L’esclusione dell’aggiudicatario definitivo è conseguenza automatica dell’esito negativo dell’accertamento del possesso dei requisiti

Maria Stella Bonomi
06 Giugno 2016

In caso di esito negativo dell'accertamento del possesso dei requisiti, l'aggiudicatario definitivo deve essere escluso. Tale esclusione inerisce al medesimo procedimento e non può, dunque, considerarsi alla stregua di un atto di secondo grado.

Il TAR afferma, anzitutto, che l'esclusione dell'aggiudicatario definitivo a seguito dell'esito negativo dell'accertamento del possesso dei requisiti non può assolutamente essere considerata quale atto di secondo grado. Si tratta, infatti, di una mera conseguenza di tale accertamento e, deve, dunque, ritenersi inerente al medesimo procedimento cui l'interessato si è volontariamente assoggettato.

L'art. 38 del Codice del 2006, in particolare, impone di dichiarare l'assenza di sentenze di condanna per una serie di reati la cui gravità ostativa viene, a seconda dei casi, in concreto apprezzata da parte della stazione appaltante o presunta. Secondo il Collegio, quindi, le imprese concorrenti non hanno alcuna funzione “filtro” nello stabilire l'importanza o l'incidenza di un'eventuale condanna subita sulla moralità professionale. Esse, infatti, sono soggette all'obbligo di indicare nella dichiarazione prodotta con la domanda di partecipazione ad una gara tutte le sentenze penali di condanna e i provvedimenti equiparati, fatti salvi gli effetti dei provvedimenti formali annotati nel Casellario giudiziale.

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