Le società in house devono osservare le regole dell’evidenza pubblica

27 Giugno 2016

Le società in house sono tenute ad osservare le regole dell'evidenza pubblica per il sub-affidamento del servizio. Ciò vale anche per la selezione del partner privato ove vogliano sub-affidare ad una società mista parte del servizio da esse erogato. Non è soggetta, invece, alle regole dell'evidenza pubblica la società mista nell'ipotesi in cui, posta in liquidazione, voglia cedere l'azienda direttamente, senza gara, al socio privato: si tratta, invero, non già di una vendita di asset pubblici, ma di una mera ripartizione tra soci dei beni della società.

La pronuncia in commento definisce l'ambito soggettivo di applicazione delle regole dell'evidenza pubblica. Nella specie, afferma che le società in house – che in termini sostanziali si configurano come organi dell'amministrazione controllante – sono tenute ad osservare, per il sub-affidamento del servizio, le regole dell'evidenza pubblica. Secondo il TAR, invero, ove si ammettesse la possibilità per l'affidatario in house di sub-affidare appalti di lavori, servizi e forniture a terzi senza l'espletamento di una gara, si aggirerebbe il divieto degli affidamenti diretti, consentiti, invece, solo nel caso in cui ricorrano le strette condizioni previste per gli affidamenti in house.

Alla luce di quanto esposto, nell'ipotesi in cui la società in house voglia affidare parte dei servizi da essa erogati a una costituenda società partecipata anche da terzi, la selezione del partner privato dovrebbe avvenire secondo le regole dell'evidenza pubblica.

Il Collegio, poi, si pronuncia sulla legittimità dell'affidamento diretto al socio privato del complesso dei beni aziendali della società mista posta in liquidazione. In particolare, la sentenza prende posizione in ordine alla legittimità della deliberazione con cui l'ente controllante autorizzi la società in house a procedere alla liquidazione della società mista – partecipata dalla società in house e dal socio privato – attraverso la cessione diretta dell'azienda al socio privato. Osserva il TAR che la ripartizione dei beni aziendali all'esito del procedimento di liquidazione non contrasta con le regole in materia di evidenza pubblica, giacché riguarda beni che appartengono non ai singoli soci, ma alla società in liquidazione: l'operazione societaria a valle dell'autorizzazione accordata dall'amministrazione controllante si configura quindi non già come una vendita di asset pubblici, bensì, come una mera ripartizione tra soci dei beni di una società per azioni, disciplinata dal codice civile.

Oltretutto, precisa il Collegio, anche se tra i beni aziendali figurano le autorizzazioni all'esercizio di attività di trasporto rilasciate alla società mista in liquidazione, ciò non comporta l'automatico trasferimento, in capo al cessionario, del servizio pubblico originariamente sub-affidato alla società mista.

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