Il rigetto dell'istanza di affidamento in prova in casi particolari
04 Gennaio 2017
Quando il tribunale di sorveglianza può respingere l'istanza di affidamento in prova in casi particolari ai sensi dell'art. 94 d.P.R. 309/1990?
L'art. 94 d.P.R. 309 del 1990 prevede che, pur in presenza delle certificazioni previste, il Tribunale possa respingere l'istanza di affidamento in prova in casi particolari in due ipotesi: quando accerta che lo stato di tossicodipendenza o l'esecuzione del programma di recupero sono preordinati al conseguimento del beneficio (art. 94, comma 3, d.P.R. 309 del 1990) e quando ritiene che il programma di recupero e le prescrizioni non contribuiscano al recupero del condannato e non assicurino la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati (comma 4)(così Cass. pen., Sez. I, 11 ottobre 2016, n. 47940). Queste le motivazioni della Corte di cassazione che ha annullato con rinvio l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di A. che rigettava le istanze di affidamento in prova e di detenzione domiciliare di M.D. Il tribunale con la suddetta ordinanza osservava che non era possibile escludere i contatti con la criminalità organizzata e riteneva – pertanto – necessario un precedente percorso intramurario al fine di sperimentare la personalità del condannato per comprendere se l'elevata pericolosità sociale potesse dipendere esclusivamente dalla tossicodipendenza. L'ordinanza di rigetto, pur ammettendo lo stato di tossicodipendenza espressamente, non afferma che esso sia preordinato al conseguimento dell'affidamento in prova ai sensi dell'art. 94 d.P.R. 309/1990 tuttavia l'istanza viene rigettata per la gravità delle modalità esecutive dei reati, per l'impossibilità di escludere rapporti con la criminalità organizzata e – parrebbe di comprendere – soprattutto per il dubbio sulle reali motivazioni che spingerebbero M. al crimine: provare "emozioni". Il tribunale di sorveglianza con tale argomento non ha però chiarito la fonte del suddetto dubbio e ciò non può essere ricondotto ai criteri di legge: quindi il Tribunale avrebbe dovuto giungere ad affermare che il programma terapeutico non era idoneo a recuperare il condannato o a prevenire il pericolo di commissione di altri reati. |