Accertamento sintetico e prova contraria

La Redazione
22 Dicembre 2015

I Giudici di Cassazione, con l'ordinanza n. 25569/2015, hanno affermato che in caso di accertamento sintetico, il contribuente dovrà provare che le somme contestate siano provenienti da redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta.

In caso di accertamento che ridetermini sinteticamente il reddito in relazione ad una spesa per incrementi patrimoniali, il contribuente non può esibire come prova il solo estratto conto bancario, ma deve fornire una prova che i fondi siano provenienti da redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta. A stabilirlo è la Cassazione con l'ordinanza del 18 dicembre 2015 n. 25569.

La CTR aveva accolto il ricorso di un contribuente, avverso l'esito della sentenza della CTP che aveva confermato l'avviso di accertamento per IRPEF, emesso in seguito ad un accertamento sintetico sulla capacità di spesa desunta dall'acquisto di un terreno e di una partecipazione societaria. Secondo la CTR, le somme utilizzate per tali acquisti erano state realizzate con somme prelevate nel corso del tempo, ed era pertanto ininfluente che i redditi dell'anno in questione non fossero sufficienti per giustificare tali investimenti.

Le Entrate erano ricorse in Cassazione, affermando che per giustificare gli incrementi patrimoniali non fosse sufficiente la sola esibizione di un estratto conto bancario con la certificazione di smobilizzo dei titoli di credito: serviva, infatti, una prova che i fondi impiegati fossero provenienti da redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta. Ciò ha trovato l'accoglimento della Cassazione.

In tema di accertamento delle imposte sui redditi – si legge in ordinanza – qualora l'ufficio determini sinteticamente il reddito complessivo netto in relazione alla spesa per incrementi patrimoniali, la prova documentale contraria ammessa per il contribuente dall'art. 38, c. 6 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, nella versione vigente non riguarda la sola disponibilità di redditi esenti o di redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta, ma anche l'entità di tali redditi e la durata del loro possesso, che costituiscono circostanze sintomatiche del fatto che la spesa contestata sia stata sostenuta proprio con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta”.

Il Giudice di appello non avrebbe quindi potuto considerare idonea la prova della provenienza del denaro, in quanto non poteva apparire utile il solo estratto bancario che potesse convincere di fondi accumulati nel tempo. Il giudice doveva altresì accertarsi di altri elementi circa tale provenienza, per giustificare almeno la presunzione che si trattasse di redditi esenti o già assoggettati a tassazione.

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