Decorrenza del termine di impugnazione di atti e documenti non conosciuti in sede di gara

Flaminia Aperio Bella
20 Giugno 2017

L'orientamento giurisprudenziale in forza del quale il termine per impugnare decorre dalla celebrazione della seduta di gara in cui vengono adottate determinazioni in ordine all'esclusione dell'offerta dell'impresa partecipante che vi abbia assistito tramite rappresentante munito di apposito mandato o che riveste una specifica carica sociale, si applica solo per il provvedimento di esclusione e opera quando la parte ricorrente contesta altri aspetti della procedura di gara che richiedono la conoscenza di atti e documenti non conosciuti al momento in cui il seggio di gara esprime le proprie valutazioni (ammissioni di altri concorrenti, attribuzioni dei punteggi all'offerta tecnica).

L'indirizzo interpretativo che collega la decorrenza del termine di impugnazione alla presenza del rappresentante alla seduta di gara si riferisce alle ipotesi di impugnazione dell'atto di esclusione. In tali eventualità, infatti, la parte interessata è, evidentemente, a piena conoscenza della documentazione che ha prodotto ai fini della partecipazione alla procedura selettiva. A diverse conclusioni si deve pervenire qualora la parte ricorrente intenda contestare altri aspetti della procedura di gara che richiedono la conoscenza di atti e documenti non conosciuti al momento in cui il seggio di gara esprime le proprie valutazioni (ammissioni di altri concorrenti, attribuzioni dei punteggi all'offerta tecnica). In tali circostanze la parte interessata, seppure presente con idoneo rappresentante alla seduta di gara che definisce l'esito della procedura non ha ancora quel grado di conoscenza minima delle possibili illegittimità della procedura.

L'interpretazione che precede è suffragata, nelle parole del Consiglio di Stato, dall'orientamento tracciato dalla Corte giust. UE sent. 28 gennaio 2010, C-406/08, secondo la quale, al fine di garantire il rispetto del principio di effettività enunciato all'art. 1, n. 1, della direttiva 89/665/CEE, il termine per impugnare gli atti delle procedure di affidamento di appalti pubblici non può decorrere prima della conoscenza dei motivi per i quali il concorrente non ha conseguito l'aggiudicazione. Ne discende che ai fini della decorrenza del termine per impugnare non è sufficiente che sia intervenuta la conoscenza dell'atto lesivo, occorrendo anche che quest'ultimo sia fornito di “un minimo contenutistico al fine di poter impugnare”, per cui, laddove il contenuto dell'atto ed i relativi profili di illegittimità dell'esclusione non fossero oggettivamente evincibili, è consentito il differimento nei limiti di dieci giorni, necessari per consentire l'accesso semplificato ed accelerato agli atti di gara, ai sensi del comma 5-quater dell'art. 79, d.lgs. n. 163 del 2006.

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