Principio di rotazione e limiti applicativi

Marco Calaresu
13 Giugno 2017

Il principio di rotazione che deve orientare la condotta delle stazioni appaltanti nella fase di consultazione degli operatori economici, e che si sostanzia nel prevedere come eccezionale l'ipotesi di affidamento al contraente uscente, ha natura servente e strumentale rispetto al principio di concorrenza ed è pertanto applicabile nei limiti in cui non incide su quest'ultimo.

Con la pronuncia in esame il TAR delinea la portata applicativa del principio di rotazione in forza del quale l'affidamento al contraente uscente ha carattere eccezionale e richiede un onere motivazionale stringente. Nella fattispecie in esame, all'avviso della stazione appaltante avevano risposto l'azienda ricorrente e il gestore uscente il quale, all'esito delle operazioni di gara, è risultato aggiudicatario della concessione posta a gara. La ricorrente ha quindi contestato la violazione del principio di rotazione, atteso che nel caso di specie la stazione appaltante avrebbe omesso di esprimere qualsiasi motivazione sulla partecipazione e sul successivo affidamento in favore del gestore uscente, come invece imposto dalle linee guida dell'ANAC n. 4 del 2016.

Il Collegio ha ritenuto infondato il motivo alla luce della circostanza che all'avviso esplorativo pubblicato dalla stazione appaltante avevano risposto, esclusivamente, la ricorrente e il gestore uscente, con la conseguenza che l'esclusione di quest'ultimo non avrebbe apportato alcun beneficio in termini concorrenziali ma avrebbe, al contrario, escluso qualsiasi confronto tra operatori economici. Il TAR aderisce a quell'orientamento giurisprudenziale che esprime una posizione di “apertura”, in quanto esclude che il principio di rotazione possa avere una valenza precettiva e assoluta (nel senso di vietare alle stazioni appaltanti, sempre e comunque, l'aggiudicazione all'affidatario uscente). In tale prospettiva il principio di rotazione è “servente” e “strumentale” rispetto a quello di concorrenza e deve quindi trovare applicazione nei limiti in cui non incida su quest'ultimo. Di conseguenza, nella vicenda in esame l'esclusione del gestore uscente avrebbe limitato e non promosso la concorrenza. Il Collegio non ritiene poi fondata la censura basata sul difetto di motivazione dell'invito (anche) del gestore uscente, atteso che la stessa sarebbe ricavabile dagli atti di gara. Sul punto è stata richiamata la giurisprudenza che ha precisato che laddove le ragioni del provvedimento emanato risultano percepibili in fase infraprocedimentale, il difetto di motivazione del provvedimento finale non assume carattere viziante e può essere integrato in corso di causa (Cons. St., Sez. IV, 4 marzo 2014, n. 1018; Id., Sez. V, 20 agosto 2013, n. 4194).

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