293/2005).

L'art. 224 n. 2

Evento consumativo di tale ipotesi colposa di reato è il dissesto della società (Antonioni, 136 e ss.). Per la integrazione del reato si richiede, in primo luogo, un nesso eziologico fra le condotte dell'agente e il verificarsi ed aggravarsi del dissesto della società (l'evento del reato) (Conti). È sufficiente a tal fine che il soggetto abbia posto in essere una condizione senza la quale l'evento non si sarebbe verificato. Per ciò che riguarda in particolare l'aggravamento del dissesto comunque esistente, esso deve essere considerato globalmente e non con riferimento a singole situazioni debitorie, sicché, quando l'entità complessivo del medesimo sia comunque rimasto invariato, la circostanza che la condotta abusiva abbia incrementato alcune voci del passivo non giustifica di per sé una affermazione di responsabilità, salvo che non si accerti che la diminuzione di altre voci che ha compensato l'incremento, sia stata causata da fattori autonomi ed indipendenti.

In tema di bancarotta, la convocazione dell'assemblea dei sociexart. 2447 c.c. in presenza di una riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale rientra tra gli «obblighi imposti dalla legge» la cui inosservanza può dar luogo a responsabilità penale dell'amministratore ai sensi dell'art. 224, primo comma, numero 2, l.fall., laddove costituisca causa o concausa del dissesto ovvero del suo aggravamento (Cass. pen. V, n. 8863/2014).

Ai fini della configurabilità del reato previsto dall'art. 224, n. 2, l.fall., rientra tra gli «obblighi imposti dalla legge» la cui inosservanza, se causa o concausa di dissesto societario ovvero di aggravamento dello stesso dissesto, può dar luogo a responsabilità penale degli amministratori, anche l'esecuzione di delibere assembleari che non siano semplicemente «gestionali», ma che attengano alla vita dell'ente sociale, come quelle che decidono lo scioglimento anticipato o la trasformazione della società (art. 2365 c.c.), oppure la presentazione della proposta di concordato fallimentare o della domanda di concordato preventivo (artt. 152, comma 2, e 161, comma 4, l.fall.) (Nel caso di specie, riguardante l'inosservanza di una delibera assembleare relativa alla domanda di ammissione al concordato preventivo da parte dell'amministratore unico di una società a responsabilità limitata, la S.C. ha annullato la sentenza impugnata con rinvio affinché fosse accertato il nesso causale tra l'anzidetta inadempienza e l'aggravamento del dissesto societario) (Cass. pen. V, n. 40581/2002).

I sindaci di una società fallita rispondono del reato di cui agli artt. 217, comma primo, n. 4, e 224 l. fall. per avere omesso di attivarsi per rimediare all'inerzia dell'amministratore che non ha chiesto il fallimento in proprio della società, così aggravandone il dissesto, solo quando la situazione di insolvenza è rilevabile dagli atti posti a loro disposizione; e il giudice di merito deve verificare, mediante un giudizio controfattuale, se, qualora fossero state poste in essere le attività di impulso e di controllo omesse, si sarebbe comunque realizzato l'aggravamento del dissesto (Cass. V, n. 28848/2020). L'aggravamento del dissesto ai fini del reato deve consistere nel deterioramento, provocato per colpa grave o per la mancata richiesta di fallimento, della complessiva situazione economico-finanziaria dell'impresa fallita, non essendo sufficiente ad integrarlo il solo aumento di alcune poste passive (Cass. V, n.27634/2019).

Bibliografia

Antonioni, La bancarotta semplice, Palermo, 1957, 136 e ss.; Conti, Diritto penale commerciale, I reati fallimentari, Torino, 1991.

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