Valore delle tabelle ministeriali sul costo medio del lavoro alla luce del nuovo Codice
05 Gennaio 2017
La pronuncia, muovendo dalla premessa che le censure in materia di verifica dell'anomalia devono essere valutate alla stregua dei principi generali che sovrintendono al sindacato giurisdizionale sulla cd. discrezionalità tecnica, in forza dei quali la valutazione del giudice consiste nella (e si arresta alla) verifica dell'attendibilità del giudizio dell'Amministrazione quanto a norme tecniche applicate e al relativo procedimento applicativo, giunge a ritenere violati i parametri richiamati, con particolare riguardo alle valutazioni del costo della manodopera. La sentenza si sofferma sulla valenza da attribuire alle tabelle ministeriali, specificando che le stesse si limitano a indicare il costo medio del lavoro nell'anno di riferimento, relativamente all'area territoriale e al settore merceologico interessato, assurgendo a mero parametro di riferimento senza stabilire valori assoluti. Il Collegio, precisando la vigenza di tale principio anche alla luce del nuovo Codice, ha altresì cura di puntualizzare che l'art. 97, comma 5, lett. d), d.lgs. n. 50 del 2016, appare, a tale riguardo, erroneamente formulato laddove afferma che l'offerta è anormalmente bassa e, quindi, deve essere esclusa, quando il costo del personale è inferiore ai minimi salariali retributivi«indicati nelle apposite tabelle di cui all'art. 23, comma 14» (rectius, comma 16). Le tabelle ministeriali di cui all'art. 23 citato, infatti, sono quelle sopra descritte, che non attengono al trattamento minimo salariale stabilito dalla legge o dalla contrattazione collettiva, al quale solo si riferisce la previsione d'inderogabilità di cui all'art. 97, comma 6, d.lgs. n. 50 del 2016 e all'art. 87, comma 3, d.lgs. n. 163 del 2006, ma stabiliscono il costo medio orario del lavoro. |