Le Sezioni Unite bocciano l'usura sopravvenuta nei mutui

11 Gennaio 2018

Allorché il tasso degli interessi concordato tra mutuante e mutuatario superi, nel corso dello svolgimento del rapporto, la soglia dell'usura come determinata in base alle disposizioni della L. n. 108/1996, non si verifica la nullità o l'inefficacia della clausola contrattuale di determinazione del tasso degli interessi....
Massima

Allorché il tasso degli interessi concordato tra mutuante e mutuatario superi, nel corso dello svolgimento del rapporto, la soglia dell'usura come determinata in base alle disposizioni della L. n. 108/1996, non si verifica la nullità o l'inefficacia della clausola contrattuale di determinazione del tasso degli interessi stipulata anteriormente all'entrata in vigore della predetta legge, o della clausola stipulata successivamente per un tasso non eccedente tale soglia quale risultante al momento della stipula.

Il caso

La questione affrontata dalle Sezioni Unite riguarda i mutui stipulati prima dell'entrata in vigore della L. n. 108/1996, in cui gli interessi pattuiti, a seguito della sopraggiunta introduzione del tasso-soglia nel corso del rapporto, si attestano al di sopra dello stesso; occorre però avvertire che il principio di diritto enunciato dalla Cassazione interessa anche (e soprattutto) i mutui stipulati successivamente alla normativa antiusura, in cui il tasso originariamente pattuito si collochi successivamente oltre il tasso-soglia di periodo.

Le questioni

Intorno agli anni 2000 alcune pronunce della Cassazione hanno prospettato una sorta di ‘usurarietà sopravvenuta‘, estendendo l'applicabilità della normativa sull'usura introdotta dalla L. n. 108/1996 anche ai contratti pendenti alla data di entrata in vigore della suddetta legge, ma non ancora estinti (Cass. nn. 1126, 5286 e 14899 del 2000).

Per contrastare le preoccupanti conseguenze economiche (per il sistema bancario) di un siffatto approccio, il legislatore è intervenuto con la L. n. 24/2001, di interpretazione autentica della L. 108/1996, stabilendo che: “ai fini dell'applicazione dell'art. 644 c.p. e dell'art. 1815 c.c., 2° comma, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento” (art. 1, comma 1). Il testuale riferimento normativo, rinviando al momento della promessa o convenzione dell'interesse, esclude qualunque rilevanza, ai fini dell'applicazione delle disposizioni recate dagli artt. 644 c.p. e 1815, comma 2, c.c., del momento del pagamento degli interessi, quand'anche al di sopra del tasso-soglia di periodo.

Secondo un primo orientamento, parrebbero escludere l'usura c.d. sopravvenuta la circostanza che a) nelle Istruzioni di Banca d'Italia per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull'usura, nei mutui il TEGM è rilevato nel momento della conclusione del contratto (“nuovi rapporti di finanziamento accesi nel periodo di riferimento") - quindi concorre alla definizione del TEGM l'interesse pattuito/convenuto non quello praticato/pagato - nonché b) il rilievo che nei mutui a tasso fisso ammettere la configurabilità dell'usura sopravvenuta costituirebbe motivo di grave instabilità con riferimento ai finanziamenti pattuiti ad un tasso di interesse fisso divenuto poi inferiore al tasso-soglia sopravvenuto (specie laddove si fosse tenuti a ridurre gli interessi pattuiti in misura pari al tasso-soglia, che risulterebbe inferiore a quello concordato).

È valorizzato, da quest'indirizzo, il dato testuale dell'art. 1 D.L. n. 394/2000 ed in particolare la locuzione "indipendentemente dal loro pagamento" (riferita agli interessi pattuiti). La legittimità iniziale del tasso convenzionalmente pattuito spiega la sua efficacia per tutta la durata del contratto nonostante l'eventuale sopravvenuta disposizione imperativa che per una frazione o per tutta la durata del contratto successiva al suo sorgere ne rilevi la natura usuraria a partire da quel momento in poi. Insomma, secondo i fautori di questo indirizzo rileva il dato letterale della legge di interpretazione autentica della L. 108/1996 (v. art. 1, comma 1, L. 24/2001), dal quale si ricava che ai fini della configurabilità dell'usura, il momento decisivo e determinante è quello della pattuizione negoziale, in cui l'interesse è 'fotografato' una volta per sempre, senza che modifiche esterne sopravvenute possano incidere sulla situazione sebbene rilevino sul rapporto ancora in essere (Cass. n. 8442/2002; Cass. n. 10032/2004; Cass. n. 4092/2005; Cass. n. 4093/2005; Cass. n. 6550/2013; Cass. n. 602 e n. 603 del 2013).

Di opposto tenore sono le conclusioni di altri giudici di legittimità, secondo cui le norme che prevedono la nullità dei patti contrattuali che determinano la misura degli interessi in tassi così elevati da raggiungere la soglia dell'usura (introdotte con l'art. 4 1. n. 108/1996), pur non essendo retroattive, comportano l'inefficacia ex nunc delle clausole dei contratti conclusi prima della loro entrata in vigore sulla base del semplice rilievo, operabile anche d'ufficio dal giudice, che il rapporto giuridico, a tale momento, non si era ancora esaurito.

Secondo questo diverso angolo di visuale, i principi di solidarietà e buona fede impongono di considerare le variazioni di tasso del mercato in corso di rapporto. In particolare, è rivendicato il ruolo centrale della buona fede, secondo cui avveratosi lo scenario di una discesa notevole e costante dei tassi di mercato non corrisponde al principio di solidarietà il non chiamare il prenditore a partecipare del vantaggio economico conseguente. È rilevato, infatti, che nel piuttosto ampio margine di differenza tra il tasso medio ed il tasso soglia vi è spazio per trasferire al prenditore i vantaggi derivanti dalla discesa dei tassi senza grave sacrificio del prestatore (cfr. anche Collegio coordinamento ABF n. 77/2014).

Ad ulteriore sostegno dell'orientamento che ammette l'usura sopravvenuta è altresì abitualmente osservato che “l'obbligazione di interessi non si esaurisce in una sola prestazione, concretandosi in una serie di prestazioni successive” e che un contratto di durata valido non può generare nel corso del suo svolgimento effetti che siano vietati da una norma imperativa (Cass. n. 8742/2001; Cass. n. 13868/2002; Cass. n. 17813/2002; Cass. n. 4380/2003; Cass. n. 5004/2005; Cass. n. 6514/2007; Cass. n. 26499/2009; Cass. n. 22204/2013; Cass., n. 801/2016).

Le soluzioni giuridiche

Le Sezioni Unite della Cassazione, con la decisione in commento, hanno risolto il contrasto giurisprudenziale privilegiando il primo degli orientamenti surriferiti, che nega la configurabilità dell'usura sopravvenuta, essendo il giudice vincolato all'interpretazione autentica degli artt. 644 c.p. e 1815, comma 2, c.c., come modificati dalla l. n. 108/1996 (rispettivamente all'art. 1 e all'art. 4), imposta dall'art. 1, comma 1, d.l. n. 394 del 2000: "ai fini dell'applicazione dell'art. 644 c.p. e dell'art. 1815 c.c., 2° comma, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento".

Di seguito il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite: «Allorché il tasso degli interessi concordato tra mutuante e mutuatario superi, nel corso dello svolgimento del rapporto, la soglia dell'usura come determinata in base alle disposizioni della legge n. 108 del 1996, non si verifica la nullità o l'inefficacia della clausola contrattuale di determinazione del tasso degli interessi stipulata anteriormente all'entrata in vigore della predetta legge, o della clausola stipulata successivamente per un tasso non eccedente tale soglia quale risultante al momento della stipula".

La Cassazione ha altresì rilevato che la violazione del canone di buona fede non è riscontrabile nell'esercizio in sé considerato dei diritti scaturenti dal contratto, ma nelle particolari modalità di tale esercizio in concreto, che siano appunto scorrette in relazione alle circostanze del caso: "in questo senso può allora affermarsi che, in presenza di particolari modalità o circostanze, anche la pretesa di interessi divenuti superiori al tasso soglia in epoca successiva alla loro pattuizione potrebbe dirsi scorretta ai sensi dell'art. 1375 cod. civ.; ma va escluso che sia da qualificare scorretta la pretesa in sé di quegli interessi, corrispondente a un diritto validamente riconosciuto dal contratto". Pertanto, "la pretesa del mutuante di riscuotere gli interessi secondo il tasso validamente concordato [non] può essere qualificata, per il solo fatto del sopraggiunto superamento di tale soglia, contraria al dovere di buona fede nell'esecuzione del contratto".

Osservazioni

Non appare scontata l'applicazione del principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite in materia di usura sopravvenuta a forme di finanziamento diverse dal mutuo, in cui, come detto, il TEGM è rilevato - dalle vigenti Istruzioni Bankitalia per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi - relativamente ai nuovi contratti stipulati nel trimestre (interesse 'pattuito'). In particolare, resta da verificare come nelle aperture di credito in conto corrente - in cui il TEGM è rilevato da Bankitalia avuto riguardo a "tutti i rapporti di finanziamento intrattenuti nel trimestre di riferimento" (interesse 'praticato') - possa essere proficuamente applicata la soluzione fornita dalle Sezioni Unite al problema dell'usura sopravvenuta nei mutui.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.