Condizioni per il risarcimento del danno e per la relativa quantificazione
25 Luglio 2016
Il Consiglio di Stato ha affermato che nell'ipotesi di tempestiva revoca dell'aggiudicazione, allorché la stessa non sia ancora divenuta efficace e, dunque, prima che l'aggiudicataria divenga titolare dell'aspettativa giuridicamente qualificata alla stipulazione del contratto, non soltanto sono da ritenere insussistenti le condizioni per la condanna al pagamento dell'indennità di revoca di cui all'art. 1, comma 13, d.l. n. 95 del 2012, convertito dalla l. n. 135 del 2012, ma nemmeno può dirsi integrato il danno ingiusto che è il presupposto per la condanna al pagamento del risarcimento del danno da illegittima mancata aggiudicazione del contratto. Con riferimento, invece, alla quantificazione della diversa ipotesi di responsabilità precontrattuale, ritenuta sussistente nello specifico caso esaminato, il Collegio ha preliminarmente rammentato che la stessa deve tener conto degli eventuali vantaggi per il danneggiato che traggono origine direttamente dal fatto dannoso. In particolare, si deve avere riguardo alla differenza patrimoniale risultante dalla commissione dell'illecito, in modo tale da considerare come danno risarcibile la differenza tra il valore del patrimonio prima e dopo il compimento dell'illecito, detraendo il vantaggio procurato dalla condotta illecita a prescindere dal nesso di causalità con il danno. Applicando tale principio al caso di specie, il Consiglio di Stato ha affermato che non trova attuazione la compensazione fra il danno liquidato a titolo di responsabilità contrattuale e l'utile ricavato dall'esecuzione delle prestazioni del contratto d'appalto prorogato, che hanno diversa genesi ontologica e natura giuridica, siccome il primo è un pregiudizio ingiusto e contrario alla legge, mentre il secondo è il corrispettivo della prestazione resa in favore dell'amministrazione, oltre a scaturire da due differenti fatti produttivi, l'uno dall'illecito e l'altro dal contratto prorogato dall'amministrazione. |