Ricorso per decreto ingiuntivo depositato in formato PDF immagine. Nullità?
15 Dicembre 2015
Massima
Il deposito di ricorso per decreto ingiuntivo a mezzo PDF immagine in luogo di PDF nativo non comporta l'inesistenza dell'atto e, qualora si volesse abbracciare la tesi della nullità dello stesso, detta nullità è sanata dalla costituzione dell'opposizione. La questione
Il ricorso per decreto ingiuntivo depositato in via telematica in formato PDF immagine può ritenersi mera irregolarità o deve scontare la tagliola della nullità (o addirittura dell'inammissibilità)? Il caso
Con la recente pronuncia in commento, il Tribunale di Verona torna su un argomento dibattuto e di primaria importanza nel mondo in evoluzione del processo civile telematico: l'ammissibilità e/o validità del ricorso per decreto ingiuntivo telematico depositato con file “PDF immagine” in luogo di file “PDF nativo” (o “PDF testuale”, in sentenza). A riprova dell'evoluzione giurisprudenziale in materia, vi è l'incipit della parte motiva della sentenza con cui l'Estensore manifesta la consapevolezza di decidere su una materia alquanto dibattuta, e, invero, di porsi tra le fila della giurisprudenza ad oggi minoritaria («al di là di quanto opinato da taluni giudici di merito»). Dentellati legislativi della sentenza sono gli artt. 156 c.p.c., e il Decreto del Ministro della Giustizia 21 febbraio 2011, n. 44 (recante «Regolamento concernente le regole tecniche per l'adozione nel processo civile e nel processo penale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in attuazione dei principi previsti dal d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, ai sensi dell'art. 4, commi 1 e 2, d.l. 29 dicembre 2009, n. 193, convertito nella l. 22 febbraio 2010, n. 24»). Il ragionamento del Tribunale di Verona è sintetico, ma stringente: di «nullità ex art. 156, comma 1, c.p.c. (ai sensi del quale, come noto «Non può essere pronunciata la nullità per inosservanza di forme di alcun atto del processo, se la nullità non è comminata dalla legge», nda) non vi è traccia nel sistema processuale». Tale nullità non è richiamata dall'art. 11 d.m. n. 44/2011, che non si preoccupa di collegare alcun tipo di conseguenza all'eventuale difformità formale dell'atto, né nell'art. 34, richiamato dallo stesso art. 11. Di particolare interesse la seconda parte della motivazione secondo cui «in ogni caso, anche laddove – in tesi - volesse ravvisarsi il vizio del ricorso monitorio telematico per difetto di un elemento essenziale dell'atto, si dovrebbe parlare non di inesistenza bensì di nullità ex art. 156, comma 2, c.c., dovendosi escludere ragionevolmente la sussistenza di quell'ipotesi estrema della c.d. “irriconoscibilità del tipo processuale”, come attesta – nella pratica - la riconosciuta idoneità del ricorso a formare il convincimento e la successiva determinazione giudiziale del giudice del decreto ingiuntivo oggi opposto». Infine, a confermare il vizio amletico di ogni avvocato («costituirmi per far valere il vizio o meno sperando in una pronuncia ex officio?»), il Tribunale di Verona ribadisce che seppure si volesse, per mero esercizio teorico, seguire la tesi della nullità formale dell'atto ex art. 156 c.p.c., il vizio è in ogni caso sanato ex tunc, «ex artt. 156, comma 3, e 164, comma 3, c.p.c.». Le soluzioni giuridiche
Si ritiene opportuno richiamare, seppure in via di estrema sintesi, alcune pronunce di merito intervenute in siffatta materia. Il Tribunale di Vercelli con statuizione del 4 agosto 2014 su reclamo ex art. 669-terdecies c.p.c., si è pronunciato in conformità con la sentenza in commento rilevando che «l'art. 156, comma 1 c.p.c. stabilisce che la nullità dell'atto per difetto di requisiti di forma deve essere prevista da una legge. L'art. 16-bis d.l. n. 179/2012, che ha certamente natura di fonte primaria, non commina alcuna sanzione di nullità in caso di difetto di forme con riguardo ai documenti inviati in via telematica. Né è possibile far discendere la nullità dalle specifiche tecniche disposte dal DGSIA, non aventi certo natura di fonte primaria. Di conseguenza deve ritenersi che l'invio dell'atto in formato PDF immagine costituisca una mera irregolarità». Pur partendo dalle stesse premesse del Tribunale di Verona, conclude per l'inammissibilità il Trib. Roma, sent., 9 giugno 2014 secondo cui «Risulta d'immediata percezione che il processo civile telematico implica l'adesione degli operatori agli standard tecnici stabiliti, a pena della sua stessa praticabilità e ragionevole durata (art. 111 Cost.) […] L'unicità dello standard costituisce lo strumento senza il quale non è neppure concepibile lo svolgimento di un processo in forma telematica. […] Lo "scopo" dell'atto processuale telematico diviene, prima d'ogni altro, quello di inserirsi efficacemente in una sequenza intrinsecamente assoggettata alle regole tecniche che impongono l'adozione di particolari formati in luogo di altri. […] In tale prospettiva ed in relazione ad un ricorso per decreto ingiuntivo risulta predicabile la sua inammissibilità perché l'atto introduttivo manca dei requisiti genetici indispensabili per dar valido corso ad un procedimento telematico». Contraria alla sentenza in commento anche sent. Livorno, 25 luglio 2014, in cui si legge «Il rispetto delle regole tecniche (quali ad esempio quella sui formati ammessi dei files degli allegati) ha lo scopo di rendere tali atti immediatamente intelligibili a tutti gli attori del processo (senza imporre la necessità di ricercare programmi di conversione di formati diversi), così come la norma che impone che l'atto del processo sia un pdf ottenuto mediante la trasformazione di un documento testuale, ha lo scopo di rendere l'atto navigabile ad ogni attore del processo e dunque quello di consentire l'utilizzo degli elementi dell'atto, senza la necessità di ricorrere a programmi di riconoscimento ottico dei caratteri, detti OCR (optical character recognition).Ma se così è, la redazione dell'atto processuale in formato PDF ottenuto mediante scansioni per immagini non è idoneo a raggiungere lo scopo dell'atto e dunque deve essere dichiarato nullo ai sensi dell'art 156, comma 2, c.p.c.». Osservazioni
Le pronunce appena riportate riprendono perfettamente lo stato dell'arte. L'assoluta incertezza (o evoluzione) della giurisprudenza si mostra non solo nell'esistenza di posizione contrapposte tra chi non commina alcuna sanzione alla deviazione dal modello previsto dal legislatore telematico e chi è più rigoroso, ma anche tra questi ultimi i piani di osservazione e motivazione sono diversi toccando ora quello sostanziale (atto inesistente o nullo) ora quello in rito (inammissibilità). Se francamente sembra eccessivo sottoporre il riconoscimento di un diritto al rispetto di una specifica tecnica (nel caso insomma che l'atto riesca comunque ad approdare all'attenzione del Giudicante), la soluzione a tali problemi di origine squisitamente tecnica potrebbe e dovrebbe essere di natura tecnica. L'evoluzione degli apparati, tale da non consentire ab origine l'ingresso nel registro telematico a files non ammessi, eviterebbe un ulteriore appesantimento del sistema giustizia. |