La non veridicità delle dichiarazioni irrilevanti non intacca l’aggiudicazione secondo il criterio del prezzo più basso

23 Ottobre 2017

L'art. 75, d.P.R. n. 445 del 2000, nel comminare la decadenza del dichiarante dai benefici eventualmente conseguiti sulla base della dichiarazione non veritiera (ivi compresa l'aggiudicazione) non trova applicazione ogniqualvolta la dichiarazione tacciata di falsità non sia risultata necessaria ai fini della partecipazione alla gara. L'orientamento giurisprudenziale secondo cui la veridicità delle dichiarazioni rese in gara costituisce un valore in sé, tale da giustificare l'esclusione del concorrente a prescindere dal contenuto intrinseco della circostanza falsamente dichiarata, non trova infatti spazio a fronte di dichiarazioni irrilevanti ai fini della partecipazione.

La fattispecie. Una società a responsabilità limitata partecipava a una procedura telematica indetta da un ente locale per l'affidamento biennale dei servizi di medico competente e di sorveglianza sanitaria dei propri lavoratori, da aggiudicarsi secondo il criterio del prezzo più basso.

Ai fini della partecipazione la lettera di invito richiedeva, come requisito di capacità tecnico-professionale, l'avere effettuato nell'ultimo triennio almeno due esperienze lavorative professionali nei confronti di pubbliche amministrazioni.

La ricorrente, avendo dichiarato di aver svolto nel triennio di riferimento servizi analoghi presso cinque enti pubblici differenti, risultava la più competitiva e veniva proposta per l'aggiudicazione.

Tuttavia, a seguito della verifica delle dichiarazioni rese in gara, il seggio di gara disponeva la revoca della proposta di aggiudicazione in ragione dell'accertata mancata conferma di uno dei suddetti servizi dichiarati.

Il citato provvedimento di revoca - nonché, in via derivata, anche quello di conseguente aggiudicazione della gara ad altra partecipante - venivano impugnati dall'interessata che ne deduceva l'illegittimità deducendo che l'erronea dichiarazione contenuta nella offerta non aveva, invero, in alcun modo alterato l'esito della procedura, né l'aveva altrimenti avvantaggiata, considerato, da un lato, che possedeva comunque il requisito partecipativo richiesto dalla lex specialis pur prescindendo dall'esperienza professionale erroneamente dichiarata per mera svista; dall'altro, che si trattava di selezione da aggiudicarsi secondo il criterio del prezzo più basso, per cui l'aver svolto servizi eccedenti il numero minimo richiesto non aveva assunto alcuna rilevanza ai fini dell'aggiudicazione.

Nelle gare di appalto da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso è irrilevante la falsità dei requisiti partecipativi di natura tecnica eccedenti il minimo richiesto. Il percorso argomentativo sostenuto dal ricorrente viene ritenuto convincente dal Tar adito che, ritenuta eccessivamente rigorosa la scelta operata dalla stazione appaltante, afferma il principio per cui l'art. 75 d.P.R. n. 445 del 2000, nel comminare la decadenza del dichiarante dai benefici eventualmente conseguiti sulla base della dichiarazione non veritiera, non trova applicazione allorquando la dichiarazione tacciata di falsità non sia necessaria ai fini della partecipazione alla gara posto che - come già in più occasioni affermato dalla giurisprudenza ammnistrativa - in tale ipotesi viene meno quella stretta correlazione tra il beneficio (l'aggiudicazione) e la dichiarazione, che impone di rilevare la falsità di quest'ultima (cfr. ex multis Cons. St., Sez. V, 1 agosto 2016, n. 3446; Cons. St,., Sez. III, 17 novembre 2015, n. 5240).

L'assunto secondo cui la veridicità delle dichiarazioni rese in gara costituisca un valore in sé, tale da giustificare l'esclusione del concorrente a prescindere dal contenuto intrinseco della circostanza falsamente dichiarata, non trova infatti spazio a fronte di dichiarazioni irrilevanti ai fini della partecipazione.

Queste invero non soltanto sono inidonee ad arrecare indebiti vantaggi al dichiarante, ma neppure necessitano - per legittimare la partecipazione alla gara - di essere classificate come falso “innocuo” (categoria rifiutata dalla giurisprudenza prevalente in materia), proprio perché estranee all'ambito delle dichiarazioni richieste a pena di esclusione (Cons. Stato, Sez. V, 5 maggio 2016 n. 1812).

A conclusioni non diverse, infine, induce la lettura dell'art. 80, comma 5, lett. f-bis) d.lgs. n. 50 del 2016 che va ragionevolmente inteso nel senso di riferire la falsità determinante l'esclusione alle sole dichiarazioni necessarie ai fini della partecipazione, e non anche a quelle del tutto irrilevanti allo scopo, con la conseguenza che una eventuale clausola escludente della lex specialis che disponesse in senso diverso non potrebbe che essere dichiarata nulla per violazione del principio di tassatività oggi sancito dall'art. 83, comma 8, d.lgs. n. 50 del 2016.

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