L’omessa dichiarazione di cui all’art. 38, lett. f), d.lgs. n. 163 del 2006 rende la domanda di partecipazione non veritiera

02 Ottobre 2017

In vigenza del vecchio Codice degli appalti pubblici, la violazione dell'obbligo di cui all'art. 38, comma 1, lett. f), d.lgs. n. 163 del 2006, è sanzionata con l'esclusione dalle procedure di evidenza pubblica di quei concorrenti incorsi, secondo motivata valutazione della stazione appaltante, in gravi negligenze o malafede nell'esecuzione delle prestazioni affidate dalla stazione appaltante che aveva bandito la gara oppure che abbiano commesso un errore grave nell'esercizio della loro attività professionale. L'omissione di tale dichiarazione fa assumere ala domanda di partecipazione la natura di dichiarazione non già incompleta, bensì non veritiera e pertanto non sanabile con il soccorso istruttorio.

La controversia trae origine da una complessa procedura di gara avente ad oggetto un appalto di lavori, da cui ne è conseguito un altrettanto articolato contenzioso. La società, che a seguito di una prima fase di contenzioso, risultava collocata in seconda posizione nella graduatoria definitiva, chiedeva al TAR della Puglia l'annullamento della aggiudicazione definitiva, deducendone sotto plurimi profili l'illegittimità. In detto giudizio, la società aggiudicataria, costituendosi, spiegava ricorso incidentale "paralizzante". In fase d'appello, la società seconda classificata, soccombente in primo grado, impugnava la sentenza, lamentando, fra l'altro, l'erroneità della pronuncia di primo grado per violazione dell'art. 38, comma 1, lett. f), d.lgs. n. 163 del 2006 che sanziona con l'esclusione quei concorrenti che siano incorsi in gravi negligenze o malafede nell'esecuzione di prestazioni affidate dalla stazione appaltante banditrice della gara, oppure che abbiano commesso un errore grave nell'esercizio della loro attività professionale.

Ad avviso dell'appellante, infatti, la stazione appaltante sarebbe incorsa in errore, poiché, l'omessa dichiarazione di cui al suddetto articolo sarebbe potuta essere sanata tramite il soccorso istruttorio, non essendosi pervenuti ad un giudizio di gravità che deve comunque essere rilevato oggettivamente e non da parte del giudice amministrativo. Contrariamente a quanto sostenuto dall'appellante, il giudice di primo grado ha ritenuto di rinvenire nella domanda di partecipazione e nella omessa dichiarazione in questione, la violazione di quel dovere di buona fede e correttezza nelle trattative rappresentato dagli obblighi dichiarativi che sono imposti a tutti i partecipanti alle gare pubbliche, proprio per la natura strumentale di tale dichiarazione tesa a consentire alla stazione appaltante di conoscere e valutare il valore professionale delle singole ditte che si ritengono meritevoli di affidamento di un lavoro, di un servizio o di una fornitura.

Il Consiglio di Stato, nel respingere la censura e in aderenza alla sentenza impugnata, ha affermato che il concorrente è tenuto a una dichiarazione veritiera e completa, per consentire alla stazione appaltante di formulare un giudizio sull'affidabilità professionale della partecipante di ampia portata discrezionale e quindi sindacabile dal giudice amministrativo nei soli limiti dell'evidente illogicità o irrazionalità. L'omissione di tale dichiarazione, infatti, non consente all'Amministrazione di poter svolgere correttamente e completamente la valutazione di affidabilità professionale dell'impresa e fa assumere alla domanda di partecipazione resa in sede di gara la natura di dichiarazione non già incompleta, ma non veritiera e pertanto non sanabile con il soccorso istruttorio.

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