I punteggi numerici attribuiti dalla commissione sulla base di criteri sufficientemente chiari e analitici operano alla stregua di una sufficiente motivazione

Anton Giulio Pietrosanti
01 Dicembre 2016

Il punteggio numerico attribuito dalla commissione giudicatrice sui singoli oggetti di valutazione delle offerte opera alla stregua di una sufficiente motivazione quando l'apparato dei criteri (voci e sottovoci) fornito dalla disciplina di gara (con i relativi punteggi) è sufficientemente chiaro, analitico e articolato, sì da delimitare adeguatamente il giudizio della commissione nell'ambito di un minimo e di un massimo, e da rendere con ciò comprensibile e sindacabile l'iter logico seguito in concreto dalla commissione stessa.

A seguito dell'aggiudicazione di un appalto per l'assegnazione di una sala cinematografica da destinare alla realizzazione di progetti per attività culturali, un concorrente ricorreva al TAR per censurare la legittimità dei criteri individuati nella disciplina di gara (e i relativi punteggi attribuiti alle offerte dalla commissione giudicatrice) in quanto criteri ritenuti tanto generici da non permettere di risalire alla motivazione sottesa ai punteggi stessi e di raffrontare i progetti presentati dagli altri concorrenti.

Il Collegio respingeva la censura rilevando che i criteri previsti nel bando per la predetta assegnazione erano, invece, idonei ad esprimere l'iter logico seguito per l'attribuzione dei punteggi numerici effettuata dalla commissione.

A tal fine il TAR ha richiamato quell'indirizzo giurisprudenziale secondo cui il punteggio numerico, attribuito nella valutazione delle offerte presentate in gara, «opera alla stregua di una sufficiente motivazione» (ed è quindi legittimo) «quando l'apparato delle voci e sottovoci fornito dalla disciplina della procedura, con i relativi punteggi, è sufficientemente chiaro, analitico e articolato, sì da delimitare adeguatamente il giudizio della Commissione nell'ambito di un minimo e di un massimo, e da rendere con ciò comprensibile l'iter logico seguito in concreto nel valutare i singoli progetti in applicazione di puntuali criteri predeterminati, permettendo così di controllarne la logicità e la congruità».

Del resto, nella stessa sentenza si rileva come, anche nell'ambito dei concorsi pubblici, il voto numerico attribuito dalle relative commissioni esprima un giudizio tecnico discrezionale che già contiene e sintetizza la motivazione (Cons. St., Sez. VI, 11 dicembre 2015, n. 5639); voto che, di converso, diventa illegittimo ove manchino criteri di massima e precisi parametri di riferimento cui raccordare il punteggio assegnato, ovvero nel caso in cui non venga supportato con una motivazione integrativa laddove vi sia un contrasto talmente forte, tra i punteggi attribuiti dai componenti della commissione, da configurare una possibile contraddittorietà intrinseca del giudizio complessivo.

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