Dovere di motivazione nel procedimento di verifica di anomalia dell’offerta

Roberto Fusco
18 Ottobre 2016

Solo in caso esclusione dell'offerta perché anomala occorre un particolare rigore motivazionale che dia analitico conto delle ragioni per le quali la stazione appaltante sia pervenuta a tale conclusione, mentre ove si concluda per l'attendibilità dell'offerta è legittima anche una motivazione per relationem che richiami le giustificazioni rese dall'impresa.

Le sentenza ha ad oggetto l'aggiudicazione di un appalto per l'affidamento del servizio di trasporto scolastico indetta da un'amministrazione comunale per la durata di due anni.

La società ricorrente, classificatasi seconda in graduatoria, lamenta che l'offerta presentata dalla società aggiudicataria sia manifestamente incongrua e che non sia stata sottoposta a verifica di anomalia ex art. 86, d.lgs. n. 163 del 2006, avendo conseguito, per l'offerta tecnica e per quella economica, un punteggio superiore ai quattro quinti di quello massimo.

Il Collegio, nel decidere la presente controversia, richiama una serie principi giurisprudenziali in merito alla natura e alle modalità di esperimento del procedimento di verifica di anomalia dell'offerta.

Innanzitutto viene ricordato che la funzione di tale procedimento è quella di garantire un equilibrio tra la convenienza per la pubblica amministrazione di affidare l'appalto al prezzo più basso e l'esigenza di evitarne l'esecuzione con un ribasso che si attesti al di là del ragionevole limite dettato dalle leggi di mercato, giacché il sub-procedimento di verifica dell'anomalia non tende a selezionare l'offerta che è più conveniente per la stazione appaltante, ma la sua ratio è preordinata ad assicurare la piena affidabilità della proposta contrattuale (Cons. St., Sez. V, 27 marzo 2013, n. 1815).

Subito dopo viene ribadito il consolidato principio secondo il quale solo nel caso dell'esclusione dell'offerta perché anomala è richiesto un particolare rigore motivazionale che dia analitico conto delle ragioni per le quali la stazione appaltante sia pervenuta a tale conclusione, mentre nel diverso caso in cui si concluda per l'attendibilità dell'offerta, è legittima anche una motivazione per relationem che richiami le giustificazioni rese dall'impresa (in tal senso vedasi: Con. St., Sez. III, 14 dicembre 2015, n. 5665; Cons. St., Sez. IV, 26 febbraio 2015, n. 963; TAR Liguria, Sez. II, 8 febbraio 2016, n. 124; TAR Veneto, Sez. I, 16 maggio 2016, n. 528).

Alla luce di tali considerazioni il Collegio ritiene che, nel caso di specie, non possa imputarsi all'amministrazione un difetto di motivazione del provvedimento di conferma della congruità dell'offerta della società aggiudicataria per il solo fatto di aver ritenuto sufficienti le giustificazioni da questa presentate.

Per quanto riguarda poi gli analitici rilievi con cui la società ricorrente prova a dimostrare la complessiva inattendibilità dell'offerta della società aggiudicataria (rilevi da quest'ultima puntualmente contestati), viene precisato che il loro scrutinio in tal sede determinerebbe un'illegittima sovrapposizione dell'apprezzamento del tribunale a quello dell'amministrazione, con il compimento di valutazioni di merito che sono riservate a quest'ultima. Per costante giurisprudenza, infatti, nelle gare pubbliche il giudizio di anomalia o di incongruità dell'offerta costituisce espressione di discrezionalità tecnica di esclusiva pertinenza dell'amministrazione ed esula dalla competenza del giudice amministrativo, che può sindacare le valutazioni della pubblica amministrazione soltanto in caso di macroscopiche illegittimità, quali gravi e plateali errori di valutazione. In tali eccezionali casi, il giudice di legittimità esercita il proprio sindacato, ferma restando l'impossibilità di sostituire il proprio giudizio a quello dell'amministrazione e di procedere ad una autonoma verifica della congruità dell'offerta, che costituirebbe un'inammissibile intromissione nella sfera di competenza della pubblica amministrazione (in tal senso vedasi: Cons. St., Sez. VI, 14 agosto 2015, n. 3935 e Cons. St., Sez. V, 29 aprile 2015, n. 2175).

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