Inammissibile l’opposizione a decreto penale di condanna presentata via PEC

Redazione scientifica
17 Novembre 2017

Secondo la Cassazione, in assenza di un'esplicita normativa in materia, l'opposizione a decreto penale di condanna non può essere trasmessa dalla parte via PEC.

Il caso. Il Tribunale di Macerata ha dichiarato inammissibile l'opposizione a decreto penale di condanna inviata tramite PEC alla Cancelleria. Avverso tale provvedimento l'imputato ha presentato ricorso per Cassazione, sostenendo che, posta la natura impugnatoria dell'atto di opposizione, sono per essa utilizzabili tutte le forme di trasmissione previste dagli artt. 582 e 583 c.p.p., tra cui il servizio postale e, quindi, anche la PEC che presenta il medesimo valore legale di una raccomandata con ricevuta di ritorno.

La parte privata nel processo penale non può trasmettere i propri atti via PEC. La Suprema Corte riconosce che ai sensi del D.P.R. n. 68/2005 il valore legale della Posta Elettronica Certificata è equiparato a quello della raccomandata con ricevuta di ritorno, forma con la quale può essere pacificamente notificata l'opposizione a decreto penale di condanna. Tuttavia, nel processo penale, a differenza di quanto accade nel processo civile, manca una norma che consenta l'inoltro in via telematica degli atti di parte.

Alla parte imputata, quindi, non è consentito l'uso di mezzi informatici per la trasmissione dei propri atti ad altre parti né per il deposito presso gli uffici, restando l'uso della PEC riservato alla sola Cancelleria per le comunicazioni richieste dal PM ex art. 151 c.p.p. e per le notificazioni e gli avvisi ai difensori disposte dall'Autorità giudiziaria. L'inesistenza, nel processo penale, di un fascicolo telematico quale strumento di ricezione e raccolta in tempo reale degli atti, accessibile e consultabile da tutte le parti, rende l'atto depositato a mezzo PEC di fatto anch'esso inesistente in quanto necessita, per essere visibile in concreto, dell'attività di stampa da parte della Cancelleria. Allo stato deve quindi ritenersi che i difensori delle parti private possano assumere, quanto all'uso del sistema telematico, solo la posizione di soggetti destinatari delle comunicazioni ma mai di soggetti agenti.

Il ricorso deve, pertanto, essere dichiarato inammissibile.

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