Informativa antimafia, recesso dal contratto e provvedimento di straordinaria e temporanea gestione

Nicola Posteraro
02 Maggio 2016

La stazione appaltante è vincolata a recedere dal contratto, quando sia stata emessa l'informativa (e salva l'eccezionale ipotesi dell'art. 94, comma 3, d. lgs. n. 159 del 2011), se e fino a quando non sopraggiunga l'eventuale provvedimento di straordinaria e temporanea gestione adottato dal Prefetto per le eccezionali esigenze contemplate dall'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014.

La fattispecie: Col ricorso di primo grado, la società ricorrente impugnava il provvedimento con il quale il Comune, in data 8 luglio 2015, aveva esercitato il recesso dal contratto per l'affidamento del servizio, ai sensi dell'art. 94, comma 2, d.lgs. n. 159 del 2011, in seguito all'informazione interdittiva antimafia adottata dal Prefetto a carico di alcune imprese di un Gruppo, tra le quali la ricorrente.

La società interessata lamentava principalmente che, essendo stata disposta dal Prefetto il 2 luglio 2015 la straordinaria e temporanea gestione dell'impresa ai sensi dell'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014, il Comune non avesse più il potere di recedere dal contratto, alla data dell'8 luglio 2015, poiché la valutazione circa la prosecuzione o la risoluzione del rapporto sarebbe stata rimessa, ormai, all'autorità degli amministratori nominati dal Prefetto.

Affermava, quindi, che si sarebbero dovuti classificare come illegittimi tutti quei provvedimenti di risoluzione o recesso adottati durante la naturale discrasia temporale tra l'interdittiva e le misure di salvaguardia degli stessi, poiché capaci di sottrarre al Prefetto la possibilità di compiere le proprie valutazioni su tutto il perimetro aziendale.

Il T.A.R. respingeva il ricorso e, avverso tale sentenza, la società proponeva appello.

Il Consiglio di Stato lo respingeva perché infondato.

La decisione: Il Consiglio di Stato rigetta l'appello.

Sulla scia di una recente decisione (Cons. St., Sez. III, 24 luglio 2015, n. 3653), il Collegio afferma che l'attività di temporanea e straordinaria gestione, considerata di pubblica utilità ad ogni effetto ex art. 32, comma 4, d.l. n. 90 del 2014), può seguire l'emissione dell'informativa e non deve necessariamente precederla.

La sentenza precisa che, però, fino all'adozione della misura in questione – laddove, ovviamente, il Prefetto ritenga sussistenti i presupposti di cui all'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014 – l'informativa mantiene inalterati tutti gli effetti interdittivi, di cui all'art. 94, commi 1 e 2, d.lgs. n. 159 del 2011.

La stazione appaltante, dunque, è vincolata a recedere dal contratto, quando sia stata emessa l'informativa (e salva l'eccezionale ipotesi dell'art. 94, comma 3, d.lgs. n. 159 del 2011), se e fino a quando non sopraggiunga l'eventuale provvedimento di straordinaria e temporanea gestione adottata dal Prefetto per le eccezionali esigenze contemplate dall'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014.

Il Collegio sottolinea che anche le Linee Guida dell'ANAC del 27 gennaio 2015 (per l'applicazione delle misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio di imprese) chiariscono che, in presenza di una informativa antimafia interdittiva, la regola generale è quella della revoca dell'aggiudicazione o, se la stipula negoziale è già intervenuta, della risoluzione del contratto, costituendo la prosecuzione del contratto pubblico un rimedio di carattere straordinario, in presenza degli eccezionali requisiti, rispondenti ad esclusive finalità di interesse pubblico, e nei rigorosi limiti stabiliti dall'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014.

La sentenza, inoltre, precisa che risulta ininfluente la previsione dell'art. 94, comma 3, d.lgs. n. 159 del 2011: tale disposizione, la quale consente la prosecuzione “protetta” e amministrata del contratto in un regime di c.d. legalità controllata, assume valenza di carattere residuale rispetto alla previsione dell'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014. La prosecuzione della esecuzione del contratto, laddove disposta dall'Amministrazione ai sensi dell'art. 94, comma 3, d.lgs. n. 159 del 2011, cede il passo, cioè, perché recessiva, al preminente pubblico dell'amministrazione controllata di cui all'art. 32, comma 10, d.l. n. 90 del 2014, come chiarisce lo stesso dato letterale di tale ultima disposizione.

La pronuncia, infine, afferma che la validità del recesso deve essere apprezzata, per il principio del tempus regit actum, con riferimento alla data della sua adozione, allorché era pienamente operante e vincolante l'efficacia interdittiva dell'informativa, rimanendo dunque ininfluenti, sulle sue sorti, gli atti sopravvenuti: nel caso di specie, la ricorrente lamentava che il successivo 27 luglio 2015 il Tribunale di Roma avesse disposto l'amministrazione giudiziaria delle imprese del Gruppo (tra cui l'odierna appellante), ai sensi dell'art. 34 d.lgs. n. 159 del 2011, per consentire al Gruppo stesso di proseguire la propria rilevantissima attività aziendale senza soluzione di continuità rispetto al passato, con conseguente inefficacia delle misure adottate in precedenza dal Prefetto ai sensi dell'art. 32, comma 5, d.l. n. 30 del 2012, nonché, a suo dire, portata retroattiva della restituzione in bonis della stessa ricorrente ad un momento antecedente al 2 luglio 2015. Il Collegio specifica che l'amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche suscettibili di condizionamento mafioso, di cui all'art. 34 d.l. n. 159 del 2011, è una misura di prevenzione di carattere patrimoniale e non ha, pertanto, carattere retroattivo, non incidendo, ex tunc, sull'efficacia dei provvedimenti amministrativi in precedenza adottati.

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