L’interesse alla prorogatio di un affidamento non configura un interesse legittimo tutelabile in sede giurisdizionale

11 Luglio 2017

La normativa sull'evidenza pubblica non prende affatto in considerazione l'interesse dell'impresa ad essere prorogata come esecutrice del servizio: circostanza, anzi, che – concretandosi di fatto, per il periodo di prorogatio, in un affidamento senza gara – tende proprio ad essere evitata dal sistema perché costituisce un vulnus alla ratio della normativa in materia. In tal quadro dunque non sussiste la legittimazione ad agire.

La fattispecie controversa concerne in buona sostanza la tutelabilità (o meno) dell'interesse della ricorrente ad ottenere la prorogatio del servizio in corso.

Il Collegio ha escluso che l'interesse, oggettivamente presente sul piano fattuale, alla prorogatio del servizio attualmente gestito dall'incumbent in forza di un contratto di concessione in proroga possa essere qualificato come un interesse legittimo ed in quanto tale sia tutelabile in sede giurisdizionale.

Vale rammentare che la possibilità di proporre un'azione impugnatoria di provvedimenti amministrativi, al di là di specifiche ipotesi contemplate dalla legge, non è concessa a chiunque in qualità di cittadino intenda censurare l'esercizio del potere pubblico, ma soltanto al titolare di una posizione di interesse legittimo e cioè di una posizione qualificata e differenziata rispetto alla posizione di tutti gli altri membri della collettività.

La posizione legittimante alla proposizione del ricorso, quindi, è caratterizzata dalla differenziazione e dalla qualificazione.

La prima qualità può discendere dall'atto amministrativo, quando esso incide immediatamente nella sfera giuridica del soggetto, ovvero può rinvenirsi nel collegamento tra la sfera giuridica individuale ed il bene della vita oggetto della potestà pubblica quando l'atto esplica effetti diretti nella sfera giuridica altrui e, in ragione di tali effetti, è destinato ad interferire sulla posizione sostanziale del ricorrente.

Peraltro, ai fini della configurazione della posizione sostanziale legittimante l'azione, non è sufficiente che sussista un qualsiasi interesse differenziato, rispetto a quello di altri soggetti, al corretto esercizio del potere amministrativo, ma è necessario anche che l'interesse individuale sia qualificato, sia cioè considerato dalla norma attributiva del potere, nel senso che tale norma o l'ordinamento nel suo complesso deve prendere in considerazione oltre l'interesse pubblico che è precipuamente preordinata a soddisfare anche l'interesse individuale privato su cui va ad incidere l'azione amministrativa.

Nel caso di specie, non vi è dubbio che la posizione dell'incumbent, quale gestore in proroga, sia differenziata rispetto a quella di tutti gli altri operatori del settore.

Tuttavia, la legittimazione ad agire non sussiste in quanto la normativa sull'evidenza pubblica, da un lato, è anche specificamente ed essenzialmente preordinata alla tutela della libertà di concorrenza ed alla garanzia della par condicio tra le imprese, sicché le imprese partecipanti alla gara sono certamente titolari di un interesse legittimo al corretto svolgimento della stessa, ma, dall'altro, non prende affatto in considerazione l'interesse dell'impresa ad essere prorogata come esecutrice del servizio, circostanza, anzi, che – concretandosi di fatto, per il periodo di prorogatio, in un affidamento senza gara – tende proprio ad essere evitata dal sistema perché costituisce un vulnus alla ratio della normativa in materia.

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