Prova di consegna della comunicazione di Cancelleria a mezzo PEC

06 Marzo 2017

La sentenza in commento affronta la tematica del valore probatorio della ricevuta di avvenuta consegna della comunicazione di cancelleria via PEC e di quello dell'attestazione di cancelleria, fondata su dati desunti dai registri, sulla ricezione e sul contenuto di tale comunicazione.
Massima

L'attestazione telematica di cancelleria, fondata su dati desunti dai registri di cancelleria e nella quale si dà atto che la stessa ha inviato un messaggio di posta elettronica certificata e che tale messaggio è stato consegnato come emerge dalla relativa ricevuta di avvenuta consegna, è idonea a provare sia l'avvenuta ricezione della comunicazione telematica sia il contenuto della medesima, atteso che in tema di notifiche e comunicazioni telematiche nei procedimenti civili, la ricevuta di avvenuta consegna (

RAC

), rilasciata dal gestore di posta elettronica certificata del destinatario, pur senza assurgere a quella "certezza pubblica" propria degli atti facenti fede fino a querela di falso, costituisce documento idoneo a dimostrare, fino a prova contraria, che il messaggio informatico è pervenuto nella casella di posta elettronica del destinatario.

Il caso

Un lavoratore appellava la sentenza del Tribunale di Chieti avente ad oggetto l'opposizione da lui proposta all'ordinanza di rigetto dell'impugnativa relativa al suo licenziamento disciplinare.

La Corte d'appello di L'Aquila dichiarava inammissibile il gravame perché depositato oltre il termine breve di 30 giorni previsto dall'art. 1, comma 58, l. n. 92/2012.

Il lavoratore presentava pertanto ricorso in sede di legittimità, sostenendo che la Corte territoriale aveva fondato il suo convincimento su un'attestazione di cancelleria non idonea a provare l'avvenuta ricezione della comunicazione via PEC, da documentarsi invece mediante produzione della relativa ricevuta di consegna in formato elettronico, e sulla copia fotostatica di una

RAC

, inidonee a provare l'avvenuta comunicazione del testo integrale della sentenza di primo grado.

La Cassazione ha rigettato il ricorso, motivando sul punto come in massima.

La questione

Qual è il valore probatorio della ricevuta di avvenuta consegna della comunicazione di cancelleria via PEC? E qual è quello dell'attestazione di cancelleria, fondata su dati desunti dai registri, sulla ricezione e sul contenuto di tale comunicazione?

Le soluzioni giuridiche

Quanto al valore probatorio della

RAC

, nel caso in esame la sezione lavoro della Suprema Corte richiama, confermandolo, l'orientamento espresso recentemente dalla sezione civile nella sentenza Cass. 21 luglio 2016, n. 15035 (si veda F. Testa, Contestazione della ricevuta di consegna della notifica di cancelleria a mezzo PEC, in ilProcessotelematico.it).

In quella sede la Cassazione aveva stabilito che nelle notifiche telematiche a mezzo della posta elettronica certificata richieste dal cancelliere, la ricevuta di avvenuta consegna generata automaticamente dal sistema informatico del gestore PEC del destinatario costituisce prova dell'avvenuta consegna del messaggio nella sua casella, suscettibile di prova contraria a carico della parte che intende contestarne il contenuto, senza necessità di querela di falso.

Nella sentenza in commento, richiamando espressamente quel precedente, la sezione lavoro della Corte di legittimità ribadisce che la

RAC

, pur priva della "certezza pubblica" degli atti facenti fede fino a querela di falso, costituisce documento idoneo a dimostrare, fino a prova contraria, che il messaggio informatico è pervenuto nella casella PEC del destinatario.

La particolarità della vicenda all'attenzione della sezione lavoro è che, in luogo della produzione telematica della ricevuta di consegna, risultavano in atti la sua copia fotostatica ed una «attestazione telematica di cancelleria, contenente ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del destinatario», più precisamente una «attestazione relativa ai dati desunti dal registro di cancelleria» con cui si dava atto che:

- in data 30 gennaio 2014 alle ore 9.19 la cancelleria del Tribunale di Chieti in persona dell'operatore «ha inviato il messaggio di posta elettronica certificata», contenente «sentenza ex art. 429, comma 1, c.p.c.» nel procedimento tra le parti, all'avvocato destinatario;

- «tale messaggio, come emerge dalla ricevuta di avvenuta consegna rilasciata dal gestore di posta elettronica certificata del destinatario identificata con 1488543 è stata consegnata in data 30 gennaio 2014 alle ore 9.20».

La Cassazione ha ritenuto anche tale attestazione, fondata su dati desunti dai registri di cancelleria, idonea a provare sia l'avvenuta ricezione della comunicazione telematica sia il contenuto della medesima.

Osservazioni

Per comprendere appieno l'eccezione del ricorrente, occorre rammentare che, quanto alle ricevute di avvenuta consegna, l'art. 17, comma 3, Provvedimento DGSIA 16 aprile 2014 distingue tra comunicazioni e notificazioni di cancelleria: solo per le seconde la

RAC

è di tipo completo, mentre per le prime (come quella del caso in esame) è di tipo breve.

Ciò significa che la ricevuta di consegna delle notificazioni contiene come allegato l'intero messaggio PEC originale completo dei rispettivi allegati e i dati di certificazione del gestore del destinatario, mentre quella delle comunicazioni si limita a riportare come allegati i dati di certificazione del gestore del destinatario ed il testo del messaggio originale, i cui relativi allegati (la sentenza del Tribunale di Chieti, nel caso in esame) sono invece sintetizzati, ma comunque identificati in modo univoco, nelle rispettive impronte informatiche di hash.

L'art. 16 d.m. n. 44/2011 richiamato dal ricorrente (e citato dalla Cassazione nel testo antecedente alla modifica del 2012, errore innocuo, per quanto si dirà subito), in combinato disposto con il predetto art. 17 comma 3 Provvedimento DGSIA, precisa che la comunicazione telematica di cancelleria si intende perfezionata quando viene generata la RAC breve da parte del gestore PEC del destinatario, ma ciò non osta certo – chiarisce la Suprema Corte – al valore probatorio fino a prova contraria della

RAC

o dell'attestazione di cancelleria predetta in merito sia all'avvenuta ricezione sia al contenuto (pur sintetizzato in hash) della stessa.

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