In sede di verifica delle offerte anomale, la S.A. può “specificare” anche in itinere le ragioni dell’anomalia

Guido Befani
12 Aprile 2017

Il procedimento di verifica dell'offerta anomala rappresenta una fattispecie a formazione progressiva e consente alla stazione appaltante, ove ritenga l'offerta nel suo complesso scarsamente remunerativa, di avviare tale procedimento con una richiesta prima ad ampio spettro e poi, via via che l'iter si svolge, sempre più mirata all'evidenziazione delle cause in ragione delle quali l'offerta potrebbe essere ritenuta effettivamente anomala.

Nella sentenza in commento il Consiglio di Stato ha affrontato la questione relativa al metodo seguito dalla stazione appaltante nel subprocedimento “a formazione progressiva” di verifica dell'anomalia dell'offerta previsto dall'art. 86, comma 3, d.lgs. n. 163 del 2006.

A tale fine il collegio ha rilevato come la norma in parola (applicabile ratione temporis) rimetta direttamente alla stazione appaltante la discrezionalità se procedere o meno alla verifica dell'anomalia, e che tale scelta non sia sindacabile da parte del giudice amministrativo.

Per il Collegio, infatti, appare del tutto corretta tale interpretazione della norma (già seguita dal primo giudice), in quanto il riferimento agli “elementi specifici” sintomatici di anomalia, non può comportare la precisa indicazione, già in sede di richiesta di giustificazioni, delle cause che eventualmente condurranno al giudizio di anomalia, ma (tale riferimento) deve essere inteso nel senso che, anche in assenza di parametri aritmetici in ragione dei quali l'offerta è da considerare anomala ex lege, la stazione appaltante, ove comunque ritenga l'offerta nel suo complesso scarsamente remunerativa, ha il potere di avviare il procedimento di verifica con una richiesta prima ad ampio spettro e poi, via via che l'iter si svolge, sempre più mirata all'evidenziazione delle cause in ragione delle quali l'offerta potrebbe essere ritenuta effettivamente anomala.

Del resto, diversamente opinando, per il Collegio si perverrebbe alla conclusione paradossale che, anche a fronte dell'evidenza dell'anomalia di un'offerta, la stazione appaltante, ove non sia ancora in grado di individuare con precisione le voci di costo che determinano la complessiva inaffidabilità dell'offerta, non possa effettuare il giudizio di valutazione della medesima, con conseguente vulnus alla ratio stessa dell'istituto.

In questa logica deve essere pertanto condiviso l'assunto (proprio della sentenza appellata) che descrive il procedimento in parola alla stregua di una fattispecie a formazione progressiva. , con possibilità di “specificare” le ragioni dell'anomalia in itinere.

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