Forum rei sitae

20 Dicembre 2015

L'art. 21 c.p.c. stabilisce in quali cause è competente il giudice del luogo in cui si trova l'immobile.
Inquadramento

L'

art. 21 c.p.c.

stabilisce che, per le cause relative ai diritti reali su beni immobili, per quelle relative ad apposizione di termini e all'osservanza delle distanze nel piantamento di alberi o siepi o per le cause di sfratto per finita mezzadria e affitto a coltivatore diretto, come per quelle di finita locazione, è competente il giudice del luogo in cui si trova l'immobile; mentre per le azioni possessorie e nunciatorie competente è il giudice del luogo in cui è avvenuto il fatto denunciato (Asprella, sub art. 21, 354 e ss.).

La norma disciplina pertanto due tipi distinti di competenza:

  • quella per le cause relative a diritti immobiliari, apposizione di termini e distanze in piantamenti, che è una competenza esclusiva ma derogabile, e

  • quella per le altre controversie sopra menzionate che godono del regime dell'inderogabilità della competenza fissata dall'

    art. 28 c.p.c.

Con l'espressione cause relative a diritti reali su beni immobili, la norma intende riferirsi alle azioni reali immobiliari in senso stretto, comprese quelle di mero accertamento; non vi rientrano le azioni immobiliari di natura personale ed obbligatoria, tranne quelle espressamente richiamate di sfratto, né le cause tendenti alla restituzione di un immobile in dipendenza delle dichiarazioni di nullità, d'inefficacia o di rescissione di un contratto.

L'ultima parte del comma 1 dell'

art. 21 c.p.c.

stabilisce che, quando l'immobile è compreso in più circoscrizioni giudiziarie, è competente il giudice di quella fra esse in cui si trova la parte d'immobile soggetta a maggior tributo verso lo Stato, mentre quando non è soggetto a tributo, competente è ogni giudice nella cui circoscrizione si trova una parte dell'immobile (sul punto, per la considerazione che ormai, abolito il tributo verso lo stato cui fa riferimento la previsione, diventa inapplicabile ogni meccanismo di calcolo processuale del valore ai fini di determinare la competenza, si veda commento sub

art. 17 c.p.c.

). La competenza prevista dalla norma in commento non esiste più rispetto a questo profilo e, secondo la dottrina, si fa riferimento soltanto alle competenze alternative dei diversi giudici nelle cui circoscrizioni si trovano le parti dell'immobile (Asprella, sub art. 21, 355 e ss.).

L'

art

. 21 c.p.c.

stabilisce infine che per le azioni possessorie e per la denuncia di nuova opera di danno temuto è competente il giudice del luogo in cui è avvenuto il fatto denunciato. La norma non regola espressamente il caso della pluralità di circoscrizioni rispetto al luogo del fatto denunciato ma, come ha rilevato la dottrina, anche qui potrebbe ricorrere lo stesso problema, come avviene nel caso di spoglio di un immobile compreso in più circoscrizioni giudiziarie. In questo caso, secondo gli interpreti, si dovrebbe applicare analogicamente la regola dell'

art. 15, comma 1, c.p.c.

. (Segré, Della competenza, 266).

Ambito di applicabilità

Secondo la dottrina (Segré, Della competenza, 260; Mandrioli, Diritto, I, 231; Gionfrida, Competenza civile, 73; Acone, Santulli, Competenza, 37), l'

art. 21 c.p.c.

si applica alle azioni reali immobiliari intese in senso stretto, comprese quelle di rivendicazione e di mero accertamento: ne vanno escluse, pertanto, le controversie che concernono azioni personali, anche se relative a beni immobili, come ad es. le azioni di adempimento, annullamento, risoluzione, simulazione, nullità, anche se aventi ad oggetto un bene immobile, per cui varranno i criteri generali di determinazione della competenza territoriale. A parere di un orientamento (Segré, Della competenza, 262) si tratterebbe di un falso problema perché l'attore, nei casi sopra ricordati, ha a disposizione due rapporti giuridici concorrenti - il rapporto reale e il rapporto obbligatorio - e avrebbe pertanto facoltà di scelta; nel dubbio, si deve ritenere che l'attore abbia scelto il rapporto in base al quale il giudice adito sarebbe competente, piuttosto che l'altro in base al quale la competenza, in applicazione del principio della legittimazione del giudice incompetente, apparterrebbe a un altro giudice (Asprella, sub art. 21, 356 e ss.).

Secondo la Corte di Cassazione per attribuire natura reale ad un'azione, non basta che essa abbia per oggetto un immobile, di cui si chieda la consegna o la restituzione, ma occorre aver riguardo anche alla

causa petendi

su cui la domanda si innesta

, con la necessaria conseguenza che la causa deve definirsi di natura personale quando, a fondamento di essa, anziché un diritto reale sia dedotto un diverso rapporto (Cass. civ., 12 novembre 1968, n. 3718;

Cass.

civ.,

21 novembre 1994, n. 9849

;

Cass.

civ.,

2 settembre 2004, n. 17665

; con riguardo all'azione costitutiva ex

art. 2932 c.c.,

Cass.

civ.,

16 gennaio 2003, n. 581

). Pertanto, per radicare la competenza

ex

art. 21 c.p.c.

, occorre che la causa sia connotata da una

stretta connessione logica e giuridica con un diritto reale immobiliare

, tale da involgere dunque l'accertamento positivo o negativo, o i modi di costituzione del medesimo o le posizioni soggettive, attive e passive, che direttamente ne derivano (

Cass.

civ.,

26 novembre

1998, n. 11976

; di recente, nella giur. di merito si veda Trib. Milano, sez. XII, 27 febbraio 2015, n. 2666, in Red. Giuffré 2015). Sono escluse, a conferma della ricordata opinione dottrinale, le azioni personali immobiliari con cui si faccia valere il diritto alla restituzione del titolo che ne determinava il trasferimento (

Cass.

civ.,

3 settembre 2007, 18554

;

Cass.

civ.,

2 settembre 2004, n. 17665

;

Cass.

civ.,

22 maggio 2002, n. 7507

).

Tra le controversie attribuite dagli

artt. 21

e

447-

bis

c.p.c.

alla competenza territoriale inderogabile del foro in cui si trova l'immobile, sono comprese le controversie in materia di affitto di azienda (

Cass., 16 ottobre 2014, n. 21908

;

Cass. 22 agosto 2013, n. 19393

;

Cass.

civ.,

7 marzo 2005, n. 4873

). Si è precisato altresì, nella giurisprudenza di legittimità, che

la cognizione delle controversie tra condomini spettano, esclusivamente e senza alternative, al giudice del luogo in cui si trovano i beni comuni o la maggior parte di essi, atteso che il condominio non è un soggetto dotato di una propria personalità, sia pure attenuata, o di una propria autonomia patrimoniale rispetto ai soggetti che ne fanno parte (

Cass., sez. VI, 18 aprile 2014, n. 9071

, in Dir. & Giust., 2014, 22 aprile).

E' dubbia l'applicabilità della competenza esclusiva in esame alle cause ipotecarie, attesi i dubbi sulla natura di diritto reale dell'ipoteca, a fronte della soppressione nell'

art. 2808

c.c.

dell'espressa corrispondente definizione già contenuta nell'

art. 1964 c.c.

1865: la dottrina prevalente fornisce soluzione negativa (Andrioli, Commento, 94; Satta, Commentario, 123; Gionfrida, Competenza, 299; contra Segré, Della competenza, 263), mentre la giurisprudenza propende decisamente per il forum rei sitae (Cass. civ., 6 agosto 1977, n. 3601; fa eccezione l'ipotesi della causa promossa dal terzo datore per la cancellazione dell'ipoteca in forza di affermata inefficacia del negozio ipotecario, perché si ravvisa in tale azione natura personale, con conseguente regolamento della competenza ai sensi dell'

art. 18 c.p.c

: Cass. civ., 15 ottobre 1981, n. 5402). In particolare, si distingue tra l'ipotesi, ritenuta di azione reale, in cui si contesti l'esistenza o l'idoneità del titolo per la creazione del vincolo ipotecario, attribuita alla competenza del forum rei sitae (

Cass.

civ.,

26 luglio 1994, n. 6958

) e l'ipotesi in cui si contesti la legittimità dell'esercizio del vincolo ma non l'esistenza o l'idoneità del titolo, nel qual caso l'azione si qualifica come personale e dunque non rientrante nell'ambito applicativo della norma in commento.

All'interno delle controversie «in materia di locazione e comodato di immobili e di affitto di aziende», attribuite dagli artt. 21 e 447-bis

alla competenza territoriale inderogabile del giudice in cui si trova l'immobile, sono comprese, secondo la giurisprudenza di legittimità, data l'ampiezza della nozione di materia, tutte le controversie comunque collegate alla locazione. Quindi sia le cause nelle quali si controverte in ordine ad un rapporto ancora da costituire, ma di cui si invoca la costituzione ai sensi dell'

art. 2932 c.c.

sulla base di un contratto preliminare (

Cass.

civ.,

16 gennaio 2003, n.

581

), sia tutte quelle attinenti alla locazione, comprese quelle in cui si controverte sul pagamento delle somme dovute a titolo locativo (

Cass.

civ.,

6 ottobre 1998, n. 9907

)

, ovvero quelle in cui si controverte in ordine ad una domanda con cui il conduttore intenda ripetere le somme sotto qualsiasi forma, anche indebita, corrisposta (

App. Milano

,

4 febbraio 2006

). Si è comunque precisato che in tema di eccezione di incompetenza per territorio, il principio della necessità della contestazione di tutti i fori alternativamente concorrenti non opera in presenza di un foro esclusivo, quale il forum rei sitae previsto dall'

art. 21 c.p.c.

, salvo deroga convenzionale ex

art. 29 c.p.c.

che, tuttavia, non opera qualora la domanda principale sia relativa al comodato, in applicazione dell'

art. 447-bis, comma 2, c.p.c.

(

Cass. civ., 29 dicembre 2011, n. 29824

ma anche

Cass. civ., 16 ottobre 2014, n. 21908

, cit.).

Rispetto a queste controversie, che sono attribuite alla competenza per materia del giudice di pace ex art. 7, comma 2, n. 1, la norma in esame prevede che il giudice territorialmente competente sia ancora una volta quello del forum rei sitae.

Spesso si è precisato (Asprella, sub art. 21, 359 e ss.) che, mentre le cause di apposizione di termini rientrano nella competenza per materia del giudice di pace qualunque ne sia il valore, le cause di regolamento di confini ne esulano comunque perché rientrano tra quelle relative a beni immobili, assoggettate alla regola della distribuzione della competenza per valore in base ai criteri posti dall' art. 15 con riguardo al valore della parte controversa dell'immobile (

Cass.

civ.,

30 novembre 1988, n. 6500

). Questo perché, diversamente dall'azione di apposizione di termini ex

art. 951 c.c.

, che presuppone l'esistenza di un confine certo e determinato, volta ad ottenere soltanto che la linea di demarcazione tra proprietà finitime sia resa visibile e riconoscibile mediante la collocazione di segni esteriori che indichino materialmente il tracciato, l'azione di regolamento di confini

ex

art. 950 c.c.

presuppone invece l'incertezza dei confini, che può derivare tanto dalla mancanza di qualsiasi limite quanto dalla contestazione sul confine esistente. Scopo dell'azione è dunque la rimozione dell'incertezza e la determinazione quantitativa dell'oggetto della proprietà dei due confinanti, nella presupposta e non controversa validità ed efficacia dei titoli di acquisto delle parti. Qualora si chieda contestualmente regolamento di confini ed apposizione di termini sul confine regolato, la prima azione assorbe l'altra, escludendo la competenza per materia (

Cass.

civ.,

19 luglio 1999, n. 7695

; contra

Cass.

civ.,

8 marzo 1996 n. 1850

e Cass. civ., 8 maggio 2002, n. 6596, qualora la domanda di accertamento dei confini sia oggetto di riconvenzionale).

Va infine ricordato che secondo la Cassazione la competenza territoriale rispetto alla domanda di affrancazione del fondo enfiteutico nei confronti di una PA deve essere radicata con riferimento esclusivo al luogo di ubicazione del fondo, senza che vi sia possibilità di applicare il c.d. foro erariale ex

art. 25 c.p.c.

, perché l'

art. 2 della legge 22 luglio 1966, n. 607

stabilisce espressamente che questa domanda, indipendentemente dal valore, è da proporre al giudice competente per territorio ai sensi dell'

art. 21 c.p.c.

(

Cass. civ., 1 aprile 2011, n. 7595

).

Casistica: Forum Rei Sitae

RIENTRANO

NON RIENTRANO

  • Actio negatoria servitutis relativa alle distanze nelle piantagioni (

    Cass. civ., 26 gennaio 2000, n. 859

    )

  • Domande risarcitorie accessorie (Cass. civ., 28 febbraio 1985, n. 1746)

  • Domanda riconvenzionale (confessoria servitutis), con la quale si chiede l'accertamento dell'usucapione del diritto a mantenere gli alberi ad una distanza inferiore a quella legale (

    Cass. civ., 10 marzo 1993, n. 2857

    )

  • Domanda volta ad ottenere la recisione di una siepe esistente nella proprietà del vicino a ridosso del muro di confine per la parte in cui essa superi, in verticale, l'altezza del muro (

    Cass. civ., 4 gennaio 2006, n. 32

    ).

  • Domanda di affrancazione del fondo enfiteutico proposta nei confronti di una p.a. (

    Cass. civ., 1 aprile 2011, n. 7595

    ).

  • Azione proposta per ottenere il ricollocamento dei segni di confine contro l'autore della illecita demolizione e rimozione di essi (Cass. civ., 18 dicembre 1978, n. 6064)

  • Domanda volta alla recisione dei rami protesi in orizzontale, invadenti l'altrui proprietà (regolata dall'

    art. 896 c.c.

    ), rientrante nella competenza del giudice unico di tribunale (

    Cass. civ., 4 gennaio 2006, n. 32

    )

  • Cause relative alle distanze nelle costruzioni e negli scavi

Competenza del giudice del luogo in cui si trova l'immobile o l'azienda.

L'

art. 21 c.p.c.

disciplina due tipi distinti di competenza: quella per le cause relative a diritti immobiliari, apposizione di termini e distanze in piantamenti, che è una competenza esclusiva ma derogabile, e quella per le altre controversie sopra menzionate che godono del regime dell'inderogabilità della competenza fissata dall'

art. 28 c.p.c.

La norma prevede che qualora l'immobile sia compreso in più circoscrizioni giudiziarie, è competente il giudice della circoscrizione nella quale è compresa la parte soggetta a maggiore tributo verso lo Stato; quando invece non è sottoposto a tributo, è competente ogni giudice nella cui circoscrizione si trovi una parte dell'immobile.

La competenza prevista dalla norma non esiste più in parte qua e, secondo la dottrina, si fa riferimento soltanto alle competenze alternative dei diversi giudici nelle cui circoscrizioni si trovano le parti dell'immobile.

La dottrina afferma, con riferimento alla previsione della disposizione secondo cui, quando l'immobile non è sottoposto a tributo, competente è ogni giudice nella cui circoscrizione si trova una parte dell'immobile. A seguito della riforma tributaria, sarebbe applicabile solo quest'ultima parte della norma pur dopo la modifica dell'art. 15 a seguito della

l. 399/84

(che ha sostituito il riferimento al tributo diretto verso lo Stato con quello al reddito domenicale o alla rendita catastale), sicché si verificherebbe la concorrenza di tanti fori quanti sono le circoscrizioni nelle quali l'immobile é compreso, non essendo possibile applicare analogicamente la previsione dell'

art. 15 c.p.c.

Competenza per le azioni possessorie e per la denuncia di nuova opera o danno temuto.

Per le azioni possessorie e per la denuncia di nuova opera e di danno temuto è competente il giudice del luogo nel quale è avvenuto il fatto denunciato (Asprella, sub art. 21, 361/362).

La competenza territoriale dipende dal luogo ove avvenne il fatto che ha dato origine all'azione. Per la dottrina, pertanto, ci troveremmo in una ipotesi di estensione del

forum contractus

e non del

forum rei sitae

(Segré, Della competenza, 265)

.

Si tratta, in ogni caso, di una competenza inderogabile ex

art. 28 c.p.c.

con alcune eccezioni specificamente dettate dalla legge (Asprella, sub art. 21, 361):

  • nelle

    azioni possessorie promosse mentre è pendente il giudizio petitorio, le quali possono e devono, se si tratta di manutenzione, proporsi al giudice del petitorio ai sensi dell'

    art. 704 c.p.c.

    ;

  • nelle ipotesi di provvedimenti cautelari richiesti prima o nel corso della causa di merito, per i quali vale la specifica disciplina dettata dagli

    artt. 669-

    ter

    e

    669-

    quater

    c.p.c.

    ;

  • nell'ipotesi in cui la controversia sia oggetto di clausola compromissoria o sia compromessa in arbitri o sia pendente il giudizio arbitrale.

La norma non disciplina il caso in cui il fatto denunciato sia unico ma riguardi un immobile compreso all'interno di più circoscrizioni giudiziarie. Al riguardo, la giurisprudenza ha adottato un criterio di determinazione della competenza fondato sulla volontà del ricorrente, affermando che,

nell'ipotesi di reintegrazione nel possesso di un immobile sito in più mandamenti pretorili, se la lesione possessoria ha per oggetto il bene nel suo complesso e non una sua parte, è competente a conoscere dell'azione possessoria quello tra i pretori che il ricorrente abbia, a sua insindacabile scelta, concretamente adito (Asprella, sub art. 21, 362).

Riferimenti:

ACONE, SANTULLI, Competenza. II) Diritto processuale civile, in Enc. Giur., vol. VII, Roma, 1988, 37 e ss.;

ANDRIOLI, Commento al codice di procedura civile, Napoli, 1957, I, 94 e ss.;

ASPRELLA, sub art. 21, in Commentario del codice di procedura civile, a cura di Comoglio, Consolo, Sassani, Vaccarella, Torino, 2012, 353 e ss.;

GIONFRIDA, Competenza civile, in Enc. del Dir., VIII, Milano, 1961, 73 e ss.;

LEVONI, Competenza nel diritto processuale civile, in Digesto civ., vol. III, Torino, 1988, 125 e ss.;

MANDRIOLI, Diritto processuale civile, Torino, 2009, 265;

SATTA, Commentario al codice di procedura civile, I, Milano, 1965, 123 e ss.;

SEGRÉ, Della competenza per territorio, in Comm. c.p.c. Allorio, I, 1, Torino, 1973, 260 e ss.

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