Sul rapporto tra ricorso principale e ricorso incidentale escludente

Diego Campugiani
01 Marzo 2017

L'esame del ricorso principale (a fronte della proposizione di un ricorso incidentale “escludente”) è doverosa, a prescindere dal numero delle imprese che hanno partecipato alla gara, solo ove produca un vantaggio, anche mediato e strumentale, per il ricorrente principale.

Il Consiglio di Stato, alla luce dei principi affermati dalla Corte di Giustizia UE con la sentenza 5 aprile 2016, C-689/13, Puligienica/Airgest s.p.a., senza discostarsi da quanto già affermato con sentenza del 26 agosto 2016, n. 3708 in merito alla necessità di analizzare tanto il "ricorso principale" quanto quello "incidentale escludente" in materia di gare pubbliche, nel caso di specie, ha tuttavia ritenuto di potersi limitare alla valutazione dei soli motivi dell'appellante incidentale. La doglianza promossa nei confronti dell'aggiudicataria in primo grado, infatti, atteneva alla sola idoneità di una sua pregressa esperienza ad integrare il requisito di partecipazione. In quanto tale è stata ritenuta inadatta ad inficiare l'ammissione alla procedura degli altri partecipanti alla gara (peraltro non evocati in giudizio). Cosicché non è stato riconosciuto all'appellante principale (ricorrente principale anche in primo grado) nemmeno la titolarità di un interesse mediato e strumentale, quale quello al successivo riesame, in via di autotutela, delle offerte restanti in gara affette eventualmente dai medesimi vizi riscontrati dal giudice, con conseguente ripetizione della procedura ad evidenza pubblica. Come riconosciuto dalla citata sentenza del Consiglio di Stato, infatti, «resta compatibile con il diritto europeo sull'effettività della tutela in subiecta materia una regola nazionale che impedisce l'esame del ricorso principale nelle ipotesi in cui dal suo accoglimento il ricorrente principale non ricavi, con assoluta certezza, alcuna utilità (neanche in via mediata e strumentale)».

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