Revoca dell’aggiudicazione e responsabilità della pubblica amministrazione

Roberto Fusco
29 Aprile 2016

In caso di revoca dell'aggiudicazione definitiva di una gara prima della stipula del contratto possono configurarsi due diverse tipologie di responsabilità per la pubblica amministrazione: una responsabilità precontrattuale, avente ad oggetto i danni derivanti dalla perdita di tempo e risorse che potenzialmente potevano essere destinate al conseguimento di analoghe occasioni favorevoli; e una responsabilità derivante dalla perdita dell'aggiudicazione, avente ad oggetto i danni connessi al mancato conseguimento delle utilità economiche derivanti dall'esecuzione dell'appalto.

Il caso di specie riguarda la revoca di un'aggiudicazione definitiva di una procedura di gara bandita da un'amministrazione comunale per l'affidamento del servizio di assistenza scolastica per alunni diversamente abili antecedentemente alla stipula del contratto. La ditta risultata aggiudicataria, quindi, ha impugnato la predetta revoca richiedendo anche la condanna del Comune resistente al risarcimento del danno per responsabilità precontrattuale.

Secondo il Collegio la parte ricorrente ha richiesto in giudizio solo la ripetizione dei danni derivanti dalla responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione, il cui bene della vita consiste nel non essere coinvolta in trattative inutili che siano causa di perdite patrimoniali e motivo di mancate ulteriori occasioni di guadagno (cd. interesse negativo). Concretamente, quindi, a titolo di responsabilità precontrattuale possono essere risarcite sia le spese sostenute, sia i mancati guadagni per analoghe occasioni perse a causa della partecipazione alla gara.

Non risulta invece proposta in giudizio la diversa domanda volta ad ottenere il risarcimento del danno derivante dalla perdita dell'aggiudicazione. Il bene della vita di tale responsabilità consiste nel mantenere l'aggiudicazione conseguendo gli utili derivanti dall'esecuzione del contratto (cd. interesse positivo). In tale evenienza, la parte ricorrente avrebbe potuto chiedere il pagamento di una somma pari al valore dell'utile che avrebbe conseguito dalla esecuzione dell'appalto, e cioè, equitativamente, pari al 10% della base d'asta.

Mentre nel caso del risarcimento derivante dalla perdita dell'aggiudicazione l'illegittimità del provvedimento di revoca è condizione necessaria per ottenere il ristoro, tale illegittimità non è necessaria per la sussistenza della responsabilità precontrattuale la quale deriva dalla violazione delle regole comuni che attengono al “comportamento” precontrattuale dell'amministrazione (Cons. St., Ad. plen., 5 settembre 2005, n. 6).

Nella controversia in questione, quindi, l'esame dei profili di illegittimità del provvedimento di revoca (seppur svolto dal Collegio per “esigenze di completezza”) si rivela superfluo in quanto non propedeutico alla concessione del ristoro richiesto dalla parte, che attiene alla responsabilità precontrattuale e che viene limitato alle spese vive di partecipazione alla gara (liquidate in via equitativa), non essendo stata allegata alcuna prova di occasioni di guadagno vanificate dalla partecipazione alla gara in oggetto.

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