Fondo speciale

01 Agosto 2017

Per fare fronte alla fisiologica mancanza di liquidità nelle casse dei condominii, già prima della riforma la giurisprudenza aveva ritenuto legittima la possibilità di istituire dei fondi che fossero destinati anche a spese di carattere ordinario, in modo da consentire all'amministratore di garantire la corrente gestione dell'ente; con la novella, la possibilità di costituire un fondo speciale per le opere di manutenzione straordinaria è stata tradotta in obbligatorietà, imposizione che è stata allargata alle innovazioni già approvate; trattasi di un mezzo - ritoccato dal c.d. decreto destinazione Italia n. 145/2013 - per evitare al condominio sia il blocco dei lavori per morosità verso l'appaltatore, sia da parte di questi il ricorso ad azioni giudiziarie di recupero forzoso del proprio credito.
Inquadramento

Il fondo speciale è stato disciplinato, per la prima volta, nell'ordinamento condominiale con l'art. 1135, n.4), c.c. secondo il quale l'assemblea provvede «alle opere di manutenzione straordinaria e alle innovazioni, costituendo obbligatoriamente un fondo speciale di importo pari all'ammontare dei lavori; se i lavori devono essere eseguiti in base a un contratto che ne prevede il pagamento graduale in funzione del loro progressivo stato di avanzamento, il fondo può essere costituito in relazione ai singoli pagamenti dovuti».

L'attuale versione della norma consegue alla modifica di cui all'art. 1, comma 9, lett. d), del d.l. 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla l. 21 febbraio 2014, n. 9; questa era stata necessaria allorché il legislatore, già dai primi momenti di applicazione della nuova norma, si era reso conto che difficilmente la disponibilità di un fondo di riserva, che coprisse l'intero importo dei lavori, sarebbe stata raggiungibile prima dell'inizio degli stessi.

Obbligatorietà e specialità del fondo

La nuova formulazione dell'art. 1135, n. 4), c.c., si contrappone al previgente testo, che riservava all'assemblea dei condomini ampia discrezionalità nel decidere in merito. Discrezionalità che si traduceva in una libera valutazione sulla opportunità di provvedere in tal senso (sempre in relazione ad interventi straordinari, da intendersi tali quelli al di fuori della normalità ed abitualità), istituendo una riserva che, in ogni caso, non necessariamente doveva essere commisurata al valore delle future opere.

Obiettivamente la vecchia disposizione, priva di un carattere impositivo, poteva non essere di grande aiuto e questa è anche la ragione per cui, con la novella del 2012, il nuovo sistema di accantonamento è stato non solo imposto, ma anche collegato nei tempi di versamento a quelli concordati con l'impresa per lo svolgimento dei lavori.

L'introduzione forzata di tale riserva rappresenta, nella sostanza, una presa d'atto da parte del legislatore di quanto più volte affermato dalla giurisprudenza la quale, in passato, aveva dichiarato l'inammissibilità della costituzione di un fondo cassa condominiale per spese straordinarie, non determinate né determinabili, esulando dalla competenza dell'assemblea tale potere impositivo ed essendo conseguentemente illegittimo andare oltre la previsione annuale della gestione condominiale, così come è illecito onerare i condomini di spese che non abbiano una urgente o specifica causale o destinazione (tra tutte, v. Trib. Lucera 20 dicembre 1996).

In evidenza

Il fondo speciale, previsto solo per interventi straordinari o innovativi, si differenzia dal c.d. «fondo cassa», pur oggetto di innumerevoli decisioni giurisprudenziali, il cui scopo è quello di costituire una riserva, non imposta per legge e con differenti obiettivi: coprire morosità dei condomini da cui possano conseguire maggiori danni alla collettività; consentire l'avvio di procedimenti di recupero crediti; costituire un accantonamento per la piccola ordinaria manutenzione, ecc. L'entità della provvista e la decisione per la sua istituzione è rimessa alla piena discrezionalità dell'assemblea senza che tale decisione pregiudichi l'interesse dei condomini ed il diritto dei singoli, trattandosi, sempre, di somme che dovranno essere oggetto di compensazione in sede di bilancio consuntivo.

Secondo una particolare interpretazione dottrinale della norma, nella versione antecedente alla modifica introdotta dalla legge n. 9/2014, la specialità del fondo ed il vincolo di destinazione dello stesso avrebbe richiesto, per evitare che il condominio potesse attingere alle somme erogate per fini diversi da quelli previsti dall'art. 1135 c.c., il deposito delle stesse su di un conto corrente autonomo, trattandosi di importi estranei alla gestione ordinaria del condominio. Tale interpretazione è stata, però, superata con la previsione di più accantonamenti relativi alle differenti fasi di esecuzione delle opere.

Occorre ancora ribadire che il fondo speciale, come disciplinato dal legislatore del 2012, è un fondo strettamente vincolato alla natura dei lavori da intraprendere. Il ché vuole dire che non può essere costituito un fondo di riserva in astratto e senza un concreto collegamento con i lavori, di natura straordinaria od innovativa, deliberati dall'assemblea. Mentre, ovviamente, nulla osta a che i condomini si determinino per versare l'intera riserva, pari all'importo dei lavori, prima del loro inizio.

In una recente decisione di merito (Trib. Roma 19 aprile 2016), è stato affermato che, malgrado la prevista obbligatorietà del fondo speciale, l'art. 1135, n. 4), c.c. si caratterizza come norma derogabile, poiché la stessa non è inserita nel corpo dell'art. 1138, comma 4, c.c., il quale elenca le disposizioni che non possono essere modificate neppure dai regolamenti di natura contrattuale. In questo senso, quindi, è stata rigettata l'impugnativa della delibera con la quale i lavori straordinari erano stati assentiti senza la contestuale approvazione del fondo cassa speciale.

La decisione pone in evidenza un aspetto interessante della questione e che riguarda il rapporto tra fondo di accantonamento e contratto di appalto, in merito al quale il giudicante ha affermato che «la mancata costituzione del fondo non incide sulla validità dell'appalto rinascendo, in tale evenienza, l'unicità del patrimonio del condominio e l'obbligazione parziaria dei condomini con possibilità per il creditore - poco solerte nel pretendere l'istituzione preventiva del fondo speciale - di escutere il patrimonio del condominio e, pro quota, quello dei condomini morosi». Non si comprende, peraltro, come si possa conciliare l'obbligatorietà delle quote di accantonamento con la derogabilità della norma, che il Tribunale capitolino ha correttamente evidenziato.

La ratio ispiratrice della disposizione in esame intende tutelare l'impresa appaltatrice, da un lato, ed il condominio e, se vogliamo, i condomini virtuosi dall'altro, dal momento che questi sono coloro che versano sempre, con regolarità, le quote di loro competenza. Fin troppo evidente che in caso di morosità verso l'impresa esecutrice il danno più grave lo sopporta sempre il condominio ed i singoli condomini, i quali rischieranno di subire non solo l'interruzione dei lavori, ma anche l'eventualità di azioni esecutive avviate dal creditore. La costituzione del fondo, pertanto, non solo garantisce al condominio la liquidità necessaria per sostenere la realizzazione degli interventi, ma anche mette al riparo coloro che sono stati scelti per l'esecuzione dei lavori e che potranno contare, per il soddisfacimento dei propri crediti, su somme già accantonate.

Problematiche connesse al fondo speciale

L'obbligatorietà di cui si è ampiamente trattato, nulla toglie al fatto che la decisione sulla costituzione del fondo di accantonamento, sull'entità e sui termini dei versamenti debba comunque passare per l'approvazione dell'assemblea, la quale si ritiene debba deliberare con la maggioranza prevista dall'art. 1136, comma 3, c.c. (maggioranza degli intervenuti pari ad almeno un terzo dei millesimi). Una maggioranza più pesante, perché ragguagliata al tipo di lavori da effettuare (manutenzione straordinaria di notevole entità oppure innovazioni), non sembra una risposta corretta per approvare, senza problemi, la delibera sul punto al fine di garantire la preventiva copertura finanziaria per l'esecuzione dei lavori appaltati.

Una volta approvato dall'assemblea il contratto di appalto per l'importo in esso indicato sarà, quindi, importante approvare anche il fondo speciale. L'amministratore sarà, poi, tenuto a redigere una doppia ripartizione delle spese: la prima con riferimento al valore integrale dell'appalto e la seconda avente ad oggetto il fondo speciale graduale, come previsto dall'art. 1135 c.c.

In questo contesto dovrà essere prestata particolare attenzione alla delibera assembleare, in modo che sia immune da vizi di legittimità, onde evitare, da parte dei condomini, impugnative che renderebbero vana la finalità dell'art. 1135 c.c.

Determinante è il rispetto dei termini per il versamento della quota parte dell'accantonamento da parte dei singoli condomini, poiché in caso di ritardo l'amministratore dovrà agire in via giudiziale, ai sensi dell'art. 63, disp. att.c.c., per il recupero forzoso del credito. Per tale motivo è importante che nel verbale assembleare venga indicato il termine essenziale di ciascun adempimento, in modo da non consentire ai condomini di trovare giustificazioni prive di fondamento.

A questo punto, è lecito chiedersi cosa accada se l'amministratore non inserisce nell'ordine del giorno dell'assemblea la voce «costituzione del fondo di accantonamento», Sicuramente tale mancanza non incide, malgrado la violazione dell'art. 1135 c.c., sulla regolarità del contratto di appalto che sarà sottoscritto, mentre si potrebbe configurare una responsabilità personale a carico dell'amministratore per eventuali danni derivanti dalla morosità dei condomini ed incidenti sull'esecuzione del contratto stesso.

Altro aspetto da prendere in considerazione riguarda la necessità di provvedere a lavori straordinari urgenti. In questo caso la questione che si pone concerne l'applicabilità dell'art. 1135 in esame anche a questo tipo di interventi.

La fattispecie non è stata presa in considerazione dal legislatore, il quale non ha modificato il dettato dell'art. 1135, comma 2, c.c. secondo il quale «l'amministratore non può ordinare lavori di manutenzione straordinaria, salvo che rivestano carattere urgente, ma in questo caso deve riferirne alla prima assemblea».

Di norma si tratta di interventi imprevisti, imprevedibili e non procrastinabili talché il rappresentante dell'ente deve immediatamente darvi corso per evitare danni immediati al condominio. In questo caso l'amministratore è tenuto a darne subito comunicazione ai condomini chiedendo, contestualmente, un fondo spese commisurato all'importo dell'intervento.

Con l'introduzione dell'art. 1117-bis, c.c. l'àmbito di applicabilità delle norme relative al condominio sono state estese anche al supercondominio,realtà edilizia ed urbanistica costituita da «più unità immobiliari o più edifici ovvero più condominii di unità immobiliari o di edifici abbiano parti comuni ai sensi dell'art. 1117».

A questo proposito giova ricordare che, come disposto dall'art. 67, comma 3, disp. att. c.c., quando i condomini sono più di sessanta, per gli atti di gestione ordinaria delle parti comuni a più condominii, ciascun condominio deve eleggere il proprio rappresentante, al quale sono affidati ampi poteri non soggetti a limiti o condizioni.

Il silenzio della legge in relazione agli argomenti che esulano da tale campo (nel nostro caso in particolare: manutenzione straordinaria ed innovazioni), riporta le decisioni nell'alveo dell'ordinario svolgimento delle assemblee, con riferimento agli avvisi di convocazione da inviare a tutti i componenti del supercondominio; quorum costitutivi e deliberativi; conferimento deleghe; soggetti legittimati a partecipare alle riunioni e così via.

Da ultimo, una brevissima notazione che riguarda la vendita dell'immobile ed un eventuale diritto del venditore alla restituzione della quota parte del fondo speciale. In questo caso si ritiene che la quota versata, essendo entrata a fare parte del patrimonio condominiale non possa essere oggetto di restituzione da parte dell'Ente. Vi potrà, comunque, essere un accordo interno tra venditore ed acquirente, il quale si potrebbe accollare la quota parte del fondo di accantonamento, rendendola al suo dante causa. Accordo che, naturalmente, non può avere effetti nei confronti dei terzi, ovvero del condominio.

Qualora, invece, l'immobile sia stato oggetto di compravendita senza che l'alienante abbia pagato il dovuto, trattandosi, anche se in forma speciale, di somma a titolo di contributi condominiali si applicherà, nella fattispecie, il principio della solidarietà tra tale soggetto ed il compratore, il quale risponderà nei confronti del condominio unitamente al suo dante causa per l'anno in corso e per quello precedente.

Giova, ancora, evidenziare che il condominio, per recuperare la somma dovuta e non versata, non potrà che agire in via ingiuntiva nei confronti del nuovo condomino il quale potrà, a sua volta, rivalersi verso l'alienante.

Casistica

CASISTICA

Criteri di ripartizione

La previsione di un fondo spese per i lavori con quote uguali comporta che i condomini sono chiamati a partecipare alle spese condominiali in misura non proporzionale al valore delle rispettive proprietà, in violazione del principio imposto dalla legge secondo cui ciascuno contribuisce in base ai propri millesimi (in via eccezionale, secondo la giurisprudenza ante riforma, poteva essere consentito all'assemblea di approvare a maggioranza un fondo cassa nell'unico caso in cui un creditore del condominio avesse esercitato un'azione esecutiva in danno di parti comuni dell'edificio, situazione ormai da escludersi alla luce della nuova formulazione dell'art. 63 disp.att.c.c. che dispone che i creditori del condominio non possano agire nei confronti dei condomini in regola con i pagamenti, se non dopo aver agito nei confronti dei condomini morosi e del loro patrimonio). Tale deroga ai criteri normativi è, sì possibile, ma se assunta con l'unanimità dei consensi e non solo di quelli presenti alla seduta (Trib. Roma 15 giugno 2016).

-

Qualora l'assemblea dei condomini, deliberando l'esecuzione di opere di manutenzione straordinaria e la costituzione del fondo speciale, approvi il piano di riparto di tale fondo in proporzione ai millesimi di proprietà senza che nella deliberazione vi sia alcun cenno sull'applicazione, in sede di approvazione di rendiconto finale e del versamento del conguaglio, di criteri differenti di distribuzione delle spese (quale quello di cui all'art. 1123, comma 2, c.c.) tale piano di riparto è da considerarsi definitivo riguardo ai criteri di distribuzione delle quote integranti il fondo speciale, costituito ai sensi dell'art. 1135, n. 4), c.c. e degli acconti richiesti ai condomini. Tale delibera è pertanto illegittima, quando debba trovare applicazione l'art. 1123, comma 2, c.c.; essa è pertanto annullabile (e non nulla), e va quindi impugnata entro il termine di cui all'art. 1137 c.c. (Trib. Parma 20 giugno 1996).

Derogabilità della norma

La norma di cui all'art. 1135, comma 1, n. 4), c.c. non è fra quelle dichiarate inderogabili dall'art. 1138, comma 4, c.c., né dall'art. 72 disp. att. c.c. L'assemblea, specie in un condominio nel quale i pagamenti sono puntuali e scrupolosi, può validamente deliberare lavori di straordinaria manutenzione senza stabilire la contestuale costituzione di un fondo speciale, che ha il solo scopo di costituire una garanzia ulteriore per la ditta appaltatrice alla luce della natura parziaria delle obbligazioni dei singoli condomini (Trib. Roma 19 aprile 2016).

Lavori urgenti

L'amministratore di condominio non ha - salvo quanto previsto dagli artt. 1130 e 1135 c.c. in tema di lavori urgenti - un generale potere di spesa, in quanto spetta all'assemblea condominiale il compito generale non solo di approvare il conto consuntivo, ma anche di valutare l'opportunità delle spese sostenute dall'amministratore; ne consegue che, in assenza di una deliberazione dell'assemblea, l'amministratore non può esigere il rimborso delle anticipazioni da lui sostenute, perché, pur essendo il rapporto tra l'amministratore ed i condomini inquadrabile nella figura del mandato, il principio dell'art. 1720 c.c. - secondo cui il mandante è tenuto a rimborsare le spese anticipate dal mandatario - deve essere coordinato con quelli in materia di condominio, secondo i quali il credito dell'amministratore non può considerarsi liquido né esigibile senza un preventivo controllo da parte dell'assemblea (Cass. civ., sez. II, 20 agosto 2014, n. 18084).

Fondo cassa

Appartiene al potere discrezionale dell'assemblea e non pregiudica né l'interesse dei condomini alla corretta gestione del condominio, né il loro diritto patrimoniale all'accredito della proporzionale somma - perché compensata dal corrispondente minor addebito, in anticipo o a conguaglio - l'istituzione di un fondo - cassa per le spese di ordinaria manutenzione e conservazione dei beni comuni, e la relativa delibera è formalmente regolare, anche se tale istituzione non è indicata tra gli argomenti da trattare, se è desumibile dal rendiconto - depositato prima dell'assemblea convocata per la sua approvazione - in cui l'accantonamento di un'entrata condominiale (nella specie canone dell'appartamento dell'ex portiere) è destinato alle spese di ordinaria manutenzione (Cass. civ., sez. II, 28 agosto 1997, n. 8167).

Guida all'approfondimento

Lazzaro - Di Marzio - Petrolati, Codice del condominio, Milano, 2014, 534;

Nucera, Riforma e fondo speciale per straordinarie, in Arch. loc. e cond., 2013, 572;

Del Torre, La costituzione del fondo speciale per opere straordinarie e innovazioni ex art. 1135, n. 4), c.c., in Arch. loc. e cond., 2013, 725;

Scarpa, Il fondo speciale per la manutenzione straordinaria e le innovazioni nel condominio, in Arch. loc. e cond., 2013, 569.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario