La casella PEC non funziona? Ne fa le spese il difensore
27 Novembre 2015
Massima
L'impossibilità di eseguire la notificazione a mezzo PEC di un avviso di fissazione d'udienza (nella specie: davanti al Tribunale del Riesame) per ragioni legate al malfunzionamento della casella di posta elettronica certificata del difensore non rende invalida la notifica dell'avviso eseguita mediante il deposito in cancelleria dell'atto medesimo. Sono valide le notificazioni dirette a persona diversa dall'imputato, eseguite a mezzo posta elettronica certificata da uffici giudiziari già autorizzati con decreto del Ministro della Giustizia del 1 ottobre 2012, anche se eseguite prima del 15 dicembre 2014, data di entrata in vigore dell'ultima normativa in tema di notifiche elettroniche. Il caso
Un soggetto, indagato per detenzione e spaccio di stupefacenti, veniva raggiunto da ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Torino. Il suo difensore proponeva richiesta di riesame, che veniva respinto con consequenziale conferma della misura coercitiva applicata. Era, a questo punto, interposto gravame. Il ricorso per cassazione era incentrato sulla ritenuta nullità del giudizio di riesame a causa dell'avvenuta notificazione a mezzo deposito in cancelleria dell'avviso al difensore dell'udienza de libertate (eccezione già respinta dallo stesso tribunale del Riesame). Il difensore lamentava l'omessa notifica dell'avviso nelle forme dovute, e il ricorso alla notificazione a mezzo PEC in data antecedente al 15 dicembre 2014, momento iniziale dell'entrata in vigore del sistema di notificazione elettronica degli atti processuali a persona diversa dall'imputato. Non veniva, invece, sollevata alcuna contestazione in merito al malfunzionamento della casella di posta elettronica certificata. La questione
La questione in esame è duplice: il malfunzionamento della casella PEC può essere addotto per ritenere non perfezionata la notifica? E poi, sono valide le notificazioni eseguite a mezzo posta elettronica certificata prima del 15 dicembre 2014 da quegli uffici giudiziari che erano già stati ritenuti idonei in forza della disciplina introdotta con d.l. 25 giugno 2008, n. 112, successivamente abrogata e sostituita dal d.l. 18 ottobre 2012, n. 179?
Le soluzioni giuridiche
Il primo interrogativo trova, nella sentenza in commento, rapida e netta risposta: la Corte non ha affrontato in profondità l'argomento anche perché è difettata una specifica censura sul punto. L'avarìa della casella PEC, infatti, per causa imputabile al destinatario comporta la commutazione della notifica col deposito in cancelleria dell'atto da comunicare. A prevedere questa soluzione, che nella sua linearità non lascia spazio a particolari dubbi interpretativi, è l'art. 16, comma 6, l. 17 dicembre 2012, n. 221. Il secondo interrogativo, invece, viene risolto con la considerazione che il messaggio PEC, in ogni caso, va considerato mezzo tecnico idoneo di notifica ai sensi dell'art. 148, comma 2-bis, c.p.p., conformemente a quanto stabilito dalla Suprema Corte (Cass., S.U., sent., 28 aprile 2011, n. 28451). Con la decisione in ultimo citata, la Cassazione ha infatti ribadito che la notificazione di un atto all'imputato o ad altra parte privata, se deve effettuarsi mediante consegna al difensore, può essere eseguita con telefax o altri mezzi idonei. Ancora, in merito alla sollevata censura di invalidità delle notifiche a mezzo PEC eseguite prima del 15 dicembre 2014 dagli Uffici giudiziari torinesi, la Corte fornisce una risposta molto articolata, preceduta da una rigorosa disamina delle molteplici fonti normative che si sono stratificate in materia. Si osserva innanzitutto che gli uffici giudiziari di Torino erano stati riconosciuti idonei a procedere con notificazioni a mezzo PEC con apposito decreto ministeriale entrato in vigore il 1 ottobre del 2012, in attuazione della primigenia fonte normativa in tema di notifiche elettroniche (d.l. 25 giugno 2008, n. 112), poi convertito in legge, modificato da un successivo decreto legge del 2009 (d.l. 29 dicembre 2009, n. 193). Da quel momento in poi si è iniziato a procedere all'effettuazione delle notificazioni a mezzo PEC, nonostante la riforma operata con il successivo d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 che, abrogando la pregressa normativa, ne elaborava una sostanzialmente identica e nonostante la fissazione, con la legge 24 dicembre 2012, n. 228, del dies a quo a partire dal quale si sarebbe potuto procedere con notificazioni elettroniche alla data del 15 dicembre 2014. Le notifiche effettuate nell'interludio tra le due discipline sono, ad avviso della Corte, da considerarsi valide ed efficaci, nonostante non siano mancate opinioni di segno diverso, come quella espressa dalla Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione (Cass., sez. II, sent., 9 luglio 2014, n. 32430). Osservazioni
La decisione in commento si segnala per la pregevole ricostruzione normativa, ma soprattutto si distingue per aver posto a fondamento del proprio decisum il canone ermeneutico della ragionevolezza e, aggiungiamo noi, dell'economia processuale. In effetti, specialmente di fronte alla convulsa riformulazione della disciplina delle notifiche a mezzo pec, eseguita con provvedimenti d'urgenza susseguitisi a breve distanza di tempo, e in ogni caso forieri di una disciplina che è rimasta – di fatto – immutata, non avrebbe avuto alcun senso disporre diversamente, e cioè considerare invalide le notifiche effettuate da autorità giudiziarie debitamente riconosciute idonee prima del 15 dicembre 2014. La sentenza che si annota, quindi, costituisce un importante punto di riferimento lungo la strada che, ci si augura, conduca al tramonto definitivo il formalismo giuridico fine a se stesso. Altresì degno di nota, per le importanti conseguenze che esso lascia intravedere, è il passaggio dedicato alla responsabilità per il difensore del malfunzionamento della propria casella di posta certificata. Questo inciso, in effetti, dovrebbe indurre tutti gli operatori del settore e segnatamente gli avvocati a rivolgere particolari attenzioni ai propri strumenti tecnici di lavoro: la modernizzazione della professione forense, imposta per legge, genererà senz'altro questioni di ogni specie, specialmente sul versante della responsabilità professionale. Guida all'approfondimento
Morselli C., Il “render noto” nel processo penale, Giuffrè, 2012 Grilli L., Le notificazioni penali, Giuffrè, 1990 |