16 Gennaio 2017

La competenza è comunemente definita come quella frazione di giurisdizione spettante in concreto ad un determinato giudice rispetto ad una determinata causa. Il problema della competenza è dunque quello della distribuzione del potere di decidere tra diversi giudici ordinari.
Inquadramento

La competenza è comunemente definita come quella frazione di giurisdizione spettante in concreto ad un determinato giudice rispetto ad una determinata causa. Il problema della competenza è dunque quello della distribuzione del potere di decidere tra diversi giudici ordinari.

In evidenza

Ogni giudice, anche qualora dubiti della sua competenza, deve sempre verificare innanzitutto, anche di ufficio, la sussistenza della propria giurisdizione (Cass., Sez. Un., Sent., 5 gennaio 2016, n. 29).

Quanto al momento di determinazione, la competenza va determinata con riguardo alla legge vigente e allo stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda (art. 5 c.p.c.), restando senza conseguenze gli eventuali successivi mutamenti. Si ritiene che la determinazione della competenza vada effettuata con riguardo a quanto affermato nella domanda, ossia con riguardo al quid disputandum e non al quid decisum.

In ordine ai criteri, quelli del valore e della materia risolvono il problema della distribuzione della competenza tra giudici di tipo diverso. Il primo consiste nel riferimento a determinate soglie di valore economico dell'oggetto della controversia; il secondo, invece, consiste in un riferimento alla natura del diritto su cui si controverte. Gli stessi criteri non operano insieme, considerato che quello generale del valore scatta quando non esistono regole tali da comportare il radicamento della competenza per materia. Tuttavia, si rintracciano casi nei quali i due criteri non si escludono ma si coordinano, nel senso che in una certa materia (es. risarcimento danni da circolazione di veicoli o natanti) il criterio del valore ripartisce i compiti tra i giudici cui quella materia sia riservata. Sicché, la ripartizione tra i due tipi di giudici investiti per materia avviene a titolo di valore, mentre tra ciascuno di loro e gli altri giudici avviene a titolo di materia, con le relative implicazioni (Cesaretti, Eccezione di incompetenza territoriale inderogabile e foro erariale. Il nuovo art. 38 c.p.c., in Giur. merito, 2012, 56).

Infine, il criterio del territorio risolve il problema della distribuzione della competenza tra i vari giudici dello stesso tipo che sono dislocati nelle varie circoscrizioni territoriali. In termini generali, qualora, con riguardo ad un unico processo, siano sollevate questioni di competenza per materia e per territorio, quella relativa alla prima è logicamente pregiudiziale rispetto alla seconda, in quanto la presenza di competenza per materia rende irrilevante la competenza per territorio.

Il nuovo art. 38 c.p.c.

La novella del 2009 ha inciso notevolmente sul regime precedentemente dettato dall'art. 38 c.p.c. in tema di eccezione e rilevazione dell'incompetenza. La prima modifica da segnalare è l'omogeneizzazione delle regole per la formulazione dell'eccezione di incompetenza, che va oggi in ogni caso proposta nella comparsa di risposta tempestivamente depositata. Correlativamente l'art. 163 c.p.c. richiede di inserire nella citazione il relativo avvertimento (a pena di nullità ex art. 164 c.p.c.). Secondo l'interpretazione già affermatasi, la preclusione andrà riferita all'atto con cui la parte dia inizio alla sua attività processuale in tutti i casi in cui la legge imponga di farlo con modalità diverse da quella della predisposizione di una comparsa di risposta (e quindi, oltre che nella memoria di costituzione ai sensi del menzionato art. 428 c.p.c., ad esempio nella citazione in sede di opposizione a decreto ingiuntivo (Cass., sez. I, sent. 27 maggio 1999, n. 5161; Cass., sez. I, sent. 25 ottobre 1997, n. 10532).

In evidenza

L'omessa rilevazione dell'incompetenza (derogabile ed inderogabile) da parte del giudice o l'omessa proposizione della relativa eccezione, ad opera delle parti nel procedimento cautelare ante causam non determina il definitivo consolidamento della competenza in capo all'ufficio adito anche ai fini del successivo giudizio di merito, non operando nel giudizio cautelare il regime delle preclusioni relativo alle eccezioni e al rilievo d'ufficio dell'incompetenza, stabilito dall'art. 38 c.p.c., in quanto applicabile esclusivamente al giudizio a cognizione piena. Pertanto, il giudizio proposto ai sensi degli art. 669 octies e nonies c.p.c., all'esito della fase cautelare ante causam, può essere validamente instaurato davanti al giudice competente, ancorché diverso da quello della cautela (Cass., sez. VI, 20 gennaio 2015, n. 797).

La seconda novità consiste nell'introduzione dell'onere di corredare l'eccezione di incompetenza per territorio con l'indicazione del giudice ritenuto competente anche nei casi di competenza territoriale inderogabile (art. 28 c.p.c.), a pena di inefficacia dell'eccezione.

Invero, resta peculiare la disciplina dell'eccezione di incompetenza per territorio, per la quale soltanto è previsto che essa debba contenere, a pena di inefficacia, l'indicazione del giudice che la parte ritiene competente (c. 1) e che, in caso di adesione dell'altra parte all'indicazione proposta, si abbia la formazione di un accordo endoprocessuale sulla competenza che rende possibile, senza decisione sulla questione, un'immediata traslazione della causa avanti al giudice indicato come competente (c. 2). Il c. 1 contiene però, nella attuale versione, un'incongruenza, in quanto l'onere di indicazione del giudice ritenuto competente non è espressamente limitato al caso dell'eccezione di incompetenza per territorio semplice: si discorre, infatti, genericamente di “eccezione di incompetenza per territorio”, aprendosi così il dubbio che l'onere debba riguardare anche l'eccezione di incompetenza per territorio inderogabile. Tuttavia, la conclusione sarebbe irrazionale poiché per l'incompetenza inderogabile non è prospettabile l'adesione della controparte (cui è appunto funzionale l'onere di indicazione positiva). Ragionevole pare così un'interpretazione sistematica, alla cui stregua l'onere deve appunto ritenersi limitato all'eccezione di incompetenza per territorio semplice.

In evidenza

In tema di competenza, l'art. 38, primo comma, c.p.c., nel testo, applicabile ratione temporis, anteriore alla modifica operata dall'art. 45, secondo comma, l. 18 giugno 2009, n. 69, nel consentire il rilievo dell'incompetenza per materia, per valore e per territorio inderogabile, anche d'ufficio, non oltre la prima udienza di trattazione, preclude alla corte di appello - erroneamente adita per la determinazione della giusta indennità, ai sensi dell'art. 85 del d.lgs. 29 ottobre 1999, n. 490, dal proprietario di un terreno edificabile di cui sia stata disposta l'occupazione annuale ai fini di ricerca archeologica - di dichiarare, direttamente in sentenza (nella specie, resa ad oltre sette anni dalla instaurazione del giudizio e senza aver preventivamente prospettato la questione alle parti), la propria incompetenza per materia in favore del tribunale, dovendo essa ritenersi investita definitivamente della cognizione della controversia. Né ha valore che, per effetto del mancato tempestivo rilievo, la causa si svolga in un unico grado di merito, atteso che, da un lato, le parti, con il loro comportamento, hanno implicitamente accettato tale conseguenza mentre, dall'altro, il principio del doppio grado di giudizio non gode di garanzia costituzionale (Cass., sez. VI, 10 giugno 2014, n. 13030).

Nel regime della rilevazione della questione di competenza di cui all'art. 38 c.p.c., nel testo sostituito dalla l. 18 giugno 2009, n. 69, ove il convenuto abbia sollevato un'eccezione di incompetenza territoriale inderogabile nella comparsa di risposta depositata direttamente all'udienza di prima comparizione ai sensi dell'art. 183 c.p.c., anziché nel termine di cui all'art. 166 c.p.c. e, dunque, tardivamente, il potere di rilevazione ufficioso della stessa eccezione o di una diversa eccezione di incompetenza territoriale inderogabile dev'essere esercitato necessariamente ed espressamente dal giudice nella detta udienza, restando, in mancanza, la competenza radicata avanti al giudice adìto (Cass., sez. VI, 14 febbraio 2014, n. 3537).

È infine appena il caso di ricordare che con la modifica dell'art. 50 c.p.c. si è altresì dimezzato il termine per la riassunzione del processo a séguito della declinatoria di competenza applicabile in mancanza di diversa indicazione nel relativo provvedimento. La novità rientra in un ampio insieme di modifiche della disciplina dei termini, caratterizzato dalla riduzione della loro estensione accompagnata dall'ampliamento delle possibilità di rimessione nei casi di non imputabilità della decadenza.

Caratteri dell'eccezione

In ordine alle modalità di formulazione dell'eccezione, la stessa, anche nel nuovo regime conseguente alla riforma del 2009, non necessita di formule sacramentali, essendo necessaria e sufficiente una manifestazione di volontà chiara, univoca ed incondizionata, unita all'indicazione del giudice al quale debba essere attribuita la competenza.

In particolare, rispetto alla individuazione del giudice competente, la giurisprudenza ha precisato che l'onere di indicazione del giudice ritenuto competente per territorio, che grava su chi eccepisce l'incompetenza del giudice adito, è parte integrante dell'eccezione di incompetenza.

In giurisprudenza si è affermato che «nelle cause concernenti i diritti di obbligazione, ancorché di fonte extracontrattuale, qualora il convenuto voglia sollevare l'eccezione di incompetenza territoriale, deve, già a partire dalla propria comparsa di costituzione e risposta, contestare la competenza della Autorità adita con riferimento a ciascuno dei criteri concorrenti previsti dagli artt. 18, 19 e 20 c.p.c., indicando, tra l'altro, il giudice ritenuto competente in base ai medesimi criteri. In caso contrario l'eccezione in parola si considera come non opposta con la conseguenza che la causa resta definitivamente radicata innanzi al giudice adito dalla parte attrice» (Tribunale Roma 16 febbraio 2011; Cass., 6 aprile 1987, n. 3335); inoltre «la completezza della eccezione di incompetenza per territorio esige l'esplicita contestazione di tutti i criteri potenzialmente giustificativi della scelta del foro operata dalla parte attrice. Non è però necessaria l'indicazione dei motivi di diritto che dovrebbero dare conforto all'eccezione medesima, rientrando la loro individuazione nei poteri officiosi del giudice, né tanto meno l'allegazione di fatti ulteriori rispetto a quelli già acquisiti in causa, ove essi siano sufficienti ad evidenziarne il fondamento» (Appello Roma 6 settembre 2010). L'erronea indicazione di detto foro, inoltre, non rende per ciò stesso irrituale l'eccezione, comportando soltanto che il giudice adito, in difetto di adesione della controparte alla indicazione stessa, provvede alla individuazione del giudice competente in base ai criteri di collegamento previsti dalla legge (In tema, la giurisprudenza ha affermato che «una volta che la parte ha correttamente e tempestivamente eccepito l'incompetenza territoriale del giudice adito sulla base dei vari criteri di collegamento da applicare per individuare tale competenza territoriale, l'erronea indicazione del giudice competente non rende irrituale l'eccezione, provvedendo il giudice della decisone ad individuare sulla base del criterio esatto di collegamento, indicato dal convenuto, il giudice esatto» (Cass., 8 agosto 2007, n. 17399). Se ne deduce che, con riguardo ai casi di cui al comma 1 dell'art. 38 c.p.c, l'eccezione di incompetenza necessiti del requisito della «completezza», gravando sulla parte l'onere di addurre una specifica indicazione del giudice ritenuto competente.

In particolare, l'eccezione di incompetenza territoriale, laddove non contenga contestazione specifica, dedotta in relazione a tutti i fori alternativi, va considerata inammissibile, attesa la necessità del requisito della completezza della medesima: in tema di procedimento civile e competenza territoriale, va dichiarata inammissibile l'eccezione di incompetenza territoriale con la quale la parte abbia contestato solo il foro generale delle persone fisiche, omettendo qualsiasi richiamo ai fori alternativi di cui all'art. 20 c.p.c. (Tribunale Salerno, sez. II, 22 gennaio 2016, n. 124)

In evidenza

In un giudizio risarcitorio da illecito civile instaurato contro un condominio, l'eccezione di incompetenza territoriale derogabile dallo stesso sollevata deve contenere la contestazione di tutti i fori concorrenti, ossia del foro generale del condominio, da identificarsi in relazione al luogo di ubicazione dello stabile condominiale qualora in esso si trovino i locali destinati allo svolgimento o alla gestione delle cose e dei servizi comuni, idonei, come tali, a configurare l'ufficio dell'amministratore, del foro dell'insorgenza dell'obbligazione da fatto illecito, identificabile in riferimento al luogo di verificazione del preteso fatto dannoso, nonché, infine, del forum destinatae solutionis, coincidente con il domicilio del debitore ai sensi dell'articolo 1182 c.c. (Cass., sez. VI, 2 settembre 2015, n. 17474).

In tema di competenza territoriale nelle cause relative a diritti di obbligazione, la disciplina di cui all'art. 38 c.p.c. come modificato dall'art. 4 l. n. 353 del 1990, la quale, innovando il testo previgente, dispone che l'incompetenza per territorio fuori dei casi previsti nel precedente art. 28 - ossia fuori dei casi in cui essa è inderogabile - è eccepita a pena di decadenza nella comparsa di risposta e, confermando il precedente dettato normativo, impone di considerare l'eccezione come non proposta se non contiene l'indicazione del giudice competente, comporta che il convenuto sia tenuto a eccepire l'incompetenza per territorio del giudice adito con riferimento a tutti i concorrenti criteri previsti dagli art. 18, 19 e 20 c.p.c., indicando specificamente in relazione ai criteri medesimi quale sia il giudice che ritiene competente, senza che, verificatasi la suddetta decadenza o risultata comunque inefficace l'eccezione, il giudice possa rilevare d'ufficio profili di incompetenza non proposti, restando la competenza del giudice adito radicata in base al profilo non (o non efficacemente) contestato (Cass., sez. VI, 18 febbraio 2011, n. 3989).

In altri termini, in tema di competenza per territorio, la parte che solleva l'eccezione di incompetenza è tenuta a dimostrare che la stessa è fondata con riferimento a tutti i possibili criteri di collegamento previsti dalla legge rispetto al foro di cui si contesta la competenza (v artt. 18, 19 e 20 c.p.c), indicando specificamente in relazione ai criteri medesimi quale sia il giudice che ritiene competente, dovendosi in difetto di tale specifica indicazione considerare la eccezione come "non proposta" perché incompleta rimanendo così ferma la competenza del giudice adito (Cass. sez VI, 14 febbraio 2014, n. 3539).

Riferimenti
  • CESARETTI, Eccezione di incompetenza territoriale inderogabile e foro erariale. Il nuovo art. 38 c.p.c., in Giur. merito, 2012, 56;
  • GIUSSANI, Le novità in materia di scelta del giudice nella l. n. 69 del 2009, in Riv. trim. dir. proc. civ., fasc.4, 2010, 1191;
  • NICITA, Appunti sulla competenza nel nuovo rito civile, in Giust. civ., 1991, II, 245;
  • PICARDI, Manuale del processo civile, Milano, 2006.

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