La plusvalenza è conseguita nel momento in cui la proprietà entra nel patrimonio del cedente
28 Febbraio 2017
La data dell'atto di identificazione catastale non assume alcuna importanza al fine di calcolare la plusvalenza del terreno sul quale si deve costruire un immobile: conta infatti la comunicazione di fine lavori. Lo afferma la Corte di Cassazione con l'ordinanza del 23 febbraio 2017 n. 4711.
I Giudici della Corte hanno accolto il ricorso presentato da una contribuente che aveva ricevuto un accertamento a fini IRPEF: al centro dei controlli del Fisco vi era una plusvalenza concretizzatasi in seguito alla vendita di un terreno considerato edificabile.
L'acquirente doveva costruire su quel terreno una villetta. Secondo i Giudici di merito, la plusvalenza coincideva con l'atto di trasferimento dell'immobile, ma per i Giudici della Cassazione, in tema di imposte sui redditi, ai fini dell'applicazione della previsione secondo la quale «la plusvalenza sia costituita dalla differenza tra il prezzo d'acquisto e quello conseguito con l'alienazione – nel caso di permuta di cosa esistente (un terreno) con cosa futura (la realizzazione di un fabbricato), la plusvalenza deve considerarsi conseguita nel momento in cui la proprietà della costruzione realizzata è entrata nel patrimonio del cedente». La Corte ha concluso che, ai sensi dell'art. 1472 del c.c., tale momento «coincide con quello in cui la cosa futura viene appunto ad esistenza, dovendosi escludere che possa riguardare l'atto di identificazione catastale».
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