È compatibile con il diritto dell'unione europea la mancanza nei c.d. settori speciali di una disciplina che imponga l'adeguamento dei prezzi?

24 Marzo 2017

Va rimessa alla Corte di giustizia la questione in merito alla compatibilità col Diritto dell'U.E. della disciplina nazionale, nella parte in cui non prevede l'applicabilità ai c.d. settori speciali della disciplina in materia di revisione dei prezzi.

Il rinvio pregiudiziale operato dalla quinta Sezione con l'ordinanza in oggetto origina dalla pretesa dell'affidatario del servizio di pulizia di talune stazioni ferroviarie di vedersi riconosciuto il diritto all'adeguamento revisionale del corrispettivo di tale appalto in dipendenza dell'intervenuto incremento del costo del personale.

Con detta ordinanza il Consiglio di Stato ha, anzitutto, confermato che il servizio di pulizia delle stazioni ferroviarie, in quanto attività funzionale e strumentale al servizio di trasporto, sia assoggettato alla disciplina dei c.d. settori speciali. Infatti, come si legge nell'ordinanza in questione, «le condizioni igienico-sanitarie degli ambienti connessi all'espletamento del servizio di trasporto passeggeri e merci costituiscono una condizione imprescindibile del corretto espletamento del servizio medesimo».

Da tale inquadramento consegue de plano l'inapplicabilità a siffatto appalto di servizi della disciplina sulla revisione dei prezzi di cui all'art. 115 del (pre)vigente d.lgs. n. 163 del 2006. Tale norma, infatti, non è richiamata dall'art. 206 del medesimo d.lgs., risultando, quindi, inapplicabile ai settori speciali.

In subiecta materia vi è dunque nella pertinente disciplina nazionale un'asimmetria tra i settori ordinari e quelli speciali. Asimmetria che, a dire dell'appaltatore, sarebbe incompatibile con la direttiva 31 marzo 2004, n. 17, perché tale da determinare «un ingiusto e sproporzionato disequilibrio contrattuale» tra le parti e, quindi, da «alterare le regole di funzionamento del mercato»

Ed è proprio su tale ultimo aspetto che verte il rinvio pregiudiziale operato dal Consiglio di Stato che, in qualità di Giudice di ultima istanza, ha, ex art. 267 TFUE sottoposto alla Corte di giustizia le seguenti questioni pregiudiziali:

«a) se sia conforme al diritto dell'Unione Europea (in particolare con gli articoli 3, comma 3, TUE, artt. 26, 56/58 e 101 TFUE, art. 16 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea) ed alla Direttiva n. 17/2004 l'interpretazione del diritto interno che escluda la revisione dei prezzi nei contratti afferenti ai cd. settori speciali, con particolare riguardo a quelli con oggetto diverso da quelli cui si riferisce la stessa Direttiva, ma legati a questi ultimi da un nesso di strumentalità;

b) se la Direttiva n. 17/2004 (ove si ritenga che l'esclusione della revisione dei prezzi in tutti i contratti stipulati ed applicati nell'ambito dei cd. settori speciali discenda direttamente da essa), sia conforme ai principi dell'Unione Europea (in particolare, agli articoli 3,comma 1 TUE, 26, 56/58 e 101 TFUE, art. 16 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea), “per l'ingiustizia, la sproporzionatezza, l'alterazione dell'equilibrio contrattuale e, pertanto, delle regole di un mercato efficiente”».

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