Termine di vincolatività dell’offerta: cui prodest?

06 Settembre 2016

L'infruttuoso decorso del termine di cui all'art. 11, comma 6, del d.lgs. n. 163 del 2006 non comporta automaticamente la perdita di validità dell'offerta, essendo a tali fini necessaria una manifestazione di volontà da parte dell'offerente.

Com'è noto, a mente dell'art. 11, comma 6, del (pre)vigente Codice «l'offerta è vincolante per il periodo indicato nel bando o nell'invito» o, in assenza di una specifica indicazione, «per centottanta giorni dalla scadenza del termine per la sua presentazione».

Con la sentenza in epigrafe il T.A.R. Lazio chiarisce (o meglio ribadisce) che il termine di efficacia delle offerte stabilito dalla predetta norma rappresenta un termine posto a tutela dell'offerente. Il quale, all'infruttuoso decorso di tale lasso di tempo, può certamente «ritenersi sciolto dall'offerta presentata» (Cons. Stato, 24 giugno 2010 n. 4019).

Di contro, come chiaramente evidenzia il Collegio, in assenza di un'espressa ed univoca manifestazione di volontà da parte del concorrente, lo spirare del termine in parola non comporta ex lege la perdita di validità dell'offerta, che dunque deve continuare ad essere considerata dalla Stazione appaltante valida ed efficace (Cons. Stato, 7 gennaio 2009 n. 9).

Pertanto, è l'offerente (e solo quest'ultimo) a poter unilateralmente sciogliersi dalla sua offerta per via del decorso del termine in questione.

Del resto, la ratio della disciplina in esame è quella di evitare che l'offerente debba essere sine die vincolato all'offerta presentata e che quindi che la lungaggine della procedura di gara possa andare a detrimento del medesimo offerente, che, di conseguenza, decorso un congruo lasso di tempo deve ritenersi libero di poter ritirare l'offerta presentata.

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