La notificazione via PEC si perfeziona anche se non viene generata la RdAC

26 Maggio 2016

Il caso di specie risulta particolarmente interessante per l'interpretazione della disciplina sulle notificazioni via PEC che, in modo del tutto innovativo, propone. I precedenti giurisprudenziali, pur se non granitici, hanno sempre fornito un'interpretazione opposta rispetto a quella in esame.
Massima

La mancata generazione della ricevuta di avvenuta consegna, relativa ad una notificazione via PEC, deve imputarsi ad una pratica elusiva del ricevente o comunque ad una negligenza dello stesso e non può quindi ritenersi ostativa al corretto perfezionamento della notifica.

Il caso

Chiamato a decidere sul corretto perfezionamento della notificazione a mezzo PEC rivolta ad un'azienda, il Tribunale di Lucca ha ritenuto che la stessa si fosse perfezionata anche senza la generazione della ricevuta di avvenuta consegna e, per l'effetto, ha respinto l'opposizione proposta tardivamente sulla scorta di un'asserita mancata conoscenza dell'atto originariamente notificato.

La questione

La questione si incentra sul corretto perfezionamento di una notificazione via PEC che abbia portato alla generazione della sola ricevuta di accettazione e non anche a quella di avvenuta consegna.

Le soluzioni giuridiche

Il caso di specie risulta particolarmente interessante per l'interpretazione della disciplina sulle notificazioni via PEC che, in modo del tutto innovativo, propone. I precedenti giurisprudenziali, pur se non granitici, hanno sempre fornito un'interpretazione opposta rispetto a quella del Tribunale di Lucca, si veda per tutte App. Bologna, sent., 30 maggio 2014 che ha stabilito che la notificazione via PEC debba considerarsi correttamente perfezionata al momento della generazione della ricevuta di consegna e non di quella di accettazione.

Osservazioni

Il principio espresso dal Tribunale Toscano, pur – come detto – di sicuro interesse dal punto di vista dell'innovazione giurisprudenziale, non può però essere condiviso, e ciò alla luce di un'attenta analisi della normativa di settore.

La necessità di ripercorrere tutto l'iter naturale della notificazione da parte del soggetto che voglia dar prova del corretto perfezionamento della notifica stessa, è stabilito – in primis – dall'art. 9, comma 1-bis, l. n. 53/1994 che, occupandosi in realtà dei casi in cui non possa essere data prova telematica dell'avvenuta notificazione, stabilisce: «qualora non si possa procedere al deposito con modalità telematiche dell'atto notificato a norma dell'art. 3-bis, l'avvocato estrae copia su supporto analogico del messaggio di posta elettronica certificata, dei suoi allegati e della ricevuta di accettazione e di avvenuta consegna e ne attesta la conformità ai documenti informatici da cui sono tratte ai sensi dell' art. 23, comma 1, d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82».

Tale norma, quindi, prevede espressamente che – per dar corretta prova dell'avvenuta notificazione – il notificante debba produrre in giudizio non solo la ricevuta di accettazione ma anche quella di avvenuta consegna.

Si segnala – incidentalmente – che, nel caso di specie, il Difensore della parte nell'interesse della quale è stata eseguita la notificazione via PEC ha oltretutto ignorato il disposto del comma appena citato, ed ha provveduto ad attestare la conformità della ricevuta di accettazione non avendo però il potere di farlo.

Il Professionista, infatti, ben avrebbe potuto fornire la prova telematica dell'invio della PEC, tramite il deposito digitale della ricevuta di accettazione; ricevuta che è invece stata prodotta in udienza munita di attestazione. Si ricorda – per concludere sul punto – che il potere di attestazione di cui al sopra citato art. 9, comma 1-bis,l. n. 53/1994 è subordinato – appunto – all'impossibilità di depositare telematicamente le ricevute della PEC circostanza che, nel caso di specie, non sussisteva.

Tornando all'analisi del provvedimento del Tribunale di Lucca, però, vi è da sottolineare come un'altra norma contenuta nella la l. n. 53/1994 faccia cenno ad entrambe le ricevute della notificazione ai fini di dar prova della correttezza dell'iter notificatorio, ossia, l'art. 3-bis, comma 3: «La notifica si perfeziona, per il soggetto notificante, nel momento in cui viene generata la ricevuta di accettazione prevista dall' art. 6, comma 1, d.P.R. 11 febbraio 2005, n. 68 , e, per il destinatario, nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna prevista dall' art. 6, comma 2, d.P.R. 11 febbraio 2005, n. 68». La norma de qua, quindi, trasla nel mondo digitale il principio di diritto – dettato in ordine alle notificazioni ex art. 149 c.p.c. – espresso dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 477 del 2002, e prevede due diversi momenti per il perfezionamento della notificazione, coincidenti con la generazione – rispettivamente – della ricevuta di accettazione per il notificante e della ricevuta di consegna per il notificato.

Se ciò non dovesse essere sufficiente ad evidenziare la necessarietà – ai fini di dar prova della corretta notificazione – del deposito di entrambe le ricevute della PEC di notifica, si potrà ulteriormente far cenno al disposto di cui all'art. 16, comma 3, d.m. n. 44/2011 che, pur occupandosi delle comunicazioni via PEC operate dalle cancellerie e non direttamente delle notificazioni ad opera del Difensore – stabilisce espressamente che «la comunicazione per via telematica si intende perfezionata nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del destinatario e produce gli effetti di cui agli articoli 45 e 48 del codice dell'amministrazione digitale». La notificazione, quindi, si potrà considerare integralmente perfezionata nel momento in cui venga generata la ricevuta di avvenuta consegna, producendo poi gli effetti di cui all'art. 48 CAD, ossia, quelli propri della notificazione cartacea.

La scissione del “tempo della notificazione” fra notificante e notificato, infatti, non potrà comunque supplire alla carenza di una ricevuta di consegna che – qualora negativa o assente – non potrà far decorrere gli effetti della notificazione in capo al destinatario della notifica con conseguente mancata decorrenza, ad esempio, dei 40 giorni per l'opposizione a decreto ingiuntivo, che è termine concesso a favore dell'ingiunto e non dell'ingiungente e che decorre dalla data di perfezionamento della notificazione in capo al primo.

Volendo però ragionare per analogie, la pronuncia del Tribunale di Lucca potrebbe essere letta alla luce dell'art. 140 c.p.c. o, eventualmente, applicando il principio espresso dal combinato disposto degli art. 16, comma 6, e 16-sexies d.l. n. 179/2012.

Ma andiamo con ordine. Applicando analogicamente l'art. 140 c.p.c. e ponendo che la notificazione de qua fosse stata effettuata cartaceamente ed in proprio da parte del Difensore, avrebbe il Tribunale dichiarato il perfezionamento della notificazione anche nel caso in cui la parte avesse depositato unicamente la cartolina di invio della raccomandata? Probabilmente no.

Il Magistrato, infatti, nella propria ordinanza pone in essere due valutazioni estremamente importanti che, con tutta evidenza, hanno poi giustificato il provvedimento assunto:

1) la mancata generazione della ricevuta di avvenuta consegna, deve – ad opinione del Tribunale – verosimilmente imputarsi o a pratiche elusive di parte opponente o – comunque – a negligenza della stessa;

2) la mancata generazione della ricevuta di avvenuta consegna non è ostativa al corretto perfezionamento della notificazione.

A differenza dei classici casi di cui all'art. 140 c.p.c., però, la notificazione via PEC reca delle differenze di natura tecnica che impediscono un parallelismo pieno con detto istituto:

a) in primis il soggetto destinatario della notificazione non ha alcun potere di controllo sulla generazione della ricevuta di consegna, non potendo – infatti – impedire in alcun modo che la stessa venga generata o che venga consegnata al mittente. Tornando al caso dell'art. 140 c.p.c., quindi, il soggetto destinatario non potrebbe in alcun modo “rifiutare” di ricevere l'atto, poiché il processo di consegna nella propria casella di posta elettronica certificata risulta del tutto automatico e mai soggetto al controllo del destinatario stesso;

b) la norma di cui all'art. 140 c.p.c., poi, prevede comunque che venga depositata una copia dell'atto da notificarsi nella casa comunale del Comune ove la notificazione deve eseguirsi, e di tale deposito deve essere dato avviso al destinatario della notifica. In tal caso, quindi, viene comunque concessa al destinatario de quo la possibilità di entrare in possesso dell'atto notificato e di avere quindi piena cognizione del suo contenuto. Nel caso della notificazione via PEC, qualora il messaggio non venga recapitato, il destinatario sarà impossibilitato – anche in seguito – a visionare il documento oggetto di notificazione.

Volendo invece compiere un parallelismo con il combinato disposto degli artt. 16, comma 6, e 16-sexies d.l. n. 179/2012, invece, va certamente citata la tesi dottrinaria di Nicola Gargano che, già qualche anno addietro, aveva teorizzato un'applicazione analogica di queste norme al mondo delle notificazioni effettuate nei confronti dei “privati” (Cfr relazione presentata dall'avv. Nicola Gargano e dal dott. Massimiliano Ponchio dal titolo: «Il diritto di nascondersi nell'era della PEC, del PCT e dell'ANPR», nel corso del convegno e-privacy winter 2013 tenutosi in Milano presso l'Università Bocconi in data 15 novembre 2013).

Gli articoli de quibus, nello specifico, si riferiscono all'impossibilità di perfezionare la notificazione via PEC nei confronti di soggetti obbligati a dotarsi di indirizzi PEC, per l'art. 16 comma 6 in caso di comunicazione di cancelleria non andata a buon fine per mancata creazione dell'indirizzo di posta certificata o per la mancata comunicazione dello stesso, e per l'art. 16-sexies in caso di notificazione effettuata nei confronti del Difensore della parte costituita in giudizio e non perfezionata per causa imputabile al destinatario (ad esempio per casella mail piena o in caso di mancata comunicazione del proprio indirizzo PEC al REGINDE). In entrambi i casi la sanzione sarà quella della notificazione in cancelleria.

Applicando però tale disciplina al caso di specie, se da un lato ci troveremmo effettivamente di fronte ad un caso sostanzialmente analogo – il soggetto destinatario della notificazione, pur avendo un obbligo di dotarsi di un indirizzo PEC funzionante e di comunicarlo alla Camera di Commercio, non ottempera, ottempera fornendo un indirizzo mail inesatto o non svuota la propria casella PEC – dall'altro la disciplina degli artt. 16, comma 6, e 16-sexies d.l. n. 179/2012 prevede in ogni caso un passaggio ulteriore che, in effetti, è un passaggio volto a tutelare il destinatario della notificazione, ossia, la notificazione in cancelleria.

Sostanzialmente, quindi, anche in questo caso la notificazione non potrebbe dirsi correttamente effettuata con la sola ricevuta di accettazione e, eventualmente, con la ricevuta di mancata consegna della PEC di notificazione, ma necessiterebbe di un ulteriore passaggio – assimilabile al deposito del plico nella casa comunale di cui all'art. 140 c.p.c. – ossia la notificazione nella cancelleria del competente Ufficio Giudiziario. Notificazione che, in effetti, potrebbe anche essere recuperata e acquisita dal soggetto notificato.

Alla luce di queste ultime riflessioni, quindi, anche la disciplina degli artt. 16 comma 6 e 16-sexies d.l. n. 179/2012 sembra – ad avviso di chi scrive – inapplicabile al caso di specie.

Concludendo, si ritiene non condivisibile il principio espresso dal Tribunale di Lucca poiché, pur volto a tutelare gli interessi del soggetto notificante che, molto spesso, deve purtroppo scontrarsi con oggettive difficoltà nella notificazione degli atti giudiziari, non tutela adeguatamente il diritto di difesa del soggetto notificato il quale, in ogni caso, non sarebbe in grado – nemmeno volendo – di recuperare il messaggio PEC di notificazione e di prendere conseguentemente visione dell'atto oggetto di notificazione.

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