Il giudice amministrativo può dichiarare d'ufficio inefficace il contratto?

30 Marzo 2016

Il Giudice che annulla l'atto di aggiudicazione deve, pur in assenza di una specifica domanda di parte, pronunciarsi anche sull'efficacia del contratto medio tempore stipulato tra il controinteressato e l'Amministrazione resistente. Il Giudice adito sarebbe, dunque, intestatario di un potere officioso che gli impone, accertata l'illegittimità dell'aggiudicazione, di decidere sulle sorti del contratto posto in essere sulla base di essa. E ciò a prescindere dalla formulazione, da parte del ricorrente, di una specifica domanda in tal senso.

Richiamando “per relationem” quanto già diffusamente sottolineato in un proprio precedente del 2014 (TAR Piemonte, Sez. II, 24 novembre 2014, n. 1906), il TAR Piemonte ribadisce con la sentenza in esame la propria convinzione secondo cui dall'accertamento dell'illegittimità dell'aggiudicazione consegue de plano l'obbligo, in capo al Giudice adito, di pronunciarsi anche sugli effetti che tale illegittimità produce sul contratto stipulato nelle more del giudizio tra l'aggiudicatario e l'Amministrazione. E il tutto a prescindere dalla formulazione di una esplicita domanda in tal senso da parte del ricorrente.

Dunque, secondo l'impostazione seguita nella pronuncia in commento, la declaratoria di inefficacia del contratto può essere disposta ex officio anche in assenza di una rituale domanda del ricorrente, costituendo «la questione relativa alla sorte del contratto a seguito dell'annullamento dell'aggiudicazione (…) oggetto di poteri officiosi» che il Giudice amministrativo è tenuto, in ogni caso, ad esercitare.

Così giudicando il TAR Piemonte assume una posizione antitetica rispetto a quella seguita dalla prevalente giurisprudenza che, viceversa, ha condivisibilmente avuto modo di chiarire che l'inefficacia del contratto può essere disposta esclusivamente su impulso di parte.

Detta impostazione, del resto, oltre ad essere del tutto coerente con la regola generale secondo la quale «nel processo amministrativo debba darsi al ricorrente vittorioso tutto quello e soltanto quello che abbia richiesto» (Cons. St., Ad. plen., 13 aprile 2015, n. 4), trova altresì conferma testuale nello stesso art. 122 cod. proc. amm. Tale norma, infatti, com'è stato puntualmente giudicato, «allorché fa dipendere la possibilità di una dichiarazione di inefficacia del contratto (…) dalla circostanza che “la domanda di subentrare sia stata proposta”, postula la proposizione al fine indicato di una domanda giudiziale vera e propria» (Cons. St., Sez. V, 28 febbraio 2012, n. 1154 in termini si vedano tra le tante: Cons. St., Sez. III, 25 giugno 2013, n. 3437; TAR Puglia, Bari, Sez. I, 5 luglio 2011, n. 1014; TAR Lazio, Roma, Sez. II, 4 gennaio 2016, n. 2).

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